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Politica
marzo, 2014

Dopo il Veneto, anche il Friuli vuole il referendum sulla secessione

A fare da portavoce dell'iniziativa è, tra gli altri, il presidente leghista della provincia di Udine, Pietro Fontanini. E così quelli che vogliono la Regione 'sovrana' si organizzano sul web

Per lui, che alla fede leghista è rimasto legato anche dopo scandali e sbriciolamento del partito, non poteva presentarsi occasione migliore. Baluardo della Provincia di Udine, dove è riuscito a farsi eleggere presidente per la seconda volta, anche quando in tutta Italia imperversava il dibattito sull’abolizione dell’ente,  l’onorevole Pietro Fontanini ha rilanciato quello che è sempre stato uno dei suoi pallini: l’indipendenza del Friuli. E così, in queste ore di fermento nel Nordest secessionista, si è unito al coro dei referendari. Per rinnovare, va da sè, l’appoggio a chi non vede l’ora di staccarsi dalla sempiterna “Roma ladrona”.

È ancora una volta il Veneto a fare scuola e a indicare la via maestra. «Non si può restare indifferenti di fronte a quanto successo con il referendum» ha affermato Fontanini «È stato un plebiscito e su questa sfida la Provincia è pronta ad accogliere la spinta popolare che emergerà dalla società. Come presidente, mi impegno a rilanciare eventuali iniziative che prenderanno forma in settori svincolati dalle segreterie dei partiti». A ispirarlo , è lui stesso a ricordarlo con i suoi consueti toni solenni, è il principio dell’autodeterminazione dei popoli.  E arcinota è la sua parola d’ordine: «Cesura dagli organi centrali». Da quello Stato «rapace» dal quale, ne è convinto, i friulani bramano allontanarsi tanto quanto lui.

«Credo che un referendum autogestito, via web, possa essere l’inizio per diagnosticare la voglia effettiva d’indipendenza cullata dai friulani». E se lo dice lui, che all’ultima tornata elettorale si è imposto nuovamente al primo turno e con 109 mila preferenze, almeno qualche riscontro deve pure averlo avuto. «Sottoporre ai friulani il quesito sull’indipendenza da Roma e da Trieste» aggiunge «non è certo un reato. Parliamo di autonomia decisionale. E non serve scomodare i casi eclatanti di Scozia, Catalogna o Crimea».

Del resto gli aneliti indipendentisti, nell’estremo lembo nordorientale d’Italia, non mancano. L’autonomia in Friuli era stata consacrata dal Parlamento nel 1963, con l’approvazione dello Statuto speciale. E a renderla tale, come ha ricordato di recente lo stesso Riccardo Illy, ex Governatore del Fvg e attuale presidente della Commissione paritetica per le norme statutarie, sono anche e soprattutto le minoranze linguistiche e nazionali (sloveno, tedesco e, appunto, friulano). Eppure, c’è chi spera in qualcosa di più.

È il caso del neonato Comitato referendario per l’indipendenza del Friuli, che dalle pagine di Facebook in queste ore ha lanciato la propria battaglia. L’incontro per tutti i “sognatori” è fissato per il prossimo 3 aprile a Codroipo. Non una data qualsiasi, ovviamente: quello è il giorno deputato a celebrare la festa della Patria del Friuli. E quest’anno anche a sottoscrivere la petizione destinata, nelle intenzioni dei promotori, a cambiar volto alla regione. “Vuoi che la Repubblica del Friuli sia uno Stato indipendente con una piena personalità giuridica internazionale e legale?”. Le prime firme sono già arrivate.

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