È la cifra che il ministero spenderà quest’anno fra catering “per le esigenze dello Stato maggiore” e una consulenza per “ottimizzare i costi” delle vetture di servizio. Costate nel 2012 ben 6 milioni

Per i buffet e tagliare le auto blu La Difesa si mangia 50 mila euro

Voli blu, ma non solo. Anche in tempi di spending review, ci sono piccoli e grandi privilegi ai quali è proprio difficile rinunciare. E i vertici delle nostre Forza armate non sembrano fare eccezione. A cominciare dal ricorso “facile” agli aerei di Stato, come ha raccontato l’Espresso, grazie alla possibilità di non dover chiedere autorizzazioni a Palazzo Chigi. Ma verrebbe da pensare che ai nostri più alti ufficiali piace trattarsi bene anche a tavola. Il ministero ha infatti pubblicato da poco un bando “per il servizio buffet per le esigenze dello Stato Maggiore della Difesa”. Importo presunto dell’appalto annuale, concesso attraverso una gara in economia: 35 mila euro.

Per i pranzi di lavoro dei suoi più alti generali e ammiragli, da qui a fine anno lo Stato italiano spenderà dunque circa 4 mila euro al mese, con un “menu” che potrà spaziare dai formaggi molli alle seppioline. Succulenti spuntini con cui intervallare le riunioni di lavoro che saranno accompagnati da vini di tutto rispetto: il Negramaro e il Primitivo di Manduria per gli amanti del rosso, la Falanghina per chi preferisce il bianco.

Quanto all’importo (i presunti 35 mila euro) tutto sommato si tratta di ben poca cosa rispetto a quanto i vertici delle nostre Forze armate spendevano fino a pochi anni fa: nel 2010 il servizio sostitutivo di mensa, erogato mediante i buoni pasto, fu appaltato a 405 mila euro. La spesa, insomma, si è ridotta del 90 per cento; una circostanza quasi inevitabile, considerato che perfino i mirabili F-35 sono finiti sotto la scure dei risparmi.

D’altronde se la spending review impone di tagliare le spese non essenziali, bisogna adeguarsi. Anche se con esiti lievemente paradossali, come mostra un altro caso che vede protagonista il ministero della Difesa. Chiamati a gestire i bombardieri, i generali sembrano avere qualche difficoltà in più con le auto: non sapendo come ridurre i costi delle vetture di servizio, il Segretariato generale si rivolto a una ditta specializzata per capire come poter “ottimizzare i costi” e definire “un apposito modello gestionale”. Costo della consulenza, per sei mesi di lavoro: 10 mila euro.

Nonostante la cura dimagrante imposta dai vari governi negli ultimi anni, a fine 2013 il ministero della Difesa possedeva ancora 365 vetture, tutte di proprietà. Uno dei più consistenti parchi auto di tutta la Presidenza del Consiglio e in cui figurano 24 Wolkswagen, altrettante Lancia, 20 Bmw, 4 Audi e perfino 3 potenti Maserati.

I numeri sono in calo, visto che nel 2012 erano 523. Ma le spese continuano a essere di tutto rispetto. Nel 2012 (il dato più recente disponibile) per le sue macchine il ministero ha speso quasi 6 milioni: 1 milione e mezzo fra spese di gestione e nuovi acquisti e la bellezza di 4 milioni e 230 mila euro per pagare gli stipendi agli autisti e ai 45 addetti alla cura del parco auto.

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