Secondo il rapporto internazionale di Transparency International un terzo delle aziende del settore ha aumentato la propria trasparenza e la qualità dei propri programmi anticorruzione, mentre i restanti due terzi non mostrano miglioramenti. L’indice che misura le performance e la classifica
Si chiama «
Defence companies anti-corruption index» e misura l’indice di anticorruzione delle industrie della difesa.
Un settore fondamentale dell’economia globale che divora miliardi di euro di fondi pubblici e non sempre è stato impermeabile alle mazzette e ai fondi neri. Il business legale è una macchina capace di divorare a livello mondiale
oltre 1700 miliardi all’anno. E avrebbe bisogno della massima trasparenza.
La nuova ricerca
pubblicata dall’associazione anti-corruzione Transparency International evidenza come il 33 per cento delle aziende analizzate nel 2015 abbia apportato dei miglioramenti ai loro programmi etici nell’ultimo triennio ad oggi, ma l’industria della difesa nel suo complesso ha ancora molta strada davanti a sé.
I mali sono tanti: armi e tangenti vanno a braccetto con gli interessi di governi, partiti e storici produttori. Le falle che alimentano il malaffare, a livello politico-istituzionale, sono nella gestione opaca delle trattative e degli appalti. Oltre che nella scarsa trasparenza delle spese finanziarie.
«La corruzione nel settore della difesa ci riguarda tutti. Non è solo una questione di commissioni sulla vendita, la corruzione può minacciare direttamente la vita di cittadini e dei soldati»
spiega Mark Pyman, direttore di Transparency International: «Le aziende che sono migliorate indicano la strada verso una maggior trasparenza in un settore generalmente ancora molto opaco».
Nessun paese è immune al virus: in Francia il colosso Eads (oggi diventato Airbus Group) è finito due anni fa nella tempesta per l’inchiesta per presunte tangenti pagate per facilitare la vendita di aerei Eurofighter Typhoon all’Austria.
In Grecia è appena scoppiato un vasto scandalo di corruzione e riciclaggio di denaro legato a missili anti-aerei, carri armati e sottomarini acquistati grazie alle tangenti pagate a politici e funzionari di Atene.
In Italia le numerose inchieste a carico del colosso Finmeccanica. E poi centinaia di carichi illegali di armi verso i Balcani, l’Africa, gli Stati Uniti e la Colombia.
Per impedirlo basterebbe maggiore qualità dei programmi etici delle 163 aziende messe sotto la lente in 47 Paesi.
Gioielli della tecnologia nazionale con base in Brasile, Finlandia, Francia, Germania, Israele, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Corea del Sud, Sudafrica, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti sono salite di almeno una categoria.
Rimane però un buco nero con un quarto delle aziende senza alcun programma per prevenire vorticosi giri di mazzette, consulenze milionarie e business paralleli.
Eppure la soluzione ci sarebbe. «Se i contratti stipulati dai Governi fossero contingenti all’adozione da parte delle aziende di
adeguati standard etici e validi programmi, sarebbe un significativo passo in avanti verso una maggiore capacità di rendicontazione dell’intero settore e servirebbe a spingere ancora più in là il lavoro positivo già svolto da molte aziende», aggiunge Mark Pyman.
Per questa ragione Transparency International chiede anche ai Governi di rendere obbligatorio per le aziende di pubblicare il dettaglio dei contratti sottoscritti.
LA CLASSIFICAQuarantadue aziende hanno scalato almeno una categoria in classifica dal 2012. Un altro terzo delle aziende ha mostrato un qualche miglioramento. Rimangono grossi sforzi da fare ancora: solo otto aziende hanno attivato meccanismi di whistleblowing che incoraggiano le segnalazioni.
Solo tredici realtà conducono con regolarità attività di due diligence sui propri agenti. E infine solo in tre dimostrano di avere procedure dettagliate per prevenire la corruzione nelle partecipazioni industriali militari, un’area ad alto rischio.
«
C’è ancora molta strada da fare» sottolinea Katie Fish, autrice del report: «Due terzi delle aziende analizzate in questo studio hanno mostrato deboli sforzi per adottare programmi etici. Tra queste vi sono aziende provenienti dai principali Paesi produttori di armi».
Ecco l’elenco completo con la posizione all’interno di una delle cinque categorie, dalla A (migliore) alla F (peggiore), sulla base delle informazioni pubbliche disponibili.
A (4 aziende) Bechtel, Fluor Corporation, Lockheed Martin, Raytheon
B (23 aziende) Accenture, Airbus Group, Babcock, Bae Systems, Cobham, Csc, Exelis Inc, Finmeccanica, Fujitsu, GenCorp, Hewlett-Packard, Kbr, Meggitt, Northrop Grumman, QinetiQ, Rafael Advanced Defense Systems, Rockwell Collins, Rolls-Royce, Serco Group, Thales, ThyssenKrupp Ag, Ultra Electronics, United Technologies
C (29 aziende) Atk, Boeing, Booz Allen Hamilton, Chemring, Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering, Day & Zimmermann, DynCorp International, Elbit Systems, Embraer, Fincantieri, General Dynamics, Ge Aviation, Gkn, Harris Corporation, Honeywell, Israel Aerospace Industries, Jacobs Engineering, Kongsberg, L-3 Communications, Leidos, Mission Essential, Nammo, Nec Corporation, Oshkosh, Patria, Saab, Saic, Textron, Urs
D (31 aziende) Alion Science and Technology, Avibras Indústria Aeroespacial, Avio, Ball Aerospace & Technologies Corp., Caci, Cae, Cubic, Curtiss-Wright Corporation, Dcns, Denel, Diehl Stiftung, Esterline Technologies, Flir Systems, Hindustan Aeronautics, Huntington Ingalls Industries, Indra, ManTech, Mbda Missile Systems, Mitsubishi Electric, Mitsubishi Heavy Industries, Mtu Aero Engines, Navistar Otokar, Precision Castparts Corp., Rheinmetall, Safran, Samsung Techwin, Teledyne Technologies, Toshiba, Triumph Group, Vse
E (19 aziende) Aar, The Aerospace Corporation, Aidc, Am General, Aselsan, Bharat Earth Movers Limited, Bharat Electronics Limited, Doosan Dst, Gorky Automobile Plant, Israel Military Industries, Itochu, Kawasaki Heavy Industries, Lig Nex1, Moog, Navantia, Rti Systems, Ruag, Sumitomo Corporation, Zodiac Aerospace
F (57 aziende) Aal, Abu Dhabi Ship Building, Advanced Electronics Company, Almaz-Antey, Antonov, Arab Organization for Industrialization, Arsenal, Asc, Aviation Industry Corporation of China, Battelle, BelTechExport Company, Boustead, Naval Shipyard, Cea Technologies, China Shipbuilding Industry Corporation, Damen Schelde Naval Shipbuilding Dassault Aviation, Fadea, General Atomics Heavy Industries, Taxila Herstal Group, Hirternberger Group, Igman d.d. Konjic, Indian Ordnance Factories, Iran Electronics Industries, Irkut Corporation Japan Marine United, Kbp Instrument Design Bureau, Kharkov State Aircraft Manufacturing Company, King Abdullah II Design and Development Bureau, Korea Aerospace Industries, Krauss-Maffei Wegmann, M.C. Dean, The Mitre Corporation, Nexter Group, Norinco, Pakistan Ordnance Factories, Polish Defence Holding, Poongsan Corporation, Pt Dirgantara Indonesia, Rsk MiG, Russian Helicopters, Sapura Secured Technologies, Satuma, Sc Uzina Mecanica Cugir Sa, Sra International, Src Inc., St Engineering, Sukhoi ,Tatra Trucks, Terma, Topaz, Tactical Missiles Corporation, Turkish Aerospace Industries, United Engine Corporation, Uralvagonzavod Wyle, Zastava Arms