L'ultima buona notizia è l'ammissione all'Accademia dei Lincei di Elena Cattaneo, la signora delle cellule staminali. Entra con la sua bella faccia tonda nel tempio della scienza italiana circondata da vecchi signori davvero poco abituati a trattare alla pari con una ragazza di appena 50 anni. Lei, Ilaria Capua, la virologa entrata in Parlamento con la lista Monti, l'ormai celeberrima Fabiola Giannotti, che ha conquistato il quinto posto nella classifica delle persone più influenti del mondo stilata ogni anno da "Time"perché ha guidato con mano ferma la faticosa ma felice caccia al bosone di Higgs, conclusasi la scorsa estate con l'avvistamento della preda al Large Hadron Collider (Lhc) di Ginevra. Sono le tre dame della scienza italiana, famose e riconosciute. Si avviano a essere delle icone come lo sono state Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Maria Montessori, o la matematica Emma Castelnuovo. Brave, bravissime. Ma anche sedute sulle spalle di una marea montante di signore potenti, che governano i laboratori con mano ferma e una montagna di pubblicazioni scientifiche tale da renderle inattaccabili. In un Paese dove già fare ricerca non è facile in assoluto. Farla poi quando si hanno due cromosomi X è ancora più difficile, quasi una mission impossible.
Che per le ragazze la strada sia in salita lo dicono le cifre contenute nell'ultimo rapporto della Commissione europea, "She Figures 2012", che ogni tre anni fa il punto sulla situazione delle donne nella ricerca e racconta come in Italia ci sono 6,7 ricercatori e 5,0 ricercatrici ogni mille occupati: pochi in assoluto, e poche donne. È vero, però, che la loro presenza nel mondo accademico è in crescita: dal 2000 al 2010 sono aumentate quasi del 36 per cento. E tuttavia, fa ancora notare Sveva Avveduto, direttore dell'Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr: «Anche se stanno cominciando a riempire i laboratori di ricerca, le donne sono ancora poco più di un terzo del totale dei docenti di ruolo (35,1 per cento). È il soffitto di cristallo che impedisce (o rende assai più complicato) alle ragazze che hanno scelto la scienza per raggiungere le posizioni apicali, quelle nelle quali si possono prendere decisioni e gestire finanziamenti e risorse.
Eppure c'è chi ce l'ha fatta. Cattaneo, Gianotti. Il ministro Maria Chiara Carrozza, che prima di approdare a viale Trastevere, faceva bioingegneria e robotica alla Scuola Sant'Anna di Pisa. Proprio da lei vogliamo partire per raccontare, attraverso cinque prifili di scienziate potenti e stimate, come cambiano i laboratori italiani.
MARIA CHIARA CARROZZA -
E adesso comandiamo noiELISA MOLINARI -
Insegnamo alle ragazze a vincereLUISA TORSI -
E brava signora MerkelMARIA GRAZIA RONCAROLO -
Proviamo a proteggere l'ambizioneCATERINA BISCARI -
Organizziamo la fatica