Attualità
17 settembre, 2014

Viareggio, il crac mette a rischio il Carnevale Così le partecipate stanno affondando la città

Il capoluogo della Versilia era la città dei carri: ora è quella dei carrozzoni. E dopo anni di malagestione i debiti del bilancio comunale sono aumentati a dismisura. Tanto da far rischiare il forfait della storica manifestazione

Era la città dei carri. E adesso è diventata la città dei carrozzoni. Scatole vuote. Pensioni per politici trombati. Oppure, semplicemente inefficienti. Le definizioni si sprecano per descrivere le società partecipate (in Italia sono oltre 10 mila) che stanno ingolfando le amministrazioni pubbliche. Ma a Viareggio hanno un sapore tutto versiliano. Montagne di debiti, che si sono accumulate negli anni. E che oggi presentano il conto alla città. Metafora di tanti piccoli e grandi comuni stretti nella morsa dei tagli, della spending review, della revisione di spesa. «Scatole vuote», appunto, come le chiama il commissario alla revisione della spesa Carlo Cottarelli.

Un elenco di malanni, guai, buchi delle partecipate. Sono almeno tremila quelle con meno di sei dipendenti e in circa metà delle partecipate dei Comuni ci sono meno dipendenti che persone sedute ai tavoli dei cda.

Insomma, se ne può anche fare a meno. Sui “trombati”, invece, è solo questione di lessico. Perché, dice Cottarelli, fra le partecipate ci sono «piccole società con il sospetto che molte siano state create principalmente per dare posizioni di favore a qualche amministratore o dipendente». Ex sindaci che hanno già fatto due mandati, assessori rimasti fuori dalla giunta, candidati non eletti alle elezioni: madamine, il catalogo è questo.

E per capire fino in fondo quanto nero sia il buco, bisogna partire appunto dalla Versilia. A Viareggio, famosa certo per il Carnevale, tanto da attrarre nel 1954 Humprey Bogart e Lauren Bacall, ormai sono le partecipate il nuovo tormentone. Ce ne sono 14 per 64 mila abitanti. Una ogni 4.500 persone. E sono le principali responsabili della situazione finanziaria critica del Comune che un tempo festeggiava il più bel carnevale d’Italia. E che oggi vive una Quaresima di conti pubblici, che durerà per anni.

COTTARELLI_WEB


Il 27 agosto il consiglio comunale ha approvato il bilancio consuntivo 2013 con un disavanzo di 53 milioni. Tracce, neanche troppo difficili da scovare, della situazione dei conti dell’amministrazione, si trovavano già in una relazione del professor Stefano Pozzoli. Una relazione commissionata due anni fa dal commissario di Viareggio, arrivato in città dopo le dimissioni di Luca Lunardini, l’ex sindaco del Pdl che lasciò il municipio in un mare di polemiche. E dentro quelle pagine c’è già tutto. Scriveva, infatti, già nel 2012: «Il monitoraggio dei contratti di servizio è poco efficace». E ancora: «In qualche caso, praticamente inesistente». Oppure: «Perfino l’approvazione dei bilanci non segue un iter corretto tra socio e società». In sostanza, chiosava il super-esperto collaboratpre do Cottarelli, «il sistema di controllo è molto carente e comporta grandi difficoltà».

E così il ministero dell’Economia, a inizio anno, ha mandato gli ispettori. E ha scoperto quello che ci si aspettava. Durante il mandato di Lunardini, che fu eletto sindaco con il 61,8 per cento nel 2008 e per anni fu indicato come sindaco modello del sistema berlusconiano in Toscana, il deficit delle partecipate è aumentato del 21,53 per cento. In soli due anni, fra il 2010 e il 2012, l’indebitamento è passato da 295,6 a 359,2 milioni di euro. Soldi che dovranno essere pagati dai cittadini: quei debiti pesano sul bilancio comunale e sono aumentati di oltre il 25 per cento (da 149,1 milioni a 187,1).

I casi sono decine. Le storie tutte simili. Nella città dove tutto è maschera, anche le società pubbliche hanno mostrato per anni un volto che non corrispondeva alla realtà. Fuori erano efficienti, dentro erano marce. Prendi la Patrimonio Viareggio, dal nome altisonante: è la società per la riscossione di tributi e multe. Ecco che se si guarda bene, ha un problema non da poco: i soldi riscossi non sono mai stati dati al Comune. E non si parla di spiccioli: «L’ammontare delle riscossioni non versate, al 31 dicembre 2013 risulta pari a 27,1 milioni», certificano gli ispettori del Mef. Che tradotto significa che i cittadini di Viareggio dovranno fare tante rinunce per poter trovare, nei ritagli del bilancio municipale, almeno una parte di quel tesoretto.

Ed ecco l’altro lato della medaglia. Gli ispettori del ministero che hanno analizzato i bilanci del Comune dal 2009 in poi, hanno scoperto che negli esercizi 2009, 2010 e 2011 «i disavanzi di amministrazione e i deficit correnti risultano finanziati solo contabilmente, ma non sostanzialmente». Significa che in quei tre anni l’amministrazione versiliana ha cercato di coprire il buco con entrate straordinarie, prendendo i soldi qua e là e attingendo, spiegano i tecnici, soprattutto «dai proventi degli oneri concessori (permessi di costruzione) e dalle presunte plusvalenze da alienazioni immobiliari». Peccato che la “strategia” non abbia funzionato e le previsioni non siano state rispettate. E il meccanismo è diventato vizioso.

Quello di Viareggio, insomma, è un caso di scuola. Che mostra come dietro ai debiti dei Comuni ci siano quasi sempre loro: le partecipate. E non tanto quelle che gestiscono o forniscono servizi veri per i cittadini, come acqua, trasporto o gas. Ma «società strumentali o società che si hanno anche difficoltà a classificare», spiega Pozzoli.

Tocca a un renziano gestire questa delicata situazione. Leonardo Betti, vincitore di primarie partecipatissime (erano in otto), ha cominciato a mettere mano alla macchina comunale con un piano di prepensionamenti. Adesso sta valutando quale strada prendere, se quella del dissesto (molto rigida) o del pre-dissesto (più leggera, percorsa ormai da molti Comuni, tra cui Napoli). Sono settimane complicate per il centrosinistra viareggino. Il presidente della Fondazione Carnevale Stefano Pasquinucci e il cda si sono dimessi per mancanza di certezze economiche per il 2015. Qualche mese fa, il sindaco aveva informato Pasquinucci che il contributo preventivo per il Carnavale (un milione e quattrocentomila euro) non era disponibile. Dopo le notizie sul disavanzo da 53 milioni, i vertici hanno preferito abbandonare l’incarico. Però almeno una certezza esiste: signori, non c’è più un euro.

Il sindaco ha incontrato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che darà una mano e ha assicurato che il Carnevale si farà. A badare ai conti ci penserà un commissario, ma le opposizioni sono furibonde. «Non esiste più il Carnevale di Viareggio, ma il Carnevale della Toscana», nel senso della Regione, ironizza il capogruppo di Forza Italia Alessandro Santini, ex presidente della Fondazione Carnevale, che accusa il sindaco di aver promesso soldi che poi non ha potuto impegnare realmente e vuole sfiduciarlo con una mozione in Consiglio. Ma pure Betti, di fronte alle critiche che gli arrivano, risponde con piglio renziano. «Permetteteci di provarci. Evitare il tracollo di questa città, darsi da fare per trovare finanziamenti alle nostre manifestazioni e per le nostre infrastrutture e cercare soluzioni al fine di portare in pareggio il bilancio mi sembra un imperativo morale, un vero e proprio obbligo per tutti noi. Noi ci proviamo, anche se i gufi e gli avvoltoi continueranno a parlare».

La Toscana non è più quella regione felix descritta dall’ex governatore, oggi senatore del Pd, Claudio Martini. I luoghi della crisi sono aumentati, il sistema senese e il “groviglio armonioso” sono esplosi, Piombino ha spento i suoi altoforni. E ora c’è Viareggio.

L'edicola

25 aprile ora e sempre - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 18 aprile, è disponibile in edicola e in app