Un’inchiesta della tv australiana che racconta la genesi e la commercializzazione dei caccia milionari F35.
Le immagini di “Pussy versus Putin”: la storia del collettivo moscovita punk-rock Pussy Riot, la repressione, le manifestazioni e la prigione. E ancora: Sean Penn che diventa la voce narrante di “The human experiment”, per alzare il velo sulle sostanze chimiche presenti in migliaia di prodotti usati quotidianamente.
Sono tre anteprime italiane in programma a Pordenone, tra il 9 e il 13 aprile, per il festival “Le voci dell'inchiesta”: video, documentari, incontri, interviste, tavole rotonde dalle 10 del mattino a mezzanotte saranno il cuore della rassegna friulana. Un loop di immagini per raccontare il mondo in una storia.
Perché proprio a Pordenone? «È un centro culturalmente fertile, aperto e creativo» spiega Riccardo Costantini, coordinatore del festival: «Da qui è partita nel 1978 l’associazione Cinemazero e da otto anni, grazie alla collaborazione con l'Università di Udine, abbiamo creato “Le voci dell’inchiesta”. E poi abbiamo Pordenonelegge, Dedica, Le Giornate del cinema muto, partite con pochi mezzi e diventate di respiro internazionale».
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TRE VOCI PER LA LIBERA INFORMAZIONE
In cartellone anteprime nazionali, problemi d'attualità, retrospettive: le tre sezioni della libera informazione mondiale.
Nove prime visioni per l’edizione 2014 dai migliori festival.“The unknown known” (Usa, 2013) esplora la mente di Donald Rumsfeld, segretario della Difesa di George W. Bush e principale artefice della fallimentare guerra in Iraq.
La ventenne filmmaker e giornalista Rachel Beth Anderson sarà la protagonista della serata “Il mestiere delle armi: filmando sotto il tiro nemico” e presenterà una selezione dei suoi lavori, girati nei Paesi più caldi del pianeta. L’antropologa Berit Madsen presenta il suo “Sepideh. Reaching for the stars”, una coproduzione tra l’Europa e l’Iran per raccontare la personale battaglia di una ragazza di Teheran che sogna di diventare astronauta, in contrasto con il clima culturale del suo Paese.
«I documentari rappresentano il meglio di una selezione che opero personalmente ad Amsterdam, Tribeca, Salt Lake City (Sundance film festival), e anche il festival dei popoli di Firenze, a Venezia. Contenuti interessanti devono necessariamente sposarsi con alta qualità del linguaggio cinematografico» dice Marco Rossitti, direttore artistico del festival.
Il filo rosso che lega tra loro una serie di inchieste nel campo dei social network, passa anche per "Facebook follies" (Canada, 2011), un viaggio coinvolgente tra Canada, Stati Uniti e Regno Unito dove emergono le inaspettate conseguenze alle quali può andare incontro chi condivide le proprie informazioni personali sui social media. Tra i prodotti italiani non mancherà la creatura di Walter Veltroni “Quando c'era Berlinguer”, il film-ricordo del leader Pci.
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AMARCORD ITALIA
Dal mondo alla città ecco il tributo “Pordenone”, un documentario Rai del 1982, il racconto del rapido sviluppo economico e sociale del capoluogo tra il 1951 e il 1981.
Contraddizioni e verità con lo sfondo la poesia “Verso Pordenone” e il mondo di Pier Paolo Pasolini.
Nel filone del racconto del profondo Nord anche una delle ultime opere di Carlo Mazzacurati, il regista padovano scomparso a gennaio: “Sei Venezia”. «La presunzione e la segreta speranza di questo lavoro – sosteneva Mazzacurati – era quella di cercare una chiave che aprisse le porte più segrete e invisibili della città, e raccontarla. Per me, veneto di terra e di provincia, un viaggio alla scoperta di un territorio sconosciuto».
Due retrospettive sono dedicate ad Andrea Barbato e Adriano Olivetti. Molte delle cartoline del giornalista Rai saranno commentate da tre suoi collaboratori di allora: Walter Veltroni, Furio Colombo e Oliviero Beha.
E poi la figura di Olivetti sarà evocata attraverso proiezioni e incontri che metteranno in luce le strategie dell’azienda, il ruolo dell’architettura, dell’urbanistica, del design e della comunicazione, la visione sociale e politica di chi ha rivoluzionato il modo di fare industria. Per il sessantesimo anniversario c’è spazio anche per il grande alpinismo con la conquista italiana del K2 nel 1954, un mistero quasi coperto dalla ragion di stato, una rilettura dell’Italia degli anni Cinquanta.