Uno studio pubblicato sul “British Medical Journal” ha dimostrato ?un aumento del rischio di ammalarsi ?di Alzheimer (la forma più comune ?di demenza) con l’uso prolungato di benzodiazepine, sostanze comunemente usate per combattere l’insonnia ?e l’ansia 

La demenza è uno dei maggiori problemi di salute pubblica e riguarda, nel mondo, 36 milioni di persone. Si stima che, con l’invecchiamento della popolazione, il numero delle persone affette da demenza raddoppierà ogni venti anni, con aumento dei costi sociali e della sofferenza che la demenza produce, nei pazienti e nei loro familiari. Uno studio pubblicato sul “British Medical Journal” ha dimostrato ?un aumento del rischio di ammalarsi ?di Alzheimer (la forma più comune ?di demenza) con l’uso prolungato di benzodiazepine, sostanze comunemente usate per combattere l’insonnia ?e l’ansia. Lo studio è stato condotto ?su oltre 1700 persone con diagnosi ?di malattia di Alzheimer, confrontate ?con più di 7 mila persone sane.

E ha dimostrato che l’uso di benzodiazepine aumenta di circa il 50 per cento il rischio di ammalarsi di Alzheimer. Rischio ?che aumenta con il prolungarsi del trattamento oltre i tre mesi, e se si usano ansiolitici che rimangono a lungo attivi (come ad esempio il diazepam, ?il clordiazepossido e il flurazepam). L’aumento del rischio è stato confermato, con appropriate tecniche statistiche, dopo aver controllato che esso non fosse legato ad altri fattori come ipertensione, aumento del colesterolo, diabete e uso di farmaci ?per controllare queste patologie.

Il nuovo studio, eseguito con rigore metodologico, conferma risultati di studi precedenti, uno dei quali dello stesso gruppo, effettuato su di un campione ?di oltre mille persone anziane sane, seguite per 15 anni. 253 persone si ammalarono di demenza. Aveva assunto benzodiazepine il 12 per cento di coloro che avevano poi sviluppato demenza, ?e solo l’8 di quelli che non si erano ammalati. Anche in quel lavoro, ?i ricercatori hanno calcolato un aumento del 50 per cento del rischio di demenza legato all’uso delle benzodiazepine. La nuova ricerca, tuttavia, dà risultati più robusti, in quanto ci può far escludere con maggiore sicurezza, rispetto ?agli studi precedenti, che l’uso degli ansiolitici sia stata la conseguenza invece che una delle cause della demenza, confermando l’esistenza ?di un’associazione reale tra i due ?eventi (uso di farmaci e malattia).

Questa ricerca (insieme a quelle che hanno documentato il rischio delle benzodiazepine di indurre dipendenza) indica chiaramente che bisogna limitare le prescrizioni e l’uso di questi farmaci, in particolare negli anziani. Per inciso è utile ricordare anche che, nelle persone anziane, tutti i farmaci sedativi aumentano anche il rischio di cadute accidentali e di fratture

Le benzodiazepine sono farmaci utili, ?ma da usare pesando sempre, in tutti ?i pazienti, rischi e benefici. In ogni caso si devono tenere a mente le linee guida, che raccomandano di non usare benzodiazepine per più di tre mesi, ?e se prescritte per l’insonnia, evitare ?la loro assunzione per più di tre giorni ?a settimana. La loro sospensione ?deve essere, in tutti i casi, graduale. Per l’ansia e l’insonnia, disturbi molto frequenti, esistono anche trattamenti psicologici. Per l’insonnia, inoltre, bisogna mettere in atto norme comportamentali come quelle ?di andare a letto ai primi segni di stanchezza e possibilmente sempre alla stessa ora, evitare di assumere bevande eccitanti come il tè o il caffè dopo le 16, evitare di guardare tv e tablet a letto, prima di dormire, non fare la siesta nel tardo pomeriggio, evitare di praticare un’attività sportiva intensa la sera, e attività intellettuali particolarmente impegnative subito prima di dormire, non dormire ?in stanze troppo calde o troppo ?fredde. Infine, se non si riesce ad addormentarsi o ci si sveglia durante la notte, conviene alzarsi dal letto dopo un quarto d’ora e tornarci quando si sente di avere di nuovo sonno.

Centro Oms di Ricerca sulla salute mentale, Università di Verona