Radar Usa a Niscemi: necessarie nuove perizie su pericoli per la salute e sicurezza dei voli

La relazione del professor Marcello D'Amore, depositata al Tar di Palermo, critica i risultati sin qui prodotti sul Muos dagli altri organismi (Ispra, Arpa e Enav): non avrebbero i requisiti scientifici adeguati agli standard internazionali

L’eco delle guerre prossime venture in Medio Oriente non basterà a smussare le polemiche sul Muos, l’installazione tecnologica della Marina militare statunitense che in Sicilia, a Niscemi, ha piazzato le sue antenne. Quel sistema è oggi uno dei perni fondamentali per la nuova guerra al terrore lanciata dall’amministrazione statunitense all’Isis. Sembrava tutto risolto, con i numeri forniti dalle relazioni dell’Istituto superiore della Sanità, dai tecnici della Regione siciliana e dall’Enav, buoni a certificare il via libera al nuovo sistema di connessione radar dei militari a stelle e strisce.

Ma ora, quei numeri e quelle relazioni, che erano state utilizzate per mettere uno stop al braccio di ferro tra il governo regionale della Sicilia (inizialmente contrario alla rete di antenne, tanto da aver proceduto a una revoca dell’autorizzazione poi ritirata) e il Ministero della Difesa (forte di un protocollo operativo siglato con gli Stati Uniti), sono messi in dubbio dalla relazione, depositata al Tar di Palermo da Marcello D’Amore, docente di elettrotecnica dell’Università “La Sapienza” di Roma, perito incaricato dai giudici amministrativi di fare luce su quella montagna di carte e analisi scientifiche.

LA PERIZIA INTEGRALE DEPOSITATA AL TAR



Nelle conclusioni alla sua relazione, D’Amore spiega che “l'impianto MUOS, la base NRTF, l'aeroporto di Comiso ed il territorio di Niscemi costituiscono nel loro insieme un sistema integrato, reso complesso dalla pluralità delle variabili e dei parametri deterministici ed aleatori che lo caratterizzano. Un tale sistema meriterebbe un rapporto di conformità rispondente a requisiti tecnici e scientifici adeguati allo standard di livello internazionale”. In buona sostanza, gli studi sin qui condotti non avrebbero quei requisiti.

Il Tar della Sicilia aveva conferito l’incarico al professore D’Amore nel 2012 e con una successiva ordinanza del 2013, al docente della Sapienza era stato consentito di accedere “a tutti gli atti del procedimento in questione anche se non depositati in giudizio”.

La storia del Muos in Sicilia inizia il primo giugno del 2011 con l’autorizzazione concessa dalla Regione al Ministero della Difesa, atto che costituisce il primo via libera all’insediamento tecnologico della Marina statunitense. Quella convenzione sarà revocata dalla stessa Regione alla fine di marzo del 2013, aprendo così un contenzioso con il Ministero della Difesa. Alla fine, il governo siciliano ritirerà la revoca, facendo ripartire i lavori per le antenne collocate nel cuore della Sicilia, a Niscemi. Ma il lavoro del docente della Sapienza è andato avanti e le sue conclusioni sono state depositate al Tar della Sicilia a metà settembre. Nella sua relazione, D’Amore critica i risultati forniti dagli altri organismi chiamati a giudicare la pericolosità per la salute pubblica e per la sicurezza aerea di quel sistema di antenne.

Nel valutare le relazioni dell’Istituto superiore di Sanità, D’Amore riporta che “l'affermazione dell'ISS di danno trascurabile conseguente all'esposizione di una persona agli elevati valori della densità di potenza e del campo elettrico lungo l'asse del fascio a 1600 W e 31 GHz, nel caso di malfunzionamenti dei sistemi di puntamento o di eventi sismici, non è condivisibile. Al contrario si ritiene che un tale evento debba essere evitato”.
Per D’Amore, “l'articolata relazione dell'ISS offre un consistente contributo all'analisi degli aspetti elettromagnetici, ambientali e sanitari che caratterizzano il sistema in esame. Va tuttavia rilevato che la stima dell'impatto elettromagnetico ambientale delle parabole del MUOS non soddisfa i requisiti della rigorosa indagine auspicata nella relazione finale di verificazione dello scorso anno poiché è basata su procedure di calcolo semplificate che, contrariamente a quanto affermato, non forniscono condivisibili indicazioni nell'ottica del caso peggiore, ed inoltre sono limitate alla valutazione della sola densità di potenza e non anche del campo elettrico irradiato. E' presumibile che in condizioni di corretto funzionamento delle parabole, e cioè con il previsto angolo di elevazione, i valori di campo elettrico e di densità di potenza in prossimità del terreno nei siti di interesse risultino inferiori ai limiti di legge, tuttavia è necessario che tali valori costituiscano il risultato di un affidabile e non contestabile metodo di calcolo tenuto anche conto delle aspettative della popolazione soggetta ai possibili rischi di esposizione al campo elettromagnetico.

La relazione di D’Amore mette a confronti i dati delle rilevazioni dell’Ispra e dell’Agenzia per l’ambiente della Regione siciliana. In questo caso, lo studioso conclude: “I valori di campo elettrico ottenuti nelle misure condotte da ISPRA in un periodo di tempo limitato di dieci giorni sono notevolmente inferiori nei siti prossimi alla base NRTF, in particolare in località Ulmo, a quelli misurati in passato da ARPA Sicilia in prolungati periodi di tempo. Inoltre i siti di misura scelti da ISPRA non sembrano coincidere con quelli scelti da ARPA Sicilia. Le motivazioni di tali macroscopiche discordanze avrebbero dovuto costituire oggetto di indagine da parte di ARPA Sicilia tenuto anche conto che i risultati delle misure eseguite da ISPRA in collaborazione con la stessa ARPA Sicilia sono stati utilizzati dall'ISS per dimostrare che i campi elettromagnetici irradiati dalle antenne della base NRTF rispettano i limiti previsti dalla normativa nazionale e sarebbero irrilevanti nell'eventuale cumulo con il campo elettromagnetico irradiato dalle antenne MUOS. In mancanza di tali approfondimenti le risultanze sperimentali del rapporto ISPRA non possono essere considerate dirimenti ai fini della valutazione dell'impatto elettromagnetico prodotto dalle antenne della base NRTF in prolungati periodi di tempo ed i conseguenti rischi di esposizione per la popolazione”.

Così, se da un lato i risultati relativi alla presunta sicurezza per la salute andrebbero ricalcolati, la scure del professor D’Amore s’abbatte anche sulle conclusioni dell’Enav, l’agenzia per la sicurezza dei voli. Per il docente: “Lo studio condotto da ENAV presenta una analisi delle procedure che interessano l'aeroporto di Comiso nella quale si confronta la quota di un aeromobile su determinati segmenti con la quota del fascio elettromagnetico irradiato da un'antenna parabolica del MUOS. L'analisi del possibile attraversamento del fascio da parte dell'aeromobile è svolta da ENAV basandosi erroneamente sul calcolo del campo lontano, come la stessa ENAV riconosce nelle conclusioni”. Ed ancora, “ENAV non tiene conto della presenza degli aeroporti di Catania e Sigonella nel territorio potenzialmente interessato dalle antenne del MUOS”. Ma di quelle antenne, oggi, la comunità internazionale difficilmente potrà fare a meno.

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