Il nuovo vice-presidente del Csm, prima sottosegretario all'Economia del governo Renzi, spiega qual è il tono dei rapporti tra toghe ed esecutivo e quali sono i punti di dissenso
Nella stanza del vice-presidente del Csm, vegliato dal ritratto di Vittorio Bachelet, ucciso dalle Br nel 1980, c’è ora Giovanni Legnini, tosto abruzzese di 55 anni, passato direttamente dal governo, sottosegretario all’Economia, a Palazzo dei Marescialli.
[[ge:rep-locali:espresso:285138665]]Legnini, al momento della sua nomina si è detto: arriva al Csm il commissario di Renzi. «Pregiudizi superati. Aver fatto parte del governo non mi condiziona nelle scelte, anzi è un elemento di arricchimento istituzionale. In quaranta giorni si è stabilito un rapporto di fiducia e di sintonia con tutti i componenti del Csm, a partire da quelli togati»
Che umore prevale nel rapporto tra le toghe e il governo? «Con il ministro Orlando c’è reciproco ascolto e una ricerca di collaborazione istituzionale, punti di consenso e criticità. Il Csm avanzerà le sue proposte di riforma in modo non formale, con l’obiettivo di vederle accolte. E questo può avvenire solo se non ci sarà la sensazione di una chiusura, di una difesa di posizioni corporative».
Quali sono i punti di dissenso? «Sulla giustizia civile c’è la richiesta di un intervento più organico, di sistema. Sulla responsabilità civile va bene il mantenimento dell’azione indiretta nei confronti dei magistrati. C’è preoccupazione sulla possibilità che si invada il campo di libera interpretazione delle norme e di valutazione delle prove e sull’assenza di una valutazione di ammissibilità preliminare che rischia di inondare di procedimenti gli uffici giudiziari».
Il Csm dovrà nominare 400 posizioni di vertice: la politica metterà le mani sulle toghe? «È un ricambio senza precedenti, un passaggio carico di opportunità. Assicuro che non saranno consentite invasioni della politica. Non c’è nessuna intenzione di indebolire l’autonomia del Csm, ma potrà essere esercitata in modo pieno e efficace se sapremo garantire valutazioni di merito più di quanto sia avvenuto in passato. Gli unici criteri sono ?la professionalità e l’attitudine a dirigere. Non ci sarà spazio né per i condizionamenti della politica né per le degenerazioni correntizie, sottolineate dal presidente Napolitano».
Intanto dovete votare sullo scontro nella Procura di Milano tra Bruti Liberati e Robledo. «Stiamo esaminando il caso con rigore e attenzione. Poi decideremo, mossi da un solo obiettivo. Ripristinare l’autorevolezza e il prestigio della procura di Milano che in questi anni ha svolto un ruolo importante per l’Italia. Ed eliminare le cause che hanno generato una seria situazione di difficoltà, con un grave danno per l’immagine della giustizia».