Il Pd ha stanziato 3,3 milioni di euro contro i 13 milioni del 2009. Forza Italia non ha dato aiuti ai suoi. E tutti si sono convertiti all'arena dei social network, dove il presenzialismo costa molto meno. Cronaca di una maratona pre-elettorale la cui parola d'ordine è stata: zero euro

Silvio Berlusconi con Giovanni Toti
I grandi tabelloni con i volti dei leader e le promesse più assortite sono quasi spariti. Rarissimi gli spot in televisione o per radio. Bianche le fiancate dei taxi cittadini. Vuoti i muri che si affollavano di manifesti pronti a sovrapporsi ogni notte. Sparuti persino i gazebo domenicali. E le cene di finanziamento sembrano organizzate dai dietologi. Sì, la grande abbuffata è finita. Quella per le europee pare una campagna del dopo-bomba: la propaganda è scomparsa dalle piazze, reali o mediatiche, rintanandosi nei talk show e nelle interviste dei tg. Un po’ per colpa della crisi, che si fa sentire persino nelle casse dei partiti; un po’ anche per i tetti di spesa fissati dalla legge.

Limiti teoricamente ferrei, che vanno dai 118.422 euro per i candidati delle Isole, ai 209.655 euro della circoscrizione Nord-Ovest. In tempi di vacche magre, la parola d’ordine è diventata la stessa per tutti: tirare la cinghia. Sulla scia di Beppe Grillo, poi, tutta la politica ha scoperto il Web, dove il presenzialismo costa molto meno, e si è convertita a twitter, nella speranza di raggiungere più elettori che con i volantini.

Molti dei personaggi in lista però hanno capito che l’unico modo di farsi notare è la creatività. [[ge:rep-locali:espresso:285122989]]
Così l’azzurra Iva Zanicchi ha offerto in permuta esibizioni canore gratuite alle emittenti locali in cambio di spot a costo zero, mentre la democratica Pina Picierno, candidata nel collegio Meridionale, per aggirare l’insostenibile leggerezza del portafoglio si è ispirata alla lezione di Enrico Berlinguer: «Strada per strada, piazza per piazza». Fabrizio Bracconeri, il Bruno Sacchi de «I ragazzi della 3° C», è inciampato di continuo sull’ortografia. Strafalcioni voluti? Lui assicura di sì, per diventare popolare sui social: «Bisogna creare il virus per diventare virali». Ognuno, insomma, si è ingegnato come ha potuto. Fino al lato B di Paola Bacchiddu per sostenere Tsipras il greco. Sul fronte del low cost, però, i grillini continuano a fare scuola. Difficile battere il record stabilito da Giuseppa Campo, candidata nella circoscrizione Centro con il M5S: 1.000 euro per un lancio totalmente su Internet. «Non abbiamo cene con offerte, ci paghiamo tutto da soli, noi», assicura la 55enne promotrice finanziaria del movimento pentastellato.

A MAL PARTITO
Il rigore non conosce confini, dalle segreterie nazionali in giù. Francesco Bonifazi, tesoriere del Partito democratico, ha fatto i salti mortali per quadrare i conti. «La nostra è stata una campagna all’insegna della sobrietà con una grandissima attenzione all’utilizzo delle risorse», spiega a “l’Espresso”. I tempi in cui il partito pagava per tutti sono lontani anni luce e per la consultazione del 25 maggio il Pd ha stanziato 3,3 milioni di euro, in gran parte destinati a manifesti e spot sulle reti principali. Una vera miseria al confronto dei 13 milioni delle Europee 2009. Se si trascurano i 20 mila euro elargiti ai capilista, un quinto rispetto al passato, neanche un centesimo è andato ai singoli candidati, costretti ad arrangiarsi. Non naviga nell’oro neppure Forza Italia. [[ge:rep-locali:espresso:285122960]]
«Il partito non ha previsto nessun aiuto finanziario per i candidati», afferma il responsabile elettorale Ignazio Abrignani. La campagna nazionale è incentrata sulle uscite pubbliche di Silvio Berlusconi, sempre più spesso in teleconferenza. A costo zero per le sue sortite sulle reti nazionali e locali. Le uniche spese vanno per l’affitto delle sale che hanno ospitato le uscite, dal vivo o su schermo, dell’ex premier. Il resto è Web, alimentata dai siti di FI e Forza Silvio, animato dai 269 mila utenti registrati.

Molto curato anche Facebook dove il profilo di Berlusconi conta oltre 645 mila “amici”. Il budget? «Fatto solamente dal nostro duro lavoro: dagli spot all’infografica ai messaggi elettorali in posta elettronica, produciamo tutto in casa», assicura Antonio Palmieri, responsabile Internet e della comunicazione elettorale di FI. Quanto ai club e ai candidati, dal partito sono arrivati solo gli spot e gli altri contenuti da utilizzare nella comunicazione locale. Sobrietà anche per Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, che ha stanziato per la campagna elettorale 400 mila euro.

Al resto ci ha pensato l’autofinanziamento, affidato ai signori delle preferenze. Ignazio La Russa, che nel 2009 rastrellò col Pdl 224 mila voti, un paio di settimane fa ha organizzato una esclusiva cena nella sua Milano: 100 euro per ognuno dei 500 partecipanti. Alla fine al partito sono andati almeno 30 mila euro. Secondo gli ex compagni di viaggio della fu Alleanza nazionale, Fratelli d’Italia avrebbe poi messo le mani su risorse aggiuntive grazie alla Fondazione An (titolare del simbolo e, soprattutto, del patrimonio del vecchio partito liquidato da Fini) della quale FdI detiene maggioranza e controllo. Come? Organizzando in giro per il Paese celebrazioni per i 26 anni della morte dello storico leader del Msi, Giorgio Almirante, tutte negli ultimi quindici giorni della campagna per le europee. Il cda della Fondazione avrebbe stanziato un contributo di 2.500 euro per ognuna delle commemorazioni, che si sarebbero trasformate in veri e propri comizi mascherati.

DIVORZIO SENZA FONDI
Sulla carta, i tempi sono ancora più duri per Angelino Alfano, che paga il divorzio dal Cavaliere. Gli scissionisti del Nuovo centrodestra non hanno ereditato alcun finanziamento dal vecchio partito comune. Avendo poi dimenticato di farne richiesta, Ncd non può contare neppure sulle donazioni dei cittadini attraverso il meccanismo del 2 per mille. Nonostante il tesoriere del partito, Raffaello Vignali, abbia tentato di correggere in corner l’errore (grossolano), la commissione parlamentare competente ha confermato lo stop. Intanto Vignali ha rinunciato all’incarico e al suo posto, a gestire le casse (vuote) di Ncd è arrivato Paolo Alli, esponente di spicco di Comunione e Liberazione, già fedelissimo di Roberto Formigoni in Lombardia.

Si aggira, invece, intorno ai 300mila euro, il budget nazionale complessivo di Fare per fermare il declino i cui candidati corrono nelle liste di Scelta Europea. Decisamente più ampie le risorse della Lega Nord del nuovo corso targato Matteo Salvini: un milione 500 mila euro, cifra però comprensiva del sostegno per le amministrative (il 25 maggio si vota per il rinnovo di 4.095 consigli comunali). Il Movimento 5 Stelle ha riproposto il modello già sperimentato alle ultime politiche, quando furono racimolati 700 mila euro, dei quali 400 mila poi donati ai terremotati dell’Emilia. Anche per le europee si è puntato molto sulla raccolta fondi nazionale attraverso il blog di Grillo. Le risorse sono servite per il tour nelle piazze del leader genovese. Non sono mancate anche le iniziative di autofinanziamento locale dei meetup. Hanno, invece, dovuto fare da sé i candidati per i quali non è stato stanziato alcun finanziamento.

Non solo, a loro carico il Movimento ha imposto un tetto di spesa (5.000 euro al massimo) di gran lunga più rigido di quelli previsti dalla legge.Com’era forse inevitabile per chi sostiene un candidato greco, L’altra Europa per Tsipras ha scelto una decisa morigeratezza: niente spot su tv, radio e stampa; no ai cartelloni; i candidati hanno pagato tutto di tasca propria, hanno avuto un tetto di spesa di 20 mila euro e devono devolvere il 10 per cento dei fondi raccolti alla lista per sostenere i costi generali. Budget di spesa a livello nazionale, 230 mila euro. Ne sono arrivati 160 mila, oltre metà tramite sottoscrizione popolare (il resto da Rifondazione e Sel) e buona parte è stata spesa solo per la raccolta firme per presentarsi alle elezioni. Ma i soldi sono finiti e così agli iscritti è stata inviata una mail per chiedere aiuto puntando su mille cene (da 10 a 40 euro i prezzi) da realizzare negli ultimi giorni utili, centinaia di aperitivi al prezzo politico di 5 euro e la vendita dei gadget. Compresa l’ormai celebre spilletta «Bella Tsì», che gioca fra il nome del candidato e il saluto romanesco.

CANDIDATI PD A SECCO
Memore del successo di Debora Serracchiani, che cinque anni fa nel Nord-est strappò 145 mila voti, stavolta l’attenzione generale si è concentrata sulla perfomance di Alessandra Moretti, testa di lista nel Triveneto. Oltre ai 20 mila euro ricevuti da Roma, la deputata ha staccato di suo un assegno da 30 mila euro, per una campagna giocata molto sui social dove anche il privato diventa politico, dal cambio delle scarpe prima di un incontro agli scatti in trattoria. Nessuna rinuncia a cartelloni e manifesti vecchio stile, sfruttando la sua presenza fotogenica. Come lei, l’altra capolista Simona Bonafè: «Non sono a fine carriera e non siamo specchietti per le allodole noi cinque donne democratiche. Il mio è stato un vero tour de force per coprire tutte le province di Lazio, Umbria, Toscana e Marche», dice. I soldi? «Qualcosa sto anticipando io qualcosa stanno contribuendo a darmi dal partito».

Altra amazzone del Pd, capolista nel Mezzogiorno, è Pina Picierno. Un’infinità di piccoli e grandi centri visitati per incontrare gli elettori: «Non avevo messo in conto di essere candidata, ma poi Matteo Renzi mi ha chiamata e ho optato per una campagna collettiva, dando voce a tutto il Mezzogiorno che non si arrende. Comunque, non mi sono fissata alcun budget: abbiamo speso poco, solo benzina, muovendoci anche di notte e appoggiandoci molto alle strutture del Pd». Evasivo, invece, David Sassoli, che nel 2009 raccolse 406 mila preferenze: «I fondi raccolti? Non sono in grado di dirlo, non ho fatto una stima». Un autentico macinatore vecchio stile si sta rivelando Gianni Pittella, candidato al Sud, che in quattro settimane ha percorso oltre 11mila chilometri, rastrellando 92 mila euro di finanziamenti porta a porta ai quali ne ha aggiunti più o meno altri 10 mila di tasca propria. destra a stecchetto

FORZA SOBRIA
Fedele interprete del «fai da te» imposto dal partito, anche il capolista di Forza Italia nel Nord-Ovest, Giovanni Toti ha «personalmente investito qualche decina di migliaia di euro. Quasi tutto se n’è andato nella stampa di manifesti e dépliant. Certo, anche in virtù del mio ruolo, ho una maggior visibilità televisiva oltre all’opportunità di partecipare a tutte le principali manifestazioni del partito». Tra i big azzurri, Antonio Tajani punta alla riconferma in Europa. «Qualche cena con amici, professionisti e imprenditori, ma c’è stato un taglio considerevole, soprattutto per quanto riguarda le risorse destinate alla stampa e alle affissioni».

Conto finale? «Tra i 110 e i 120 mila euro», annuncia Tajani che, a proposito del limite legale massimo, ha molto da ridire: «E' la stessa soglia prevista per i candidati al Parlamento italiano, che non hanno il problema di prendere le preferenze né quello di dover coprire collegi così vasti come quelli previsti per l’Europa». A caccia pure lei di un altro mandato europeo, l’altra forzista Lara Comi, che ha rimandato a dopo il 25 maggio il problema delle cifre del budget. «Comunicheremo i dati precisi alla fine della campagna elettorale», assicura. Tra i candidati del popolo azzurro Iva Zanicchi ha puntato sui mercati, fra i pensionati a lei fedeli dai tempi di “Ok il prezzo è giusto”. E, oltre alle esibizioni gratis in cambio degli spot elettorali, ha studiato una sua personale operazione-simpatia: «Acquisto una maglietta a una bancarella e la indosso, compro la frutta, faccio la spesa. Sono cose che colpiscono», dice l’”Aquila di Ligonchio”.

AUSTERITÀ A 5 STELLE
Campagna a basso costo anche tra i grillini. Quella di Dario Tamburrano, 44 anni, professione dentista e traduttore di testi scientifici, economici e ambientali, rappresenta l’esempio tipico. Il suo tour nella circoscrizione Centro è rimasto ancorato rigidamente ai contenuti del movimento. «Anzitutto c’è un livello virtuale che passa attraverso Internet con un blog personale e profili Facebook e Twitter, sui quali transitano programma, idee, video e santini, tutti comodamente scaricabili dagli utenti», spiega, «poi c’è il rapporto diretto con i cittadini sul territorio che si basa essenzialmente sulle agorà, gli incontri-assemblee che abbiamo organizzato insieme agli altri eletti del Movimento in comuni, Regioni e parlamento». Budget massimo 1.500 euro di «risparmi personali», precisa Tamburrano. Soldi in gran parte spesi in benzina, autostrada e qualche pranzo. Stessa musica per l’altra candidata della circoscrizione Centro, Giuseppa Campo, 55 anni, promotrice editoriale, quella con il budget di 1.000 euro. «Ho lavorato anch’io molto attraverso Facebook e Twitter utilizzando anche dei video che alcuni professionisti amici hanno fatto gratis per me», racconta.

Per il resto, tante manifestazioni sul territorio, le solite assemblee in piazza anche con i parlamentari Alessandro Di Battista, Paola Taverna e Carla Ruocco, le interviste in radio e tv locali e la diffusione nella zona di Roma Est di un giornalino stampato in 15 mila copie e distribuito negli info point organizzati nei municipi.

CENTRODESTRA A STECCHETTO
Mentre molti si affannavano a raccogliere fondi, c’era anche chi volutamente ci rinunciava. È il caso di Giuliano Cazzola, ex montiano, candidato Ncd-Udc al Centro: «Contributi non ne ho chiesto, sarebbero buttati non avendo alcuna possibilità di essere eletto», ha ammesso. In tempi di critiche trasversali alla Merkel, Cazzola pare essere l’unico candidato ad apprezzare l’operato di Berlino, tanto da scegliere lo slogan “Europa über alles”, «fatto in tedesco perché sono stanco di sparate contro la Germania», spiega.

L’ex sindacalista della Cgil si è prefissato una soglia di 5 mila euro per volantini e “santini” da inviare soprattutto e-mail. La campagna elettorale del ministro della Salute Beatrice Lorenzin l’ha pagata invece in gran parte il Nuovo centrodestra. Lei ha concorso con alcune migliaia di euro. Per fare breccia ha realizzato uno spot elettorale che viene proiettato nei cinema. Anche l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini corre con il Ncd. «Non troverà nessun candidato che non spenderà neppure un euro come me», giura. Il motivo? Nella corsa alle regionali in Lombardia dell’anno scorso «ho speso personalmente 300 mila euro, il costo di una Ferrari». Consolato con uno scranno da senatore nella lista Monti, un anno dopo Albertini ha puntato su una campagna senza manifesti, gazebo, convegni elettorali e cene: tutta giocata sulla sua popolarità e l’effetto mediatico della Tv.

Le uniche uscite pubbliche sono state al traino del ministro Maurizio Lupi capolista e volto noto degli alfaniani al Nord. Campagna elettorale all’insegna del «passaparola» per il presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, candidato nella circoscrizione Centro. «Basta far sapere che ci sono», spiega. Come? «Attraverso un giro di telefonate, lettere, e-mail e qualche santino», aggiunge, «di sicuro la mia è una campagna molto povera: non ho ricevuto alcun contributo, mi sono completamente autofinanziato». Budget , 30 mila euro.

POVERI FRATELLI
Nell’affollata area degli euroscettici, Giorgia Meloni ha dettato il vademecum ai candidati di Fratelli d’Italia: «Cerchiamo di essere grillini e di sopperire con fantasia e militanza all’assenza sui media». Risultato: flash mob, iniziative-spettacolo e tanto Web. Vedi “lo Sconcerto del 1° maggio”, la contro-manifestazione al Pantheon a base di vino e porchetta con tanto di banda di paese. Oltre agli immancabili, ritoccatissimi manifesti elettorali della Meloni, che già per le primarie del Pdl era ricorsa a photoshop, che hanno innescato il sarcasmo della Rete. «È ufficiale: il mondo mi considera una cozza», ironizza lei.

Fra manifesti e dépliant, per Guido Crosetto, altro vip della lista, sono già volati 13 mila euro: «Ma non chiedo soldi. Già che non mi chiedono di darli come accadeva in Forza Italia è positivo». E, per gli spostamenti in auto, fratello e nipote sono stati i precettati. Fra gli outsider più facoltosi spicca invece Fabrizio Bracconeri, il Bruno Sacchi de “I ragazzi della 3C”, candidato nella circoscrizione Centro. L’ex usciere di “Forum” ha messo a budget 45 mila euro senza raccolta fondi né aiuti dal partito («che non sta mettendo a disposizione nulla, lo scriva»). Un Cinque stelle di destra a tutti gli effetti («Io sono il popolo») divenuto famoso per gli strafalcioni su Twitter: «I zozzoni», «lo appreso ora», «non approfittatevi la disperazione». Una strategia di marketing ha sostenuto Bracconeri. «L’onesta andrà di moda» ha cinguettato, proprio come Grillo. «L’ortografia invece pare sia fuori moda», la replica a tono di un follower. Slogan della campagna (anti-Ue): «Io so’ dimagrito, ora tocca all’Europa».

PENNE AL VERDE PER TSIPRAS
«Leggeremo che possiamo fare?»: la disarmante dichiarazione di guerra elettorale è invece di Valeria Parrella. Dalla sua generosità è nata l’antologia “Avviso ai naviganti”: nove scrittori che hanno regalato nove storie per sostenere la lista Tsipras. Ognuno dei nove ha ceduto ogni diritto, e il ricavato è andato a finanziare una campagna elettorale poverissima. «La mia è una campagna atipica, non sto spendendo soldi, non ho fatto manifesti né santini a livello personale», spiega Parrella, «ma ho girato le librerie e le associazioni di Napoli e della Campania per farci conoscere parlando dei nostri libri, delle nostre storie». Lo scrittore Ermanno Rea è stato scelto come capolista: «Ho 87 anni e la mia è un partecipazione di servizio. Non ci sono soldi ma ci sono gli scrittori, persone che hanno familiarità con la penna, così ci facciamo promozione». Renitente al fund raising è pure il giornalista Curzio Maltese: «Mi rifiuto e non faccio volantini né manifesti perché ci rimetto già abbastanza così, visto che mi pago tutto da solo. In pratica continuo a fare l’inviato come da giornalista, ma senza scrivere e senza note spese».

CAMPAGNE BONSAI
Sono quelle delle altre forze politiche minori. Bruno Tabacci è capolista per il Sud del partito-bonsai Centro democratico, che aderisce al cartello di Scelta europea: «Se dovessi essere eletto lascio il seggio a Roma e vado in Europa, la mia è una scelta convinta», annuncia. Non sarà facile, però, con un budget ridotto all’osso: 5 mila euro e uno staff minimal di tre persone addette alla comunicazione che hanno pensato alla campagna a base di manifesti, santini, spot, messaggi fino ai flash mob nelle piazze.

Prima di «Fermare il declino» del Paese, l’economista Michele Boldrin, tra i volti più noti dell’omonimo «Fare», capolista nel Nord-Est di Scelta europea, si è dovuto preoccupare di arrestare quello del suo portafoglio. «Per il momento sto evitando di guardare i conti della carta di credito. Pago da me tutte le spese di viaggio e di soggiorno, avvalendomi della collaborazione di alcuni volontari», ha aggiunto, «del resto non abbiamo finanziamenti pubblici né siti internet alla Grillo».

Con Syusy Blady, unico volto noto della lista Green Italia Verdi Europei, gli ambientalisti italiani provano a tornare al Parlamento europeo dove mancano dal 2009. Insieme al compagno Patrizio Roversi, Blady è l’ideatrice e protagonista di “Turisti per caso”, un format tv diventato sinonimo di viaggi fai-da-te. Quartier generale a Bologna e campagna elettorale low cost tutto volontariato e auto-finanziamento. In cassa, solo 10 mila euro: chissà se basteranno a portare Syusi in Europa.

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