Tra le novità di questa XIII edizione anche una sezione dedicata ai conflitti internazionali in occasione del centenario della prima guerra mondiale. Nel festival fiorentino 34 lungometraggi e 11 cortometraggi

Torna ?il Florence Korea Film Fest (Firenze, dal 20 al 30 marzo), rassegna di cinema sudcoreano diretta da Riccardo Gelli, che giunge alla XIII edizione ed è organizzata dall’associazione culturale Taegukgi - Toscana Korea Association.
Il festival si apre con la prima europea di “Roaring Currents” (2014) di Kim Han-min che, con oltre 17 milioni di spettatori, è il film più visto di tutti i tempi in Corea del Sud (ha battuto i record di “Avatar”) e sarà distribuito in Italia da Minerva Pictures. “Roaring Currents” ricostruisce l’epica battaglia navale che, nel 1597, ha visto le dodici navi della flotta coreana avere la meglio sulle 330 di quella giapponese al largo di Myeong-Nyang. Il film fa parte di «K-War», nuova sezione del festival pensata in occasione del centenario della prima guerra mondiale, per capire in che modo, dall’altra parte del mondo, il cinema abbia raccontato le guerre. Ospite d’onore è Ahn Sung-ki, attore e interprete nel suo Paese di oltre cento film e che a Firenze (dove gli è dedicata una retrospettiva) ritirerà un premio alla carriera.
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Il programma del festival comprende 34 lungometraggi e 11 cortometraggi, divisi nelle sezioni: “Orizzonti Coreani” (sui campioni d’incassi in Corea), “Independent Korea”, “Notte Horror” e “Corto, Corti!” (cortometraggi di giovani registi, proiettati prima di ogni film).

Da non perdere “White Badge”, omaggio del regista Jeon ?Ji-yeong al “Cacciatore” ?di Michael Cimino. Il film, interpretato da Ahn Sung-ki, racconta la vita di un ex soldato divenuto scrittore; protagonista un alcolizzato, traumatizzato dalla guerra del Vietnam. Si respira aria italiana, invece, in “Welcome to Dongmakgol”: durante la guerra di Corea convivono nel villaggio di Dongmakgol il capitano Smith, due disertori del Sud e quel che resta di una compagnia del Nord. Il regista Park Kwang-Hyun ha detto di essersi ispirato, per questo apologo pacifista, a “La Vita è Bella” e a “Mediterraneo”.