È un couturier nel senso compiuto del termine. Innamorato della storia della moda, dell'abito. Un protagonista fuori dagli schemi. Indipendente, un autore di grande spessore, il cui ruolo fondamentale nella storia della moda è argomento forte più che mai essenziale nella programmazione di un museo». Così Olivier Saillard spiega in un'intervista la sua scelta di inaugurare, dopo lunga chiusura per restauri, la nuova stagione del Palais Galliera (dal 1977 Musée de la Mode de la Ville de Paris), con una mostra dedicata ad Azzedine Alaïa (28 settembre 2013-26 gennaio 2014). Saranno esposti 70 pezzi che coprono l'arco temporale dal 1979 a oggi.
Da quando, incoraggiato dall'amico Thierry Mugler, presentò al pubblico la sua prima collezione, distinguendosi subito per la capacità di piegare i materiali - pelle, jersey, maglia - nella definizione di una silhouette che accompagnava il corpo grazie a un uso straordinario della sartoria. Basta pensare a un'icona degli Ottanta, Grace Jones, inguainata in abiti perfetti e sexy o gonne di pelle scolpite sul corpo da tagli sapienti ribaditi dalle cerniere, lacerto punk, riattivato da una diversa idea di couture. «Quando lavoro su un abito, deve scivolare sul corpo, sia di profilo, sia sul retro»: parole dello stesso Alaïa, a raccontare un autore che giustamente Parigi ha deciso di celebrare. Affermando così che la couture continua a vivere in forme differenti. «Alaïa è ai miei occhi uno degli ultimi per non dire l'ultimo couturier in senso stretto, che sa tagliare, realizzare il modello, cucire l'abito. Sa gestire tutte le tappe della concezione e della realizzazione»: in questa affermazione di Saillard intuiamo la volontà di raccontare d'ora in poi quelle che sono probabilmente le nuove direzioni della couture.
Ecco allora i pezzi straordinari e iconici, allestiti nell'inconfondibile stile curatoriale di quello che possiamo definire forse il più prolifico e interessante direttore di un museo della moda. Capace nel periodo di chiusura del Galliera di attivare una costellazione di luoghi per mostre ed eventi che hanno ribadito la centralità culturale di Parigi nel fashion system internazionale: mostre allestite in musei d'arte come quella che ha celebrato Madame Grès al Musée Bourdelle, o l'uso dei Docks sulla Senna per la mostra sull'archivio Balenciaga o per quella dedicata a una delle ultime collezioni di Comme des Garçons. Al Palais Galliera - dove si è tenunta la prima mostra parigina di Warhol - gli straordinari abiti di Alaïa sono esposti in una scenografia progettata dal designer Martin Szekely. Nella sala Matisse del Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris gli abiti continuano il dialogo con l'arte più apprezzata e amata dal couturier.
«Abbiamo riportato il Galliera allo stile decorativo che aveva nel Diciannovesimo secolo: muri rosso pompeiano e boiserie nere. È di nuovo il palazzo che la Duchessa di Galliera aveva desiderato per la sua collezione d'arte. Scelta che non fa che accentuare il suo mistero», afferma Saillard. A chiarire la natura di un museo comunque dedicato alla disciplina della contemporaneità, che col cinema condivide la dimensione del sogno, aggiunge: «Voglio inventare un museo inteso come spazio per sognare e per passeggiare. Un luogo dove avventurarsi e dove è possibile avere la sensazione di essere soli davanti all'opera messa in scena».