E' finito il tempo di Extreme makeover. Il bisturi “no limits” sparisce dai palinsesti e dai desideri. A favore di un approccio ragionevole. E migliori risultati 

Belle senza bisturi, si può. Non che ci sia stata una dichiarazione ufficiale, ma le ragazzine sono meno ansiose di festeggiare il diciottesimo con seno o naso nuovo, le madri temono di vedersi etichettare” labbrosaure”. Scomparso dai palinsesti il gusto per programmi come Extreme Makeover, Bisturi! Nessuno è perfetto, o Celebrity Bisturi. Mutamento sociologico, cominciato in sordina complice il bisogno di natura, cresciuto in tempi di spending review, adesso fenomeno conclamato.

I centri estetici “La Clinique” reclamizzano i loro servizi con due magiche parole, “Senza bisturi!”. Scuole di specializzazione in medicina estetica, corsi e workshoppure si sono trasferiti all’estero (Dubai, Singapore), dove la crociata anti-bisturi non è ancora arrivata. Nel paese dei botox party, immortalati nel film “La Grande Bellezza”, nessuna ha più tempo, soldi e voglia di stare a casa due-tre settimane per far sparire ematomi e lividi. I nuovi must sono i trattamenti non invasivi.

L’Istituto clinico Sant’Ambrogio di Milano dichiara un trend di crescita a 2 cifre: la richiesta di interventi di dermatologia anti-età è salita del 50 per cento in un anno. Antonino Di Pietro, Presidente di Isplad, (Società Internazionale di Dermatologia Plastica e Rigenerativa) riassume: «Curare il proprio aspetto è un bisogno antico quanto il mondo che oggi, grazie ai progressi scientifici, è alla portata di molti».

Il tema è star meglio con se stessi. Senza ritrovarsi con un’altra faccia, o la faccia uguale a quella di altre. Secondo uno studio Astra Ricerche (660 interviste) la simpatia per la chirurgia estetica è in netto calo. L’83 per cento chiede un approccio non invasivo, non doloroso (40 per cento) e con risultati “naturali” (51 per cento). Un altro studio della stessa società, su 800 donne d’età tra 25 e 60 anni, scopre che la maggioranza (60 per cento) accetta le proprie rughe, pur tentando di rimandarle il più possibile prima, e ridurle poi. Circa 1/4 ci convive serenamente, soltanto il 9 per cento le combatte con tutti i mezzi. Commenta il sociologo Enrico Finzi: «Siamo passati dalla seduzione all’auto-seduzione. La considerazione di sé non si basa sul giudizio maschile, ma sull’autenticità».

“Belle senza bisturi”, sottotitolo: “la chirurgia non serve più” non è soltanto uno slogan. È anche il titolo del libro di Dvora Ancona (Cairo editore), medico israeliano-bolognese, età mantenuta nella più grande vaghezza, bella, bionda, un figlio e uno studio dove passa la meglio non-gioventù di Milano. In uno dei corridoi, una serie di macchine che fanno pensare ai robottini di Star Wars: sono il suo mini-museo personale. Apparecchi che 3-4 anni fa erano nuovissimi e oggi sono superati: «In questo campo i progressi sono velocissimi, le tecniche si aggiornano continuamente», assicura.

Nata ad Haifa, laureata a Bologna, aveva cominciato a frequentare chirurgia maxillo-facciale di Milano, poi è stata folgorata dalla medicina estetica, ha studiato i segreti di Ivo Pitanguy in Brasile e di Bruce Katz a New York. Tutto questo si traduce in una visione: «Usando gli strumenti giusti è possibile conservare la propria bellezza, togliere macchie, riempire vuoti, cancellare gli anelli di rughe del collo, restituire tono alle braccia cadenti». Di quali strumenti parliamo? «Botulino senza esagerare, radiofrequenze, acido ialuronico, acido polilattico, una molecola biodegradabile e biocompatibile ristrutturante contro il rilassamento di guance e zigomi, capace di rimpolpare i tessuti, acido ferulico per il peeling. E naturalmente i laser, che io ho cominciato a usare a Gerusalemme in ospedale, contro i tumori della pelle e per ricostruire parti del volto segnate da cicatrici». Nel 2010 Dvora Ancona ha presentato il “Madonna Lift“, omaggio alla regina del pop che sembra aver provato di tutto: «Effetto blefaroplastica senza blefaroplastica, che rialza le palpebre di 6-8 millimetri. Si ottiene con 2-4 trattamenti a distanza di un mese l’uno dall’altro, dura due anni». Mille persone l’hanno già sperimentato, tra cui parecchi uomini. Che, rispetto alle donne, hanno più paura del dolore: infatti preferiscono non soffrire e ricorrere a trattamenti soft.

L’offerta è diventata ricca: Madonna Lift, Golden lift, wirastimolation, luce pulsata, I-lipo (liposuzione senza liposuzione). Uno strumento per ogni esigenza, sempre dolce, sempre tranquillizzante. Ma è proprio così? Gli interventi tradizionali, che hanno creato veri e propri archetipi femminili (seno, labbra, zigomi, naso), sono dunque superati? Fiorella Donati, una delle più note specialiste milanesi in chirurgia plastica (ha lavorato negli Usa e a Londra) ammette serenamente che il botox ha reso inutili i lifting per la parte superiore del volto: «Invece di accorciare i muscoli della fronte possiamo ottenere lo stesso effetto senza tagliare. Anche se c’è chi ne parla malissimo il botulino, usato nella maniera giusta, è una rivoluzione. Questo però non significa che si possa fare tutto in maniera soft. In casi di dimagrimento, quando c’è tantissima pelle in eccesso, non si può non ricorrere all’addominoplastica! Quando la palpebra cade davvero, creando problemi non solo estetici, serve una blefaro. Aumentare il seno o ridurlo, richiede la chirurgia. Non solo: alcuni laser non sono soft come sembrano; quello che toglie le rughe è molto aggressivo, può provocare ustioni e croste. Negli Usa ho visto facce traslucide, che sembravano unte, dopo il laser lifting (in anestesia totale). Come sempre è questione di misura. Anch’io oggi uso meno il bisturi e di più i filler. Diciamo che facendo medicina estetica a 40 anni eviti il lifting a 50-60. I filler ad alta media e bassa densità distribuiti con cannule permettono di ridisegnare un viso, come pennelli per fare un ritratto».

Bella metafora, ma se il pennello insiste un po’ troppo sul colore? Se il dipinto vira più verso Picasso che verso Botticelli? Prosegue Fiorella Donati: «È vero che la chirurgia estetica sbagliata ha prodotto mostri, ma anche la medicina estetica sbagliata può produrne, vedi le bocche “a canotto”, siliconate perciò eterne. Gli zigomi enormi, lo stravolgimento della fisionomia, in certi casi ha portato le donne dal tavolo operatorio direttamente al lettino dello psichiatra, per la perdita di identità». Non solo donne normali, ma anche personaggi come Jamie Lee Curtis: «Volevo ringiovanire, invece mi sono ritrovata strana e deforme, come se non fossi più io».

Certi volti diventati asimmetrici, certi gesti di pubblico pentimento da parte di attrici come Nicole Kidman, Emanuelle Béart o Courtney Love (che rimpiange le sue “vecchie “ labbra), di antichi sex symbol come Mickey Rourke (cinque operazioni al viso) hanno moltiplicato le perplessità.

Nella diffidenza che monta, la bella Carolina Crescentini si tiene le sue occhiaie che le danno un’aria insonne e dark alla Twilight. Così arriviamo a Daniel Cassuto, che insegna chirurgia plastica e ricostruttiva all’Università di Modena e Reggio Emilia ed è un esperto nel correggere gli errori degli altri: volti da incubo e corpi che portano i segni di interventi mal riusciti. «C’è gente che viene da me perché non ha più il coraggio di uscire di casa», racconta: «Visi sfregiati da silicone o filler permanenti, con violenti infiammazioni. Con grumi che devono essere liquefatti da un laser collegato a una fibra ottica».

Secondo Daniel Cassuto oggi si è in una fase di transizione verso una forma di chirurgia che lui definisce “rigenerativa”, perché non punta a mutilare e asportare, ma a stimolare, integrare, restituire i volumi giusti. «L’invecchiamento non è un tumore da togliere, ma una perdita di tessuti che vanno sostituiti. Il bisturi non è buono né cattivo, dipende da chi lo usa. Anche il silicone, che io metterei al bando, di per sé è un olio dentro una bottiglia. Presto i segni del tempo non si cureranno più tagliando un eccesso di pelle, ma reintegrando quello che manca. Anche in classiche operazioni come l’aumento del seno con le protesi si sta scoprendo la rigenerazione. Con le iniezioni di grasso prelevato da altre parti del corpo si ottengono risultati molto più naturali».

Tutto questo rende sottile il confine tra chirurgia plastica e medicina estetica. Facilita le migrazioni. Cassuto semplifica: «Come il cardiochirurgo può usare l’aspirina, il chirurgo plastico deve sapere quando ricorrere alla chirurgia e quando ai trattamenti meno invesivi». Qui si entra nel dibattito tra diverse scuole di pensiero, nella battaglia dei brevetti, nella nomenklatura affascinante dei trattamenti: Cryolab, Blue-Mixer, W-Oxygen, New Golden, Environ, Skin Power, Skin Tonify therapy. Molti nomi, un punto fermo: è profondamente cambiato l’approccio all’estetica. «Prima, le donne volevano “quella” bocca o “quel” naso», sintetizza Donati: «Arrivavano in studio con la foto di un’attrice, pronte a tutto per somigliarle. Adesso chiedono: dammi il meglio di me».

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