Tangenti, in carcere il capo di Federacciai La rete degli affari di Antonio Gozzi in Congo

All'origine della vicenda che ha portato oggi all'arresto a Bruxelles del manager di primo piano di Confindustria c'è la misteriosa scomparsa di un contabile della Duferco. Ecco i particolari dell'indagine per corruzione internazionale. Partita da una mazzetta versata alla moglie dell'ex primo ministro del grande Paese africano

Sulle rive del fiume Congo, quello di “Cuore di tenebra”, è sparito nel nulla un anonimo contabile belga. Comincia così, come un romanzo di Joseph Conrad, la vicenda giudiziaria che ha portatoin un carcere di Bruxelles Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e nome di peso nell'organigramma di Confindustria.

Partendo dalla misteriosa scomparsa del revisore di bilancio Stephan De Witte, i magistrati di Bruxelles sono approdati alla Duferco, il gruppo siderurgico guidato da Gozzi. Nelle mani degli inquirenti c'è una fattura di 60 mila euro pagata dall'azienda al politico Serge Kubla, già ministro dell'Economia del governo autonomo della Vallonia e fino a poche settimane fa sindaco di Waterloo, il paese della battaglia che segnò la fine di Napoleone.

Il sospetto è che quei soldi, prima rata di un pagamento complessivo di 240 mila euro, siano stati versati da Duferco per aprirsi la strada in Congo, l'ex colonia belga ricchissima di materie prime, diamanti e oro. Gozzi conosce bene Kubla, un politico di lungo corso molto vicino al premier di Bruxelles, Charles Michel. Nel 2003 la multinazionale dell'acciaio avviò la riconversione delle sue attività in Vallonia grazie ai finanziamenti pubblici per cui si spese l'allora ministro regionale. De Witte, invece, aveva lavorato a lungo come consulente di Duferco, che in Belgio controlla stabilimenti e altre attività logistiche e immobiliari.

Sta di fatto che un paio di anni fa il contabile decide di cambiare vita: lascia la famiglia e trova un impiego in un grande parco botanico a un centinaio di chilometri da Kinshasa, la capitale del Congo. A un certo punto, però, De Witte smette di dare notizie di sé. Lo cercano amici, parenti e anche la moglie che nel giugno dell'anno scorso ne denuncia la scomparsa.

L'inchiesta giudiziaria arriva a una svolta meno di un mese fa, il 24 febbraio, quando la polizia arresta Kubla. «L'indagine riguarda le attività del gruppo industriale Duferco nella Repubblica Democratica del Congo», questo è quanto si legge nel comunicato ufficiale della procura federale di Bruxelles. In altre parole l'azienda guidata da Gozzi è sospettata di aver corrotto «pubblici ufficiali congolesi per favorire – si legge ancora nel comunicato - la realizzazione di importanti investimenti nel settore dei giochi e delle lotterie».
Acciaieria

Non è ancora chiaro quale sia stato il ruolo di De Witte in questa storia. Forse era stato arruolato come agente sul posto per coordinare le nuove attività congolesi. Le accuse contro Kubla, invece, sono molto precise.  Il politico vallone, pezzo grosso del partito moderato MR (Mouvement Réformatour), avrebbe consegnato una somma di 20 mila euro alla moglie dell'ex primo ministro congolese Adolphe Muzito. La signora ha smentito tutto, minacciando querele.

Quei soldi però, secondo l'accusa, erano solo l'acconto di una tangente da 500 mila euro. I rapporti tra Kubla e Gozzi risalgono almeno al 2003. A quell'epoca, come detto, i fondi pubblici della Vallonia finanziarono la riconversione di alcuni vecchi impianti di Duferco in Belgio. Sulla poltrona di ministro regionale c'era proprio l'uomo politico ora accusato di corruzione internazionale. Tra investimenti azionari e prestiti, l'azienda siderurgica incassò oltre 500 milioni di euro. Un fiume di denaro, tanto che la Commissione Europea ha avviato un'istruttoria per verificare se siano state rispettate le regole della Ue sugli aiuti di Stato. Molti anni dopo quella vicenda, tornano d'attualità la liason tra il manager italiano e l'ex borgomastro di Waterloo, dimissionario dopo l'arresto. Questa volta però le accuse sono ben più gravi.

Adesso tocca a Gozzi fornire la sua versione dei fatti al giudice istruttore Michel Claise, specializzato in indagini sulla criminalità finanziaria. Il presidente di Federacciai è molto conosciuto nel mondo degli affari nostrano e anche in quello calcistico, come presidente della squadra dell'Entella di Chiavari, che milita in serie B. Il suo ruolo di vertice nell'apparato di Confindustria ha portato Gozzi a impegnarsi in vicende da prima pagina come la crisi dell'Ilva di Taranto, spesso per attaccare i provvedimenti dei magistrati. Duferco, una multinazionale con base a Lugano e un giro d'affari di oltre sette miliardi di euro l'anno, controlla numerosi impianti anche in Italia e di recente si era candidata a partecipare al salvataggio delle Acciaierie di Piombino sull'orlo del fallimento, poi passate al gruppo algerino Cevital.

Al manager italiano è stata anche affidata – si legge nel bilancio -  la “general supervision”  delle importanti attività del gruppo in Belgio. Proprio Gozzi, insieme al collaboratore Massimo Croci, figura nel ruolo di amministratore di una piccola holding creata alla fine del 2010, la Successful Expectations Belgium. Quest'ultima, a sua volta, tira le fila di una serie di società con base in Congo, Ruanda, Burundi, Zambia, tutte impegnate nel settore dei giochi. Che cosa c'entra il business dell'azzardo con il trading di acciaio? In apparenza niente. L'ipotesi degli investigatori, però, è che gli appalti nelle lotterie, da sempre gestite dalla burocrazia statale, potesse servire per allacciare rapporti con la politica locale. E quindi inserirsi negli affari ben più lucrosi che ruotano intorno alle materie prime (petrolio, metalli), ai diamanti, all'oro. I bilanci confermano che la holding belga gestita da Gozzi ha gettato la sua rete in Africa  tra il 2011 e il 2012. Poco dopo è sbarcato in Congo il contabile De Witte, poi scomparso nel nulla.

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