La principessa di Frozen teme le emozioni ed è sopraffatta dalle interazioni con i propri simili, tanto da rinchiudersi, letteralmente, in un castello di ghiaccio. I risultati di uno studio del centro di ricerca della Boston University
È possibile fare una diagnosi su un cartone animato? Ci ha provato Helen Tager-Flusberg, responsabile del centro di ricerche sull’autismo della Boston University. Secondo la quale Elsa, la principessa gelida e incapace di comunicare protagonista dell’amatissimo cartoon “Frozen”, sarebbe un esempio di autismo femminile.
Una condizione poco conosciuta, e forse sottodiagnosticata, visto che i disturbi dello spettro autistico colpiscono in maggioranza maschi. Elsa teme le emozioni ed è sopraffatta dalle interazioni con i propri simili, tanto da rinchiudersi, letteralmente, in un castello di ghiaccio.
E i suoi poteri magici ricordano le bizzarre competenze caratteristiche di alcune persone con autismo.
Con questa storia, nota Tager-Flusberg, la Disney ha contribuito a promuovere il rispetto per la diversità: «Forse le tante bambine che hanno scelto per Halloween un costume da Elsa stanno imparando ad ammirare un’eroina con autismo», osserva la ricercatrice. «O semplicemente ad accettare con serenità che si può essere diversi».