Measho Tesfamariam, eritreo, considerato uno dei responsabili del naufragio in cui persero la vita a giugno 244 persone, è stato fermato stamattina insieme ad altri 10 connazionali fra Catania, Milano, Roma, Trapani e la Germania. Erano tutti parte di un'organizzazione di trafficanti di esseri umani

Avevano organizzato almeno 23 viaggi dalla Libia alle coste italiane, fra il maggio e il settembre del 2014. Facendosi pagare 2500 euro in media a passeggero. Per poi lasciar annegare i loro connazionali e gli altri esuli in fuga dalla guerra se qualcosa andava storto. Questa mattina la squadra mobile di Catania e il Servizio centrale operativo del ministero dell'Interno hanno arrestato 11 eritrei, ritenuti parte di un'organizzazione transnazionale di trafficanti di uomini.

In carcere è finito anche Measho Tesfamariam, il ragazzo di 29 anni di cui Fabrizio Gatti aveva seguito le tracce per "l'Espresso", ricostruendo le testimonianze che lo indicavano come il responsabile di un trasporto costato la vita, a giugno, a 244 persone: 197 eritrei, 46 sudanesi e uno scafista tunisino o egiziano. Fra loro molte donne, due ventenni in cinta di sei mesi e un piccolo esercito di bambini. Morti senza rientrare nei radar. Senza essere soccorsi.

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«Chiedo che il signor Measho Tesfamariam sia rintracciato dalla pubblica autorità e dia spiegazione di quanto è successo», aveva scritto in un esposto depositato alla Procura di Milano un magazziniere, che a "l'Espresso" aveva raccontato: «Il 26 giugno mia sorella Tzegereda mi chiama da Tripoli. Era arrivata da qualche giorno. Mi dice che nel giro di poche ore si sarebbe imbarcata. Ha 30 anni mia sorella e viaggiava con uno zio materno e un cugino di 26 anni». «Mia sorella», continuava: «mi ha poi spiegato che Tesfamariam era il contatto in Libia dei trafficanti che accompagnano i profughi nel deserto, nonché l’organizzatore della traversata verso l’Italia. Sempre mia sorella mi ha raccontato che proprio Measho aveva incassato i 1.600 dollari americani che chiedeva a ciascun passeggero per l’imbarco».

Il peschereccio scomparso, in quel caso, aveva reso almeno 300 mila euro, tutti versati prima della partenza. Oggi, insieme al trafficante 29enne, che si era rifugiato in Germania, sono state arrestate altre 10 persone: a Catania sono stati fermati Filipos Abraha, 19 anni, Abdallah Mahammed Ali, 24 anni, Munire Omer Ibrahim, 19 anni e Efrem Goitom, 18 anni. Nell'ambito della stessa operazione di polizia, denominata "Tokhla", "sciacallo" in eritreo, sono stati presi a Roma, Milano, Monza e Marsala anche Omar Ebrahim, 26 anni, Abdullatif, 26 anni, Suleman Ibrahem, 30 anni Kibrom Khasay, 28 anni, Mahmud Seid Mahamud Kar, 28 anni e Yemane Andemarian, 38 anni.
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Quest'ultimo sarebbe stato l'affittuario di un appartamento-sottotetto nel centro storico di Catania, dove nove somali, di cui 8 minorenni, erano tenuti rinchiusi in attesa che i parenti inviassero del denaro ai trafficanti. «L'appartamento veniva utilizzato per 'custodire' i minori che venivano sequestrati in attesa del pagamento del prezzo della traversata», ha spiegato il procuratore di Catania Giovanni Salvi: «per poi farli 'filtrare' verso i luoghi di destinazione, presso parenti in altre zone d'Italia o d'Europa».

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