500 mila euro al giorno: è la sanzione Ue che arriverà se la Campania continuerà a esportare la spazzatura in Olanda invece di smaltirla in proprio

"Cornuti e mazziati", si dice da quelle parti. Dopo 20 anni di emergenza, dopo essere stati costretti a convivere a lungo con montagne di monnezza in mezzo alle strade, i napoletani pagano la Tarsu più alta al mondo. Ed ora, come tutti gli altri contribuenti della Campania, rischiano di doversi fare carico, a breve, anche del peso della sanzione da 500 mila euro al giorno minacciata dalla Commissione europea per il protrarsi della stessa emergenza, dopo la condanna già sancita dalla Corte di giustizia dell'Ue nel marzo 2010.

Già, perché alla fine di gennaio del 2012, il ministro dell'Ambiente Corrado Clini aveva ottenuto dal suo omologo di Bruxelles, Janez Potocnick, una moratoria in virtù del piano regionale rifiuti approvato dopo oltre 15 anni d'attesa, e dell'impegno a realizzare in tempi strettissimi una serie di discariche in grado di garantire respiro nella fase di transizione.

Ma a distanza di 15 mesi non è stata ancora avviata la costruzione di nemmeno uno dei nuovi impianti contemplati dal piano. In particolare, a causa dell'ostracismo del sindaco De Magistris, il termovalorizzatore di Napoli Est sembra finito su un binario morto. Ed anche le discariche sono ancora al palo, quantunque dall'aprile del 2011 siano di competenza di un commissario ad acta.

Fino a giugno scorso era il viceprefetto Annunziato Vardé, che poi ha lasciato l'incarico per assumere quello di commissario prefettizio ad Isernia: "Meditavo da tempo le dimissioni - spiegò all'epoca Vardé al Corriere del Mezzogiorno - e le ho formalizzate. Speravo di fare altre cose, ma mi è stato impedito dalle fortissime resistenze sul territorio. Non è stato possibile neppure effettuare le indagini tecniche preliminari all'interno del sito di Castagnaro. E lo stesso sarebbe accaduto, ne sono certissimo, per gli altri cinque siti che avevo individuato. Ce l'ho messa tutta, non ho lasciato nulla di intentato. Ma contavo su un sostegno pieno da parte della Regione e della Provincia". Sostegno pieno che, evidentemente, gli era venuto a mancare. Soprattutto, da parte della Provincia guidata dal deputato del Pdl Luigi Cesaro.

In pratica, se l'emergenza non è ancora riesplosa è solo grazie ai conferimenti fuori regione: circa 550 mila tonnellate nel 2012, e già 180 mila nei primi tre mesi del 2013, con una previsione di almeno 600 mila per la fine dell'anno.

Ed illuminante è il fatto che la Sapna (la controllata della Provincia di Napoli che si occupa del ciclo integrato dei rifiuti) dopo aver affidato a dicembre un appalto che conferma per 18 mesi il trasferimento via mare dei rifiuti in Olanda, si appresti a promuovere un nuovo bando di gara che prevede di smaltire negli inceneritori olandesi altre 120 mila tonnellate entro i prossimi quattro anni. Come a dire che, prendendo atto dello stallo, le misure straordinarie adottate per far fronte all'emergenza divengono ordinarie.

"In realtà - obietta l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano - negli ultimi 12 mesi il sistema dei rifiuti in Campania ha compiuto enormi passi in avanti. Nel 2012 abbiamo raggiunto il 45% di differenziata ed entro la fine del 2013 conseguiremo l'obiettivo del 50% che ci eravamo prefissati col piano. Inoltre, abbiamo drasticamente ridotto i rifiuti indifferenziati, passati dai quasi 2 milioni del 2009, a 1 milione 430 mila tonnellate nel 2012. E per la fine dell'anno scenderemo ancora, fino ad 1 milione 350 mila tonnellate. Ma per essere autosufficienti, abbiamo bisogno di altri due termovalorizzatori oltre a quello di Acerra (600 mila tonnellate), che lavora a pieno regime. Quello di Salerno (300 mila tonnellate) è in corso di realizzazione. Invece, a causa dell'ostruzionismo dell'amministrazione comunale, la gara dell'impianto previsto a Napoli Est (400 mila tonnellate) non si è potuta aggiudicare".

Le accuse dell'assessore sembrano trovare riscontro nella relazione finale del commissario ad acta per l'espletamento della procedura, il professor Alberto Carotenuto: "Nella seduta n. 11 del dialogo competitivo - si legge nel documento - l'Ati (costituita da A2A, Cnim ed Eureca, ndr) ha formalmente consegnato un elaborato preliminare in cui era evidenziata la richiesta di un finanziamento agevolato pari ad almeno 1/3 del valore dell'impianto (150 milioni di euro). L'Ati rappresentava che tale richiesta era correlata agli elevati profili di rischio, derivanti principalmente dal contesto ambientale ed istituzionale, che rendono difficilmente 'bancabile' l'iniziativa".

Carotenuto aveva chiesto un parere all'Avvocatura dello Stato, che ha sottolineato come tale finanziamento agevolato avrebbe comportato "un mutamento nelle regole del bando", e quindi "una violazione della par condicio". Per cui il commissario il 27 febbraio ha dichiarato conclusa la procedura senza aggiudicazione.

"E' evidente - osserva l'assessore Romano - che nessuno realizzerebbe un investimento da 450 milioni di euro con la consapevolezza di avere un nemico nell'amministrazione locale, in grado di frapporre ostacoli di ogni genere lungo il percorso. Quello di De Magistris è un veto ideologico, privo ogni fondamento scientifico, visto che i termovalorizzatori rappresentano la soluzione adottata da tutti i Paesi europei per smaltire i rifiuti non riciclabili, producendo energia. Si tratta di impianti ultrasicuri, che non presentano alcun pericolo per la salute. E per questo sono collocati in pieno centro abitato nelle principali città. Anzi, per togliere argomenti agli allarmisti, è il caso di ricordare che nel 2001 i 66 inceneritori tedeschi, tutti assieme, emettevano solo 0.5 grammi di diossine: oggi, con le nuove tecnologie, assai meno. L'unica alternativa possibile sarebbero le discariche, che consumano la risorsa suolo, sempre più limitata, e pongono le comunità in perenne rischio di emergenza. Per questo dico che osteggiare i termovalorizzatori significa favorire la camorra, che lucra nelle situazioni di emergenza". Ma Romano punta l'indice soprattutto sulle "conseguenze per i cittadini napoletani, che dopo aver convissuto per 20 anni con le montagne di rifiuti, già pagano la Tarsu più alta al mondo: perché oltre al danno, subirebbero anche la beffa di doversi far carico, inevitabilmente, del peso della sanzione, se davvero la Commissione europea dovesse comminarla. Senza contare - conclude - che allo stato il sistema regge grazie al conferimento di circa 600 mila tonnellate all'anno fuori regione: e a maggio incombe una sentenza del Consiglio di Stato che potrebbe bloccare tutto, facendoci precipitare di nuovo nel caos".

Intanto, però, qualche buona notizia sembra venire sul fronte delle discariche. Il nuovo commissario, il viceprefetto Raffaele Ruberto, nominato dal governatore Caldoro al posto del dimissionario Vardè, pare abbia individuato almeno tre siti idonei in provincia di Napoli: uno in città, uno a Giugliano ed uno a Sant'Anastasia. "Si tratta di tre cave dismesse - rivela l'assessore provinciale all'Ambiente, Giuseppe Caliendo - che diventerebbero oggetto di una ricomposizione ambientale. Non vi si sverserebbe 'tal quale', ma biostabilizzato (codice Cer 19.05.03, ndr), ottenuto attraverso una rifunzionalizzazione degli impianti Stir. Tuttavia, l'obiettivo a cui stiamo lavorando è quello della filiera corta: i rifiuti devono viaggiare il meno possibile. Suddivideremo il territorio provinciale in sette aree omogenee, ognuna delle quali dovrà avere il proprio impianto di smaltimento".

Resta da vedere se questi progressi basteranno a convincere il commissario Potocnick. In caso contrario, la prospettiva è quella sanzione, cui si aggiungerebbe un nuovo deferimento alla Corte di giustizia europea.