Il suo piano di risparmio prevedeva licenziamenti e cassa integrazione per alcuni dipendenti. Ma non è riuscito a garantire le risorse per arrivare a fine anno

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IL PIANO E.R.A. è il disegno ?di Maria Rosaria Rossi: l’acronimo per Eliminazione degli sprechi, Riduzione dei costi, Aumenti delle entrare. Così il 3 ottobre, 43 dipendenti del Popolo della Libertà finiscono in cassa integrazione: il partito ha chiuso, non esiste più anche se continuerà a percepire rimborsi elettorali fino al 2016. Alcuni dei dipendenti sono stati reintegrati in Forza Italia, altri sono stati meno fortunati. È bastata un’email per comunicare l’inizio ?della fine: nessun incontro ?di persona, nessun ringraziamento dal leader Silvio Berlusconi o da altri esponenti del partito. Stessa sorte per una quarantina di dipendenti di Forza Italia ai quali a dicembre è arrivata la lettera di licenziamento. I rimanenti sono finiti in cassa integrazione dal 2 marzo scorso mentre la Rossi sta trattando con Unicredit l’erogazione di un prestito per ?i cassaintegrati in attesa che ricevano gli ammortizzatori sociali.

CASSE VUOTE Finora però il piano non è riuscito a garantire le risorse per arrivare a fine anno. La campagna di tesseramento, conclusa il 31 gennaio ha portato nelle casse 3.5 milioni ma al netto dei debiti e degli stipendi sono rimasti solo 300mila euro. ?Il partito si vede ora costretto ?a ricambiare sede sia a Roma sia a Milano in ambienti più modesti. Nella capitale in un appartamento di 300 metri ?che diverrà l’ufficio di Berlusconi, nel capoluogo lombardo in un’analoga metratura in periferia. ?E sullo sfondo il “dottore” ?che garantisce ancora una ?volta di tasca propria, tramite fideiussioni bancarie. ?Lo sforzo finanziario del leader azzurro, come si evince dalla relazione gestionale incrociando i dati contenuti nel consuntivo 2013 del Pdl, sfiora i 102 milioni di euro.