L'ultimo caso è stato quello dell'ex sindaco di Brindisi, Ma in Parlamento o su Facebook, sugli scranni del Senato o in provincia, il partito del sessismo è trasversale. Tra insulti espliciti e maschilismo travestito

"L'informazione locale in mano alle donne. Alcune dimostrano di saper usare meglio la bocca che la mano". È il commento scritto su Facebook dall'ex sindaco di Brindisi, Giovanni Antonino. Che, nel tentativo di metterci una pezza, fa ancora peggio: "E vi garantisco che non è maschilismo".

Sarà, ma il linguaggio sessista, scambiato per boutade, serpeggia sulla scena politica. E non solo. Il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, ha tentato di dare al pregiudizio veste scientifica: "Finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio"

Ma la lista è lunga. E spesso, come nel caso di Antonino, legato all'oralità. La democratica Alessandra Moretti riferì in diretta tv l'insulto del 5 Stelle Massimo De Rose. Durante l'occupazione della Commissione Giustizia, il grillino urlò: "Le donne del Pd sono arrivate qui soltanto perché capaci di fare pompini". Un gergo che non dispiace al leader del Movimento. Il 23 agosto, un post sul blog di Beppe Grillo accusa di partigianeria la giornalista del Tg1 Claudia Mazzola. Il titolo? "Basta servizietti".

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Una pioggia di insulti sessisti era piovuta sul blog anche quando Grillo chiese alla Rete: "Cosa fareste in auto con la Boldrini?". In quell'occasione i commenti vennero cancellati e arrivarono le scuse ufficiale. Anche il portavoce del M5s, Claudio Messora (lo stesso che scrisse "Ho fatto una cosetta a tre con Carfagna, Gelmini e Prestigiacomo") ha ammesso di aver esagerato in un tweet rivolto alla presidente della Camera. Il 2 febbraio cinguettò: "Cara Laura (Boldrini) volevo tranquillizzarti. Anche se noi del blog di Grillo fossimo tutti potenziali stupratori...tu non correresti nessun rischio".

Guai a fermarsi al blog però. Il partito del sessismo è trasversale. Va da Sel alla Lega. Appena nominati i ministri del governo Renzi, Matteo Salvini si lanciò in difesa del focolare, chiedendosi: "Come farà Marianna Madia a fare il ministro se dovrà fare la mamma?".

Il senatore montiamo Tito Di Maggio, proprio nel corso del dibattito parlamentare sulla parità di genere, si era rivolto alle senatrici tacciandole di "codardia". La loro proposta era figlia di "gravidanza isterica".

Il 13 luglio c'è la finale di coppa del mondo. Argentina contro Germania. Il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, twitta una fine analisi tra calcio e geopolitica: "Impietoso il paragone tra orrenda Merkel e giovani argentine inquadrate poco fa".

I machismi spuntano però ogni giorno. Basta scorrere i commenti a un post (uno qualunque) delle pagine Facebook (autentiche) di Moretti, Boldrini, Carfagna. O su quella (fake) di Maria Elena Boschi. Che siano complimenti ("Con quella bocca Mara può dire ciò che vuole") o insulti (in un profluvio di frutti oblunghi e mercimonio del proprio corpo) non importa: la valutazione politica arriva dopo quella estetica.

Ma è in provincia che l'umorismo maschio dà il meglio di sé. A Molfetta, Forza Italia ha firmato con orgoglio un manifesto contro il sindaco Pd Paola Natalicchio. Slogan: "Le pene di Paola"



A Nichelino, nel torinese, il sindaco è stato accusato di sessismo per aver consentito di girare nel suo ufficio comunale un video dall'intento parodistico e dal risultato quantomeno trash.

A Brescia ha fatto discutere l'accostamento tra defecazione e prostituzione ardito dal Comune. Proposito encomiabile: il decoro urbano. Risultato discutibile. Sui manifesti campeggia un escremento, con lo slogan "non sono una tipa da strada".

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In Provincia di Vercelli c'è un paesino, Borgosesia, con un sindaco famoso: il leghista Gianluca Buonanno, l'uomo che si presentò in Parlamento con una spigola. Sabato 6 settembre c'è stata la Sagra del Würstel. L'elegante locandina promozionale mette insieme luoghi comuni, riferimenti sessuali e omofobi e la faccia di Buonanno in pochi centimetri quadrati.

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Fino al cortocircuito sessista Made in Veneto del luglio 2013. La consigliera di zona, padovana e leghista, Dolores Valandro, si augura che qualcuno stupri l'allora ministro Kyenge. Gli risponde un consigliere comunale di Cavarzere, Venezia. Angelo Garbini (Sel) ha un'idea sul trattamento da riservare alla Valandro: "Sarebbe da mollare in un recinto con una ventina di negri assatanati".

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