In quelle stesse ore, ha scoperto l'Espresso, mentre le tv rimbalzavano le immagini di migliaia di persone scese in piazza e quella parola d'ordine diventava virale sui social network, in Italia qualcuno ha subito pensato alla potenza economica di quello slogan. Tanto da decidere di depositare quel marchio nato genuinamente, sia nella versione originaria in francese che nella traduzione "Io sono Charlie".
A cogliere al volo le formidabili potenzialità di un business che per giorni ha riunito milioni di uomini e donne attorno al valore della tolleranza e della libertà d'espressione, con una innegabile dose di spregiudicatezza e un tempismo un filo irriguardoso, è stata una società di Torino: la Digital galaxy, società per azioni fondata nel 2012 e specializzata nella vendita di servizi in abbonamento per cellulare e prodotti digitali attivabili tramite sms come giochi, news, quiz, suonerie e sfondi. Una spa che dal suo studio televisivo realizza anche spot in cui pubblicizza concorsi a premi dalle domande non proprio impossibili.

Il regista dell'operazione è Walter Altea, imprenditore nel campo della comunicazione, divenuto noto a fine anni '90 per la decisione di rilanciare lo storico settimanale di destra "Il Borghese" assieme all'amico e socio Massimo Massano, ex deputato del Movimento sociale italiano ed ex editore di "Libero". Del resto anche quella di Altea è stata una vita spesa tutta a destra: tra i fondatori nel 1973 del Fronte della gioventù, l'organizzazione giovanile missina, poi membro del Comitato centrale del Msi, fino alla partecipazione alla svolta di Fiuggi nel '95 e l'elezione al Consiglio comunale di Torino nel 2001 sotto le insegne di Alleanza nazionale.
Mentre le teste di cuoio francesi si adoperavano in un doppio blitz e le piazze si riempivano di comuni cittadini con le matite alzate, lui pensava a registrare lo slogan di successo. «La mia è stata una mossa d'istinto, ho pensato che potesse essere un'opportunità ma stiamo ancora ragionando su come utilizzare il marchio» rivendica a l'Espresso.
Chi vivrà vedrà, insomma. In ogni caso guai a parlare di cinismo: «È stato un omaggio alla libertà di stampa, una forma di reazione istintiva per prendere posizione a favore di quei giornalisti» si difende Altea. Di certo qualche dubbio resta. A controllare la Digital galaxy è infatti la David 2, una srl di cui attualmente è amministratore lo stesso Altea e che negli anni passati è stata più volte sanzionata dall'Antitrust per pratiche commerciali scorrette, compresa "la sussistenza di profili sia di ingannevolezza che di aggressività".
In un report sulle multe comminate per pubblicità fraudolenta relativo al biennio 2007-2009, la David 2 compare per ben tre volte. E fra le censure del Garante delle Comunicazioni figura anche l'"invio di sms ingannevoli, rispondendo ai quali si finiva per dar luogo alla fornitura di contenuti non consapevolmente richiesti". La stessa accusa che oggi viene addebitata alla Digital galaxy da alcuni utenti delle compagnie telefoniche sui forum in rete.
Nel 2012 l'Antitrust è arrivato addirittura a sospendere uno spot tv della David 2 perché "invitando a partecipare ad un ‘superquiz’ con domande semplicissime" in realtà proponeva "in modo poco chiaro un abbonamento al costo di 24,20 euro al mese, per ricevere loghi e suonerie per telefoni cellulari". Vicenda che, a seguito di un esposto del Codacons, finì anche al centro di una indagine del pm Raffaele Guariniello.
Ma in fondo cosa sono qualche migliaia di euro di multa a fronte di ricavi che nel 2010 superavano i 15 milioni? Malgrado la crisi, del resto, nemmeno alla Digital galaxy gli affari sembrano andare poi tanto male: il bilancio 2013 si è chiuso con un fatturato di oltre 9 milioni (prevalentemente grazie agli sms) e utili per 800 mila euro. Numeri che lo scorso anno hanno consentito alla società il grande passo: sbarcare all'estero. Prima tappa, il Brasile. E adesso chissà che il successo planetario di "Charlie" non consenta di ottenere risultati ancora migliori.