Attualità
15 maggio, 2013

OffshoreLeaks, primo arresto

In cella per tangenti Prevosti, padrone del marchio Brummel di abbigliamento per bambini. Era citato nel database sui paradisi fiscali. Che contiene altri personaggi finiti sotto inchiesta

Una tangente da 500 mila euro per uno spazio commerciale destinato al colosso dell’abbigliamento per bambini Brummel. Succede ad una manciata di chilometri da Milano, a Trezzano sul Naviglio, dove la Direzione investigativa antimafia ha arrestato per associazione a delinquere, corruzione e false fatture due assessori comunali, il comandante dei vigili urbani, il responsabile comunale dell’edilizia e tutti i mediatori dell’operazione, compreso un commercialista e il coordinatore locale del Pdl.

Una banda di dieci spregiudicati affaristi disposti a spostare l’asilo locale per far posto al “Parco Commerciale” da 2.500 metri quadrati targato Brummel, senza autorizzazioni nè passaggi legislativi, semplicemente forzando regolamenti con mazzette a tutti i livelli per “garantire una copertura globale ai privati corruttori”, scrivono i pm Paolo Storari e Laura Pedio.

Al centro della modifica urbanistica assecondare le richieste di Mr Brummel: Giuseppe Prevosti, presidente del gruppo che produce 8 milioni di capi all’anno grazie a centinaia di punti vendita con i marchi Brums, Bimbus, Mek e 500 Kids Collection. Il varesino Prevosti è l'erede di una dinastia imprenditoriale che ha costruito la sua fortuna con la produzione in conto terzi di eskimo e poi di loden, capi simbolo degli anni Settanta.

L’imprenditore è anche uno dei duecento italiani che “l’Espresso” ha raccontato nell’inchiesta diventata famosa come OffshoreLeaks: il database individuato grazie al lavoro di “The International Consortium of Investigative Journalists” (Icij) di Washington, il network che ha permesso di unire 86 giornalisti investigativi di 46 Paesi, appartenenti a 38 testate.

Nella lista Giuseppe Prevosti, 67 anni, presidente del gruppo con nel Varesotto spunta come titolare della Ever Race Investments, che batte bandiera delle British Virgin Islands, nel mar delle Antille. Il nome Ever Race sembra rimandare alla passione dell'imprenditore per le auto d'epoca, collezionate in gran numero.

A ben guardare però si trovano tracce della famiglia Prevosti anche in un altro paradiso fiscale. Il capitale sociale della holding Preca Brummel risulta infatti intestato alla finanziaria Sodeco Lux, con base in Lussemburgo. Affari in paesi dai sistemi finanziari opachi e corruzione tutta italiana per Prevosti che ieri sera è stato fermato in Svizzera. Non è la prima volta che l’inchiesta OffshoreLeaks interseca le indagini della Magistratura italiana. Nel gigantesco archivio sono spuntati anche i nomi di due fratelli catanesi: Francesco e Fabrizio Barbarino, che a partire dal 2004 creano alle British Virgin Islands due offshore: “Aragon Invesmment.s Int. Ltd” e “Titan Holdings Int.Ltd”. Chi ne cura le procedure di registrazione è la Netcorp.com Corporation, con sede in Canada. Francesco e Fabrizio si alternano nei ruoli di azionisti, amministratori o segretario. Recentemente le cronache li hanno visti coinvolti nell’”operazione Cherubino”, che aveva preso di mira alcuni componenti della famiglia mafiosa D’Emanuele, arrestati nel 2010 e accusati di far parte del clan catanese Santapaola. I due fratelli sono stati coinvolti perché sospettati di aver riciclato oltre due milioni di euro “in territorio estero”, come si legge in un rapporto della Dia di Catania del 2008. Ma la loro posizione è stata poi archiviata.

Nella documentazione delle Isole Vergini restano richiami alle due offshore nella corrispondenza dei gestori, con mail che rimbalzano tra il Michigan e la Florida. Volevano il salto di qualità oppure stabilire una testa di ponte in posti esotici senza lasciare tracce?

L’ombra della malavita spunta anche su un altro imprenditore italiano con la passione per i trust oltreconfine: Matteo Salzillo, di Marcianise (Caserta), è associato insieme ad Antonio Caruso, di Nocera Inferiore (Salerno) nella “Digital Choice Group Limited” costituita nelle Isole Vergini. Entrambi ne sono amministratori, ma anche azionisti.

In Campania Salzillo si occupa di commercio all’ingrosso di elettrodomestici ed elettronica, soprattutto apparati audio e video, con quattro società diverse. Oggi, tra fallimenti e chiusure, resiste solo la Samy Import Export srl. Salzillo è finito in un’inchiesta del 2007 della procura di Napoli: l’“operazione Tarantola”, condotta dalla Guardia di Finanza che contestava un giro di affari illegale da 75 milioni di euro. Per gli inquirenti si trattava di un’organizzazione dedita alla contraffazione su grandissima scala di cd e dvd, con ramificazioni in tutto il Paese all’estero. Salzillo se l’è però cavata. Posto prima agli arresti domiciliari, è stato salvato, nel 2011, dalla prescrizione.

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