Negli Usa ancora si praticano le 'terapie di conversione' per liberare gli omosessuali dal peccato. E in alcuni Stati la prostituzione è legale, si gira a seno nudo o si vietano più di due vibratori per famiglia...

Leelah Acorn aveva 17 anni il giorno che ha deciso di porre fine alla sua vita, lanciandosi contro un autoarticolato a poca distanza da casa sua. “Non sarò mai felice”, aveva scritto in una lunga nota, in cui spiegava le ragioni del suo gesto: essere una donna intrappolata nel corpo di un maschio e con una famiglia cristiana, assolutamente impreparata e non disposta ad accettare questo dato di fatto.

La madre, si leggeva in quella nota, aveva obbligato, quello che per lei non sarebbe mai stato altri che Josh, a sottoporsi alle cosiddette terapie di “conversione” operate, generalmente, da persone radicalmente legate alla comunità religiosa cristiana e che hanno come scopo quello di “curare” i gay, liberandoli dal “peccato” della propria condizione di omosessuali.

Terapie che avevano gettato Leelah in una depressione così profonda che il suicidio, in quella fredda giornata di dicembre, le era apparso l’unica soluzione. In suo nome,  e per provare a porre fine alla crudeltà di queste “terapie” che non fanno altro che gettare ulteriormente nello sconforto i giovani già spesso  provati dall’accettare se stessi e la propria sessualità, è stata avviata una petizione che ha raccolto oltre 120mila firme e che è stata consegnata a Barack Obama. Il presidente pochi giorni fa, ha ribadito pubblicamente l’auspicio che queste “terapie” possano definitivamente essere archiviate.

Diversi gli Stati che, negli ultimi anni, hanno addirittura provato a passare dei provvedimenti per vietare queste terapie tra cui Illinois, New York e Oregon: quest’ultimo potrebbe diventare il primo a riuscire in questa “impresa”. E se è indubbio che  Obama, durante la sua presidenza non abbia mai perso occasione per spingere affinché i diritti della comunità LGBT fossero pienamente riconosciuti, gli USA restano in quest’ambito un paese estremamente diviso e contraddittorio.

Basti pensare che ben quattordici Stati, ancora, nonostante la legge federale di segno opposto, non hanno formalmente abolito i regolamenti che puniscono tutte “le forme di sodomia”, incluso il sesso orale, non solo fra persone dello stesso sesso ma, in taluni casi, anche fra persone di sesso diverso. Il punto è che, quando si parla di sesso, gli Stati Uniti sono tutto e il contrario di tutto.

In Georgia, ad esempio, sono considerati illegali tutti i sexy toys (e dunque la loro vendita); più tollerante l’Arizona dove, però, non sono ammessi più di due vibratori per casa, mentre il “libertino” Texas addirittura ne permette sei. A fare da contraltare basterebbe il Nevada, Stato dove, in otto contee, la prostituzione è assolutamente legale se esercitata nell’ambito dei 28 bordelli esistenti e regolarmente gestiti come Spa di lusso. Se Las Vegas è chiamata, Sin City, insomma, non è certo solo per le scommesse.

Nel super liberale Massachusetts, però, è possibile farsi tre anni di prigione per adulterio, un reato riconosciuto in quasi tutti gli Stati, sebbene punito con pene che vanno  dai dieci dollari alla reclusione.

Le leggi sono così disparate e opposte da Stato a Stato che, spesso, nemmeno i cittadini sanno bene come comportarsi. Capita, ad esempio, che a New York, dove è permesso il topless in pubblico, molte donne abbiano dovuto denunciare il NYPD per multe ingiuste, mentre in Stati come Indiana, Tennessee e Utah, scoprirsi è vietato e punito severamente. Vale la pena ricordare, però, che in Texas è legale comprare armi e portarle in giro. Così come in molti altri Stati. Perché si sa, chiunque impugna un vibratore, ha sicuramente tanta voglia di nuocere ad altri e una pistola, anche in quel caso lì, risulta assolutamente provvidenziale.