Attualità
7 marzo, 2014

Aeroporto di Bergamo chiuso per lavori, l'odissea del personale Ryanair

Spostamento dei voli a Malpensa per alcune settimane. Ma i turni non cambiano. Nonostante i lunghi viaggi per raggiungere casa

L’ultimo volo che lascerà Orio al Serio sarà il Ryanair Fr6367 delle 22,45 di lunedì 12 maggio per Barcellona. Poi l’aeroporto “Caravaggio” di Bergamo verrà chiuso fino al 2 giugno per il rifacimento completo della pista. Nelle tre settimane di stop saranno deviati nella base temporanea di Malpensa 100 voli giornalieri, 7.300 tonnellate di merci e 550mila passeggeri.  Di questi, 400 mila fanno capo a Ryanair che ha già provveduto a comunicare lo spostamento ai propri clienti.  Tecnicamente, un “transfer temporaneo”. Che si traduce in un disagio se a prendere l’aereo è il passeggero bergamasco o bresciano costretto ad allungare la strada di cento chilometri fino a Varese. Ma che può diventare un incubo per chi lavora a bordo dell’aereo.

Anche gli assistenti di volo dalla compagnia low cost irlandese saranno infatti dirottati. E senza alcun rimborso giornaliero, come prevede il loro contratto di lavoro in caso di trasferimento in una base diversa da quella inizialmente assegnataClausola discutibile ma assolutamente legale. Durante la chiusura temporanea di Orio, inoltre, tutto lo staff Ryanair potrà spostarsi fra i due aeroporti con un servizio navetta gratuito (pagato dalla società di gestione dello scalo di Bergamo) e parcheggiare gratis a Malpensa.  Il problema, però, è logistico. Perché la giornata di steward e hostess non è scandita come quella di un impiegato. E impone regole rigide per la sicurezza dell’equipaggio e dei passeggeri.

Prima di tutto va considerato il periodo di riposo dopo il lavoro.  Il manuale Ryanair parla di un riposo minimo di 12 ore o equivalente alla durata del servizio, da calcolare a partire da mezz'ora dopo la fine del turno. Facciamo un esempio: se l’assistente di volo atterra alle ore 16.35, il suo periodo di riposo comincia dalle 17.05, tenendo conto delle operazioni di disimbarco dei passeggeri, della raccolta dei rifiuti nell’aereo e delle pratiche da sistemare in ufficio. 

Certo, la compagnia può contare su delle stanze di appoggio a Malpensa messe a disposizione del personale per le tre settimane di maggio. Ma in questo modo il check in e il check out dall’alloggio – un po’ come timbrare il cartellino - verranno fatti scattare immediatamente prima e dopo il periodo di lavoro, come se i dipendenti vivessero lì. E quindi senza tenere conto del tragitto che separa Malpensa da Orio al Serio. Non solo. Chi lavora per la flotta di Micheal O’Leary deve avere, da contratto, la residenza a non più di un’ora di distanza dall’aeroporto operativo assegnato all’inizio. In questo caso, Orio. Di conseguenza, se per lavorare di mattina a Bergamo una hostess deve svegliarsi alle 4, diventa complicato operare gli stessi voli da Malpensa, alzandosi due ore prima. Inoltre, le due ore di viaggio per raggiungere Malpensa e le altre due per tornare a casa verranno fatte rientrare nel periodo di riposo del personale Ryanair (piloti inclusi). Il riposo effettivo quindi si ridurrà. E gli orari rischiano di diventare pesanti.

Prendiamo una hostess che vive a Bergamo, che deve operare quattro voli, inizia il servizio alle 6.05 e lo finisce alle 16.35. Mettiamo che il giorno dopo abbia altri quattro voli e che sia in servizio dalle 5.45 alle 15,45. In base alle rigide disposizioni di Ryanair, si potrà riposare dalle 17.05 del primo giorno alle 5.05 di quello successivo. Le servirebbe il teletrasporto per spostarsi da casa sua o dintorni a Varese in soli quaranta minuti. 

Ci sono alternative? Un problema simile si era verificato sempre a Bergamo, otto anni fa e per lo stesso motivo: rifacimento della pista. Ed è stato risolto spostando tutti i voli all'aeroporto di Brescia pagando a hostess e steward un albergo per il periodo dei lavori. Ma in quel periodo Ryanair aveva solo sessanta membri dell’equipaggio basati a Orio al Serio, oggi sono trecento. Duecentoquaranta camere in più da pagare. Del resto, mica è l’Alitalia che ai tempi d’oro metteva in bilancio 45 milioni per le 300 stanze prenotate tutto l'anno a disposizione degli equipaggi che, anziché essere trasferiti a Malpensa, andavano su e giù da Roma. Un’eresia per mister O’Leary che, da contratto, non consente neppure ai suoi dipendenti di essere iscritti a un sindacato.

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