
Nel suo scritto Travaglio difende il suo amico Giuseppe Ciuro, il sottufficiale che lavorava nell'ufficio di Ingroia, arrestato perché forniva notizie riservate al mafioso Ajello. Ciuro, dice Travaglio, non sapeva che il costruttore Ajello, incensurato, era mafioso. Ergo, era in buona fede. Ma l'incensurato Ajello era noto alla Procura (e anche a Ciuro) dato che il pentito Ciuffrè l'aveva indicato come prestanome di Provenzano.
Nella citata memoria (1° settembre 2004) dei pm, tra cui il dottor Di Matteo, si legge che l'attività di Ajello, Ciuro e Riolo durava da «molti anni» e aveva provocato «la rivelazione di notizie segrete sulle indagini dei Ros finalizzate alla cattura dei latitanti Provenzano e Messina Denaro». Le indagini su Ajello iniziarono nel 2002 e se l'attività di spionaggio di Ciuro e Riolo durava da «molti anni» vuol dire che nei Ros c'era ancora Mori (lo lasciò nel 1999) e l'altro imputato Obinu (lasciò il Ros nel 2002). Di Matteo nel sostenere le sue accuse a Ciuro scriveva: «Nel rapportarsi direttamente ad Ajello ha certamente fornito a Cosa Nostra un concreto, consapevole e volontario contributo avente oggettiva casuale ai fini del rafforzamento dell'associazione e alla realizzazione, se pur parziale, ma su punti di vitale importanza del programma criminoso delle medesime».
Travaglio dice: «Ciuro non è stato condannato per concorso esterno, ma per favoreggiamento al "costruttore" Ajello». Al costruttore non al mafioso condannato per associazione mafiosa! Vero. Ciuro, infatti, ben consigliato, diversamente dal suo socio Riolo, chiese il rito abbreviato e fu condannato a 4 anni e 8 mesi. Infine, Travaglio mi fa notare che il generale Mori quando Di Matteo firmò un grande elogio al Ros non era più in quella struttura, la quale anzi era stata "de-morizzata". Tuttavia, le accuse dell'ex colonnello Riccio (condannato per furto di droga) a Mori e Obinu di avere favorito la latitanza di Provenzano erano note sin dal 2001 e Di Matteo (proprio lui) ne chiese l'archiviazione nel 2006. Quell'atto infatti era tale da farmi includere nell'elogio di Di Matteo al Ros anche Mori e Obinu. Dopo di allora in aggiunta a ciò che era noto nel 2006 ci sono le "rivelazioni" del pataccaro Massimo Ciancimino esaltato da Travaglio come eroe dell'Antimafia!
La critica ai processi di cui parliamo non è malevolenza di bugiardi, ma la preoccupazione di persone che hanno lottato e lottano la mafia e le connivenze con essa e temono che in nome della verità si neghi la verità.