Nelle intenzioni della Santa Sede doveva essere un procedimento "lampo" da chiudere prima dell'inizio del Giubileo. Ma il clamore mediatico ha costretto la corte a rivedere strategie e tempi. Tutto rinviato a data da destinarsi

VatiLeaks, il processo alla prova dell'opinione pubblica

Era stato programmato come un “processo lampo”, che nelle intenzioni doveva chiudersi prima dell'apertura del Giubileo. Ma il Vaticano, abituato a risolvere i casi di giustizia dentro le mura della Santa Sede, non aveva fatto i conti con la risonanza mediatica che il coinvolgimento di due giornalisti tra gli imputati avrebbe inevitabilmente comportato. Così, anche la giustizia del Vaticano, messa di fronte alla gestione di un processo sotto i riflettori dell'opinione pubblica, e, quindi, delle esigenze di un “giusto processo”, ha dovuto ricredersi su più punti e rivedere la strategia, fino ad una repentina e inaspettata inversione di rotta.

«L'udienza è finita. Hanno deciso di accettare una serie di eccezioni e tutto viene spostato a data da definirsi. Devono fare una serie di controlli, non c'è stato alcun interrogatorio», ha detto Emiliano Fittipaldi, giornalista dell'Espresso, coimputato con Gianluigi Nuzzi di Mediaset, uscendo dalla Città del Vaticano dove si è svolta l'udienza del processo VatiLeaks 2 sulla fuga di documenti riservati della Santa Sede.

Il calendario del processo prevedeva le audizioni di monsignor Lucio Vallejo Balda e di Francesca Immacolata Chaouqui, i due ex componenti della commissione Cosea sulle strutture finanziarie vaticane accusati, in concorso con l'ex collaboratore Nicola Maio, di aver passato carte segrete ai giornalisti. Chaouqui, Fittipaldi e Nuzzi erano arrivati in Vaticano alle 9,30. Mentre i due giornalisti entrando non avevano rilasciato dichiarazioni ai cronisti, la Chaouqui aveva ribadito la sua innocenza, dichiarandosi «tranquilla» sull'esito del procedimento.

ACCOLTE LE ISTANZE DELLA CHAOUQUI

«Siamo soddisfatte, sono state accolte le nostre istanze istruttorie. C'è stata l'ammissione delle liste dei testi e alcune perizie sono state ammesse», ha commentato l'avvocato Laura Sgrò, legale di Francesca Immacolata Chaouqui, dopo il rinvio dell'udienza. L'avvocato, parlando con i cronisti, ha quindi confermato che «non ci sono stati ancora interrogatori», mentre «si è discusso sulla giurisdizionalità».

I giudici hanno anche ammesso l'ammissione dei testi richiesti dall'imputata: i cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato, e Santos Abril y Castellò, presidente della Commissione Ior, che saranno chiamati a deporre in aula. Il tribunale ha disposto anche una perizia informatica in una nuova udienza a data da destinarsi.

TRA I TESTI ANCHE BENOTTI, MIELI, KRAJEWSKI

L'apertura del tribunale si è estesa quindi a tutti i testimoni richiesti dalle difese. Monsignor Vallejo Balda ha citato in aula Mario Benotti, indagato nell'inchiesta della Procura di Terni confluita a Roma. Particolarmente nutrita la lista della difesa Chaouqui: oltre ai cardinali Parolin e Abril, ha chiesto che siano sentiti l'elemosiniere monsignor Konrad Krajewski, monsignor Paolo Lojudice, Lucia Ercoli e padre Vittorio Trani. Nicola Maio ha citato monsignor Alfredo Abbondi della Prefettura economica. Nuzzi porterà l'editorialista del Corriere della Sera e presidente di Rcs libri Paolo Mieli, Paolo Mondani e i librai Marco Bernardi e Paola Brazzale. Fittipaldi non ha invece avanzato richieste in merito a possibili testimoni.

NO A ECCEZIONI SU COMPETENZA

La Corte ha invece respinto le due eccezioni difensive di Francesca Immacolata Chaouqui, sia quella che contestava la competenza giurisdizionale del tribunale vaticano, poiché i presunti reati sarebbero stati commessi in territorio italiano, sia quella con cui, sostenendo in base all'articolo 22 dei Trattati Lateranensi il suo status di «rifugiata politica» in Italia, chiedeva ugualmente di essere giudicata da un tribunale italiano.

LA PERIZIA PSICHIATRICA

Nel corso dell'udienza, il Tribunale ha respinto la richiesta della difesa di monsignor Vallejo Balda di effettuare una «perizia psicologica» sull'imputato, in quanto «non ammissibile» essendo tale esame non previsto dall'ordinamento. Ha invece ammesso l'acquisizione agli atti di una perizia psichiatrica cui si è sottoposto lo stesso Vallejo Balda, tuttora detenuto in cella in Vaticano.

WHATSAPP ENTRA NEL PROCESSO

I giudici hanno infine accolto la richiesta dell'avvocato Laura Sgrò di effettuare una perizia informatica sulle conversazioni avvenute su Whatsapp, via sms e email tra monsignor Lucio Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, poiché - sostiene la difesa - quelle agli atti risulterebbero mancanti di alcune parti. La perizia sarà eseguita da un perito d'ufficio alla presenza di un informatico di parte. I giudici si sono riservati di decidere, in un'udienza a porte chiuse, quali parti acquisire e sottoporre a perizia, in base alla rilevanza per il processo.

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