Politica
marzo, 2013

Disgelo in Vaticano

Prima messa del pontificato per Bergoglio. Che però ha già fatto un 'miracolo', ricucendo lo strappo con la chiesa d'Oriente. E portando a San Pietro per l'occasione alcuni dei suoi esponenti di punta

Alla messa d'inizio del pontificato di Benedetto XVI non presenziò nessuno tra i capi supremi delle Chiese ortodosse. Vi assistettero soltanto dei delegati. Sul nuovo papa pesavano gli effetti del gelo nelle relazioni con l'Oriente e soprattutto con Mosca sopravvenuto durante il pontificato di Giovanni Paolo II.

Questa volta invece, grazie ai frutti dell'azione ecumenica di papa Joseph Ratzinger, arriveranno a Roma, per la messa di martedì 19 marzo, i capi supremi di almeno due Chiese ortodosse, oltre ai delegati di tutte le altre.

Il primo sarà il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo. Per capire la novità della sua presenza, segno di volontà di comunione col nuovo vescovo di Roma, basti pensare che è la prima volta che ciò accade dopo lo scisma tra Roma e l'Oriente scattato nel 1054.

Assieme a Bartolomeo arriveranno a Roma il metropolita di Pergamo Ioannis Zizioulas, copresidente della commissione mista per l'unità tra cattolici o ortodossi, il metropolita ortodosso dell'Argentina Tarassios e il metropolita per l'Italia Gennadios.

Il secondo sarà il metropolita Tikhon, capo della Chiesa ortodossa d'America.

Invece il patriarca di Mosca, Kirill, non verrà a Roma. Ma ci sarà il numero due della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, responsabile del dipartimento per le relazioni esterne.

Il metropolita Hilarion, dopo l'elezione a papa di Jorge Mario Bergoglio, gli ha inviato un messaggio nel quale gli riconosce grandi meriti nell'aver promosso l'ecumenismo in Argentina, e in particolare nell'aver stabilito "buone e fruttuose relazioni con la locale comunità russa ortodossa".

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