Lunedì 22 luglio 2013 è stato il giorno del miracolo sulla Salerno-Reggio. Un tratto di 11 chilometri della famigerata autostrada Salerno-Reggio Calabria è stato inaugurato dall’Anas. Aperto in anticipo rispetto ai tempi previsti. Grande soddisfazione, brindisi, abbracci. E soprattutto applausi per quegli imprenditori, della Tecnis Spa, venuti da Catania con tanto di patente antimafia che sono riusciti a terminare prima del tempo uno dei tratti più complicati dell'autostrada calabrese.La storia però è senza lieto fine.
Infatti i proprietari della Tecnis e della Cogip, Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, i due catanesi del miracolo, sono tra gli indagati nell'inchiesta sul sistema messo in piedi dalla "Dama nera" dell'Anas, Antonella Accroglianò. Insieme a loro ci sono anche l'ex sottosegretario alle Infrastrutture del governo Prodi, Luigi Meduri, funzionari dell'ufficio dove lavora la manager Accroglianò e altri imprenditori che con Anas hanno rapporti da tempo.
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La guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Roma, ha arrestato dieci persone per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e voto di scambio e ha eseguito centinaia di perquisizioni in tutta Italia. Il quadro che ne viene fuori è deprimente, per dirla con le parole del capo della procura capitolona.
La “Dama nera”, da cui prende il nome l'indagine, è, appunto, Antonella Accroglianò. Dirigente responsabile del coordinamento tecnico amministrativo, all'interno della Condirezione generale tecnica, deputato alla gestione dei rapporti con gli imprenditori. E proprio questo ruolo le ha permesso di entrare in rapporto con gli imprenditori che lavoravano per Anas. Nello stesso ufficio lavorano altri funzionari indagati: Oreste De Grossi; Sergio La Grotteria; Giovanni Parlato; Antonino Ferrante.
Tutti, insieme alla “Dama”, sono accusati di associazione per delinquere. Negli atti si parla di «sistematiche condotte di asservimento della funzione svolta all'interno dell'Anas alle ragioni di terzi disposti a riconoscere loro denaro ed altre utilità; di reiterati episodi di corruzione per specifici atti contrari, reciprocamente cooperando ciascuno per quanto di propria competenza, pet ottenere profitti illeciti, determinati nel loro ammontare dalla Accroglianò e dalla stessa gestiti, riscossi in contanti direttamente dai sodali e ripartiti proporzionalmente alle responsabilità assunte nella gestione dei singoli procedimenti amministrativi, concertando comuni iniziative di auto protezione».
Un sistema vero e proprio, dunque, quello descritto dagli inquirenti, con a capo la dirigente. A fianco di questa struttura parallela nel cuore delle infrastrutture di Stato, uno stuolo di imprenditori e politici. In particolare Luigi Meduri: democristiano di lungo corso, già sottosegretario nel governo Prodi, presidente della Regione Calabria per un anno e più volte consigliere regionale.
Secondo i detective della finanza il ruolo di Meduri era quello di mediatore tra l'ufficio della Dama nera e le aziende siciliane di due imprenditori finiti sulle prime pagine dei giornali per la loro battaglia antimafia, dopo che in Calabria avevano denunciato alcuni estorsori della 'ndrangheta. «Meduri quale mediatore degli interessi delle predette imprese, avvalendosi dei rapporti di personale conoscenza ed influenza con la Accroglianò, promettevano e consegnavano denaro ai pubblici funzionari Accroglianò e De Grossi; ottenendo il Meduri, per sé, che la Accroglianò si interessasse per far assumere presso l'Anas Gennaro Zizza e Antonio Clemente Chindamo( persone di riferimento di Meduri)».
I paladini della legalità
Domenico Costanzo a Catania è un'autorità nel suo settore. Importante membro di Confindustria(è tra i candidati alla presidenza dell'associazione etnea), eroe dell'antiracket, legato alla politica, a quei politici che dell'antimafia hanno fatto una bandiera. Con il socio Concetto Bosco hanno messo su un piccolo impero. Costanzo finisce sulle prime pagine dei giornali quando qualche anno fa denunciò, in Calabria, una banda di 'ndranghetisti che gli chiesero il pizzo per dei lavori ottenuti da Anas sulla statale 106.
Il loro gioiello si chiama Tecnis. E oltre a lavorare moltissimo sulla Salerno Reggio Calabria ha costruito insieme a Cmc il viadotto Scorciavacche, crollato subito dopo l'inaugurazione, sull'autostrda Palermo-Agrigento. Nell'inchiesta della procura di Roma Costanzo viene descritto come quello che «non si sporca le mani», mentre «è sempre Bosco a consegnare le provviste corruttive...E' evidente dunque che Costanzo è colui che prende gli accordi con la Dirigente Anas e si rifiuta anche di accompagnare il socio allorché c'è da fare un lavoro sporco. Bosco è designato quale consegnatario delle provviste corruttive». Il grande mediatore tra la Dama nera e gli imprenditori etnei è, da quanti emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, l'ex sottosegretario Meduri.
Dalla ciliegie alla “protezione” in Calabria
«Però gliel'ho detto ... non puoi venire qui con ste ciliegie smozzicate che fai solo confusione, vieni con una ciliega definitiva». In questa intercettazione Antonella Accroglianò è contrariata dalle modalità di pagamento delle tangenti fatte da Concetto Bosco, l'imprenditore di Catania. Le ciliege, cioè le mazzette, le vuole in un unica soluzione. Durante le perquisizioni gli investigatori hanno trovato in una borsa 70 mila euro in contanti che la Dama dell'Anas aveva messo da parte.
Accroglianò è anche quella che decide e impone le sue scelte, secondo l'accusa, nei cantieri Anas in Calabria. Per i lavori su un tratto della statale 106, per esempio, avrebbe deciso i subappaltatori e chiesto l'assunzione di due operai: «Quando iniziate i lavori mi devi dare una mano per due operai». La società che doveva sottostare alle richieste della Dama nera era la De Sanctis costruzioni, i cui titolari risultano tra gli indagati.
Un episodio reso inquietante da alcune intercettazioni in cui la dirigente spiega all'imprenditrice che avrebbe fatto meglio ad accettare il subappaltatore suggerito per non avere così problemi di pressioni mafiose, visto che il cantiere si trovava in una delle zone più infestate dalla 'ndrangheta della provincia di Reggio Calabria.
«Noi comunque... anche..chiederemo sempre alla Polizia», dice l'imprenditrice. Ma Accoglianò insiste spiegandole che con quell'imprenditore in cantiere potrà stare più che tranquilla(«se lo mette papà vicino ...una sicurezza»). L'imprenditore in questione è, si legge nelle carte dell'indagine, Mario Grimoli. Presentato dalla dirigente come una persona onesta e perbene: «per movimento terra... e tutte le cose che dovete fare, vi do una persona io è uno perbenissimo! lui è della Calabria. … lavora sulla Calabria ... è una persona ... fidatevi.. . se ve lo dico io vi dovete fidare... vi fate fare tutte le opere, le cose che può fare... e vi sta vicino lui... non sentite nessuno...commenti o cose..perché se uno comincia a sentire gente poi è finita poi».
Accroglianò non vuole che i due imprenditori chiedano informazioni su Grimoli per un motivo ben preciso: non è in realtà così come lo presenta. La procura infatti scrive che Mario Grimoli ha «diversi precedenti di polizia». Ma per la manager va comunque aiutato, «mo' dobbiamo aiutare sto Grimoli... questo lo metttarrto in qualche gara... lo facciamo mettere... mo', appena si muove qualcosa», confessa al suo collega indagato. Il tratto di statale, tra l'altro, era già finito sotto inchiesta per le infiltrazioni della 'ndrangheta e per un pezzo di galleria crollata. Una grande retata aveva portato in carcere imprenditori e dipendenti Anas, oltre che boss mafiosi di Africo, cuore pulsante di 'ndrine potenti.
La dirigente ambiziosa
Puntava in alto, Accroglianò. Grazie alle relazioni costruite negli anni era convinta di poter scalare ancora più posizioni all'interno di Anas. Tanto è vero che «auspicava, nell'ambito della revisione dell'Ente, dopo la nomina del nuovo Presidente Armani, ad essere nominata responsabile del1'ufficio Gare e Appalti». Dalle indagini «è chiaramente emerso che il progetto della Accroglìanò è quello di assumere, con la gestione del nuovo Presidente Armanii un compito ancor piu strategico all'interno dell'ente, ovvero quello di responsabile dell'ufficio gare: posizione cui la stessa ambisce anche per l'evidente potere che le deriverebbe in termini di controllo sulle procedure di gara, sulla determinazione del contenuto dei bandi e, in generale, di assegnazione dei lavori ad eventuali imprese a lei vicine, ovvero di esclusione di imprenditori alla stessa non graditi». Un progetto fallito con l'arresto. Intanto è lo stesso Armani a dettare la linea dura dopo la notizia della retata all'Anas: «I soggetti coinvolti, dirigenti e funzionari, saranno licenziati. L'azienda si costituirà parte civile». Con buona pace delle dame e dei principi dell'asfalto.