Politica
21 gennaio, 2015

Il consigliere regionale non molla il vitalizio La casta perde tempo per tenersi l'assegno

Solo sette regioni su venti hanno introdotto dei parametri per la riduzione dell'emolumento a chi sedeva nel consiglio regionale. Le altre cincischiano, sperando che i ricorsi sulla "lesione di un diritto acquisito" vadano a buon fine. E il fronte di chi "resiste" va dall'estrema sinistra alla destra

Dopo le spese folli e i vitalizi aboliti per i consiglieri solo dalla prossima legislatura, un altro scandalo politico si annuncia sul fronte delle Regioni che, come ha polemizzato il premier Matteo Renzi, “hanno qualcosa da farsi perdonare”. E riguarda ancora una volta il tormentone dei vitalizi.

Tre mesi fa, quasi in risposta alle critiche renziane, l’assemblea dei presidenti ha fissato i parametri minimi ai quali tutte le Regioni possono far riferimento per la riduzione, dal 2015 al 2017, dei vitalizi percepiti dagli ex consiglieri. E ha stabilito inoltre l’innalzamento per tutti dell’età necessaria per il diritto al vitalizio, da 50 a 65 anni (o anche 60 con penalità per l’ex consigliere).

I parametri sono questi: 6 per cento di riduzione dell’importo lordo fino a 1.500 euro di vitalizio, 9 per cento fino a 3.500, 12 per cento fino a 6mila e 15 per cento da questa cifra in su. Aliquote maggiorate del 40 per cento qualora il beneficiario sia titolare di un altro vitalizio erogato dal Parlamento italiano o europeo.

L’ordine del giorno porta la data del 10 ottobre scorso e ad esso si sono uniformate fino ad oggi solo poche regioni: Veneto, Piemonte, Marche, Trentino, Lazio e Toscana, mentre la Lombardia lo ha preceduto con una legge del 1 ottobre scorso. Le altre regioni “ci stanno pensando” a uniformarsi, come spiegano al Calre, la sede dei consigli regionali.

Ma più il tempo passa e maggiore è la possibilità che gli ex consiglieri delle regioni ritardatarie evitino la mannaia dei tagli. Cincischiano, prendono tempo, in attesa delle elezioni regionali del prossimo maggio e soprattutto dell’esito dei ricorsi annunciati e minacciati. O addirittura presentati, come in Lombardia, dove 54 ex consiglieri del Pirellone, dall’ex leader del ’68 Mario Capanna al leghista Alessandro Patelli, si sono rivolti al Tar lombardo, lamentando la violazione del diritto di intangibilità dei diritti acquisiti.

Aldo Bottin, Forza Italia, presidente dei 3.200 ex consiglieri regionali, non ha dubbi: “Le leggi approvate ledono un diritto acquisito. La nostra contrarietà è netta”. Dal Veneto, dove uno dei più strenui avversari della legge taglia-vitalizio è l’ex consigliere e parlamentare Severino Galante (ha militato nel Pci fino al Pdci), al Piemonte è corsa negli studi legali per capire se esistono i margini per portare la questione alla Corte costituzionale al grido di “Giù le mani dai vitalizi”.

Persino il cattolico Angelo Passaleva, leader del movimento per la vita che si batte contro l’aborto, e presidente degli ex consiglieri toscani, plaude a Capanna e soci ed esprime il dissenso nei confronti della legge approvata dalla Toscana, in linea con l’indicazione dell’assemblea dei parlamenti regionali, in gran parte finora disattesa.

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