Uno storico fiore all’occhiello. Se l’appunta la “presidenta” Cristina quando, nell’aprile del 2012, invia alle Camere un progetto di legge per «recuperare la sovranità nel settore degli idrocarburi». Con cui espropria alla Repsol il 51 per cento delle azioni di Ypf (Yacimientos petrolíferos fiscales), che gli spagnoli controllavano ?dal 1992 quando Carlos Menem aveva privatizzato la compagnia nazionale ?(uno dei pochi casi al mondo).
L’Ypf diventa così una società mista gestita dallo Stato. E viene affidata subito a Miguel Galuccio, ingegnere di 46 anni, da una vita nel settore, che rimpatria da Londra per affrontare la sfida. Soprattutto per sfruttare per il Paese (ed i soci privati) il giacimento di Vaca Muerta, 30 mila chilometri quadrati in Patagonia, 12 mila in concessione a Ypf. E che, secondo il Dipartimento di energia americano ha le quarte riserve al mondo ?di shale oil e le seconde di shale gas (petrolio e gas ottenuti dalle argille).
Ingegner Galuccio, i nuovi giacimenti di Vaca Muerta possono diventare il motore della ripresa dell'Argentina? Quali sono, i benefici che ne ricaverà il Paese?
«Enormi. Sfruttiamo risorse nostre per superare l’import energetico. Con più investimenti, aumentati del 130 per cento in due anni, e maggiore attività nelle aree in cui operiamo. Per i quadri dirigenziali sono già rimpatriati una quarantina di specialisti di livello internazionale. Ed il primo cluster shale che stiamo approntando creerà ?5 mila posti di lavoro. Lo sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali significherà l’autoapprovvigionamento ?di energia per le future generazioni. ?E, perché no, abbiamo un sogno: ?diventare esportatori di gas negli Usa».
Con il boom dello shale gas inizia l'era del post-petrolio? Che riflessi ci saranno sui consumi energetici delle nostre società?
«Sono in corso grandi cambiamenti. ?Mi azzardo a dire che gli idrocarburi ?non convenzionali sono il futuro di quelli convenzionali. Il petrolio non è solo combustibile. Il 90 per cento degli oggetti che utilizziamo si produce con suoi derivati. Con determinati loro composti si producono 5 milioni di medicinali. È difficile immaginare il grado dell’attuale sviluppo senza la presenza degli idrocarburi. ?Le energie alternative o rinnovabili non soddisferanno la crescente domanda mondiale di energia. Lo shale gas è quindi indispensabile per coprire il gap tra la crescente domanda di greggio dell’1 per cento annuale ed il declino degli idrocarburi convenzionali del 6,5 per cento l’anno. Paesi emergenti come Cina e India ?saranno i principali consumatori di energia. ?Nel 2040 la Cina consumerà il doppio rispetto agli Usa».
Che sinergie sta sviluppando con enti petoliferi di altri Paesi?
«Ypf è in permanente contatto con imprese petrolifere di altri Paesi, specialmente della regione. Abbiamo contratti di cooperazione con le holding di Venezuela, Uruguay ?e Bolivia. Molte compagnie hanno manifestato interesse per le potenzialità ?di Vaca Muerta. La Chevron è nostro socio in un’area di 20 chilometri quadrati. Quest’anno il nostro obiettivo è di perforare, con un investimento di 1,6 miliardi di dollari, 170 nuovi pozzi, da sommare ai 160 già esistenti. Abbiamo un contratto con la Dow Chemical e ne stiamo negoziando uno con la Petronas della Malesia. La produzione di non convenzionali di Ypf è ora di 20 mila barili ?al giorno. Per la fine dell’anno sarà il 10 per cento di quella totale».
L'Italia ha mai manifestato interesse ?per Vaca Muerta?
«Con l’Eni abbiamo avuto colloqui. ?E, come con tutte le imprese con ?cui abbiamo rapporti, siamo pronti a raggiungere una qualche intesa affinché si unisca alle nostre attività nel giacimento».
Come risponde alle polemiche degli ambientalisti che si oppongono alle nuove estrazioni?
«Shale gas e shale oil permettono di ridurre considerevolmente le emissioni di Co2. Negli Usa, grazie allo sviluppo dello shale gas, nel 2012, sono scese. Ci sono due fronti. Uno che spinge le imprese a operare bene e tutelare l’ambiente. L’altro ha solo un sottofondo di speculazione politica. ?È falso dire che si potrebbero contaminare le falde acquifere. Innanzitutto perché ci sono 2 mila metri tra esse e la cappa dove si trovano gli idrocarburi: un contatto è impossibile. E poi durante la perforazione di un pozzo si adottano procedimenti speciali per proteggere le prime, con l’installazione di barriere isolanti: tubi di acciaio di grande spessore che, con colate di cemento, vengono isolati dalle pareti del pozzo. Altro mito da sfatare è che chi vive nell’area può restare senz’acqua. Per il fracking si ricorre all’acqua solo per un paio di giorni per ogni pozzo. Per Vaca Muerta verrà utilizzato solo lo 0,1 per cento ?di quella disponibile nel territorio, ?contro il 5 per l’irrigazione, le industrie ?e l’uso domiciliare».