Bibliobus. Catene di Sant'Antonio. E crociere letterarie. La più grande fiera libraria italiana affina le armi. Per premiare chi legge e catturare chi non legge

La crisi infuria, i lettori diminuiscono, ma sarà un Salone straordinario. L’ha assicurato il presidente Rolando Picchioni. E c’è da scommettere che la ventisettesima edizione del Salone del Libro 2014 sarà davvero un appuntamento memorabile: ospiti internazionali, da Frans de Waal a Jean Clair, da Douglas Hofstadter a Ramin Barhami, da George Soros a Fernando Savater. Un tema ambizioso, il Bene, da declinare nei suoi significati etici, storici, filosofici e letterari, con Susanna Tamaro per madrina. Un programma sterminato per tutti i gusti, dai lettori forti a chi non sa ancora leggere. Un Salone Off con centinaia di eventi che invadono Torino. E, prima volta assoluta, la Santa Sede come Paese ospite d’onore, in un padiglione che riproduce Piazza San Pietro: effetto del vento nuovo del pontificato Bergoglio e del lavoro del Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Gianfranco Ravasi. Se nel 2013, anno drammatico per i consumi culturali, il Salone ha registrato la cifra record di 330 mila visitatori, le premesse perché confermi la sua natura anticiclica rispetto ai tempi ci sono tutte.
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FEDELI MA NON TROPPO
Però, la grande domanda resta sempre la stessa. Ernesto Ferrero, che il Salone lo dirige, l’ha posta alla presentazione ufficiale dell’evento, lasciandola sola a volteggiare nell’aria: cosa fare negli altri 360 giorni dell’anno? Perché è proprio questo il cuore del problema: se i numeri dei presunti lettori sono in entusiasmante ascesa, i dati di vendita dei libri sono in deprimente picchiata. Nell’aria, sul web, ai festival, zampilli di passione vera. A conti fatti, librerie come miniere prosciugate.

I dati, del resto, non lasciano dubbi: secondo l’Istat, nel 2013 la quota di lettori di libri - almeno uno all’anno - è scesa dal 46 al 43 per cento sul totale degli italiani. Leggono più le donne (il 49,3 per cento) che gli uomini (solo il 36,4); più al Nord (oltre la metà) che al Sud (solo il 30,7 per cento). Il numero di libri letti è in assoluto modesto: al massimo tre in un anno. I cosiddetti “lettori forti”, cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 13,9 per cento. Non si leggeva così poco dal dopoguerra. Ma a sbirciare il Salone c’è un’altra Italia.

«È come se questo Paese fosse diviso in due parti, senza alcuna osmosi tra l’una e l’altra», dice Marco Polillo, presidente dell’Associazione Italiana Editori, che a Torino organizza il convegno: “Cosa tiene accese le stelle? Editori e lettori dopo tre anni di segno meno”: «Da una parte ci sono quelli interessati a tutto ciò che riguarda il mondo dei libri. Dall’altra quelli che non leggono, sempre più radicati nel loro ignorare i libri. Soltanto il settore per bambini e ragazzi sostiene l’editoria. Segnale che il libro è considerato ancora un investimento importante». Anche se quello adulto lo ha abbandonato: «Questi genitori, che non negano l’importanza dei libri, ma che non leggono più, ci danno la misura della fetta di mercato da recuperare».

SPAZIO ALLA FANTASIA
Sono gli stessi adulti che da anni sostengono il progetto per lettura ad alta voce a bambini tra i 6 mesi e i 6 anni “Nati per leggere”, solidissima alleanza tra bibliotecari, pediatri e genitori, 400 progetti in tutta Italia. Gli stessi che si ritrovano ai festival, da Mantova a Courmayer, da Milano a Pordenone, da Roma a Gavoi. Che animano di parole piazze e cortili della penisola, persino centri commerciali (la rassegna “Libri al centro”, a Cinecittà, Roma, si è appena conclusa). Che da Civitavecchia salpano sulla “Nave dei Libri” (flotta Grimaldi), in una crociera letteraria che conduce a Barcellona nel giorno di San Giorgio, per l’evento dei libri e delle rose.

Con la Giornata mondiale del libro appena alle spalle (il 23 aprile), i libri distribuiti nelle piazze, i “flashbookmob”, i selfie con un romanzo in mano (“Ci metto la faccia”), difficile pensare agli italiani come un popolo insensibile alla lettura. Anche perché l’orgoglio di leggere ha testimonial che fanno sul serio. Come il libraio ambulante Filippo Nicosia, paladino della lettura: su un furgone-libreria, viaggia come negli anni ’50 fece Luciano Bianciardi sul Bibliobus («Se la gente non va dai libri, saranno i libri ad andare dalla gente»). Idee dal basso, nate da associazioni o gruppi di amici, senza finanziamenti ma anzi a caccia di fondi nei modi più vari. Come il crowdfunding: vi fanno ricorso i piccoli festival, come Liberi sulla carta (borgo di Farfa, a settembre) e piattaforme come Bookabook, dedicato a raccogliere denaro per sostenere un testo inedito, sul modello dell’inglese Unbound. 

OBIETTIVO NAZIONALE
«È vero: c’è un grande fermento nell’aria, che stride con i dati ufficiali. L’elemento più preoccupante non è tanto che calano gli acquisti - si sa che solo due terzi dei libri letti sono acquistati, gli altri sono presi in prestito da amici o biblioteche - ma che la lettura stessa sia in una fase delicata», nota Flavia Cristiano, direttore del Centro per il Libro e la Lettura. «L’Italia del panorama librario è tuttavia fatta di una miriade di esperienze entusiasmanti: insegnanti, librai, bibliotecari, associazioni che danno vita a iniziative bellissime. La cosa che colpisce di più sono le loro capacità individuali. La buona volontà. Pur in assenza di una strategia nazionale». E il Centro? «È nato nel 2010 con risorse finanziarie ridicole e competenze frammentate. C’è da proseguire il lavoro avviato dal ministro Bray col Piano nazionale della lettura. Abbiamo puntato sull’attività di indagine e di informazione, stiamo sviluppando banche dati. Ma vogliamo agire, al tempo stesso.

C’è un progetto sperimentale, “In vitro”, per promuovere la lettura dei piccoli in sei territori: Biella, Ravenna, nella regione Umbria, Nuoro, Lecce e Siracusa. Con “Le città del libro” vogliamo mettere in rete quelle città che hanno eccellenze, e aiutarle a dialogare tra loro. E c’è la campagna il “Maggio dei libri”: nel 2013 tremila adesioni, quest’anno forse di più». Un collage di iniziative per intercettare chi non legge. Come “E’-book”, concorso che mette in palio soldi per le rette universitarie: “Fuori lo slogan! Spiega perché il tuo futuro sta nei libri che leggi”.

«Il problema della lettura è trasversale alla politica. Serve un programma bipartisan», aggiunge Polillo: «Non si può dare sostegno solo a parole. Il Centre National du Livre francese ha un budget di 30 milioni di euro». Il nostro Centro per il Libroper fare un confronto, ha solo un milione di euro. Intanto, è nato BooksinItaly, per iniziativa dei ministeri degli Esteri e dei Beni e delle Attività culturali: una vetrina delle nostre iniziative editoriali verso l’estero. Che sono tante: restiamo al quinto posto al mondo per produzione editoriale.

SPERANZE DIGITALI
I fondi sono pochi. Ci pensano alcune campagne virali sui social network ad alimentare economie alternative. Su Twitter impazza l’ashtag #caffè sospeso, a imitazione del caffè nella tradizione napoletana: si pagano due libri, il secondo è un regalo per chi entra dopo in libreria.

Su Facebook dilagano catene di Sant’Antonio che, se spezzate, obbligano a pagare pegno: libri per tutti. «Mi incuriosisce la comunità dei lettori in rete. Sono gli stessi che comprano i libri in libreria? Sono altri? Certo di letteratura sul web ne circola tanta. Citazioni, liriche, scambio di passioni, consigli di lettura, racconti», nota, su Facebook, la scrittrice Lidia Ravera, che da Assessore alla Cultura della regione Lazio ha stanziato un milione e 300 mila euro per tre nuovi bandi per la promozione del libro: «E se il pianto rituale sulla riduzione dell’acquisto di prodotti culturali fosse una forma di pigrizia dell’immaginazione? La famiglia dei lettori oggi è più grande più eterogenea più differenziata di come siamo abituati a pensare». Una cosa è certa: mai come oggi i libri si amano, si odiano, si prendono o si lasciano in presa diretta, sui blog e sui social network.
 
Lo sanno bene al Salone di Torino, dove debutta l’Area Startup, dedicata a servizi innovativi per i contenuti editoriali. Una vetrina d’eccellenza per l’editoria hi-tech, con start up in mostra come 20lines, per leggere, scrivere e condividere racconti brevi; Bliu Bliu, nata a Vilnius, metodo per apprendere le lingue attraverso la lettura di libri in lingua originale; Jlab, per bambini da zero a 10 anni, che si adatta alle diverse fasce di età; TwoReads, un programma per individuare nuovi libri adatti ai nostri gusti. Digitale da un lato, e analogico, dall’altro: al Salone si conclude la dodicesima edizione di “Adotta uno scrittore”, un’altra di quelle iniziative che, se non ci fosse il mercato di mezzo, farebbe degli italiani un popolo di campioni di lettura. 

CIRCOLO, ERGO SUM
Salgono sui palchi del Salone i gruppi di lettura. E il Circolo dei lettori, nato a Torino nel 2006, ideato e diretto da Antonella Parigi: 200 appuntamenti al mese, 700 persone che ogni giorno passano da Palazzo Graneri della Roccia, la sede. «La lettura è allenamento: un po’ per volta, facendo sentire il lettore protagonista, alleni la sua attenzione. E conta molto il modo in cui si parla di libri», spiega Parigi. «C’è contraddizione tra i dati di vendita e l’interesse verso il libro che anche noi riscontriamo. Il fatto è che in molti provano il gusto di esserci, di partecipare, e non sempre la loro presenza a festival, incontri e convegni si traduce nell’acquisto di libri. I circoli di lettura sono prima di tutto luoghi di comunità. La “bocciofila” della cultura: spazi che nutrono altri bisogni, in primis quello di socialità. La lettura è solo una componente». Per giunta in trasformazione: da momento di solitudine a messa in scena collettiva. Pretesto per stare insieme. Occasione da condividere. Rito di gruppo. Proprio come al Salone. 

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