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Qualche esempio. Diego, operaio part-time veronese di 37 anni, che andrà in pensione di vecchiaia nel 2047, avrà un assegno di 1.612 euro lordi. Camilla, 29 anni, commessa di Monza, dovrà invece sgobbare fino al 2056 e allora la sua pensione lorda ammonterà a 1.355 euro. Sembrano cifre accettabili, ma non lo sono: prima di tutto perché sono lorde, e poi perché, tenendo conto dell'inflazione, le pensioni di Diego e Camilla, sempre lorde, equivarrebbero rispettivamente a 1.172 e 901 euro di oggi, secondi le proiezioni effettuate per “l'Espresso” da Ugo Arrigo, docente di Economia all'Università della Bicocca di Milano. Ci sono casi certamente meno angoscianti, e si riferiscono a persone che stanno guadagnando bene oggi o hanno avuto periodi positivi in passato.
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Tito Boeri, che da pochi mesi è alla guida dell'Inps, da sempre è un sostenitore della “busta arancione”, che consente a tutti i lavoratori di capire quanto piglierà di pensione. Il meccanismo Inps può essere personalizzato: si può prevedere un andamento diverso del Pil e anche di non lavorare per un certo periodo. Ora le simulazioni si possono fare su Internet ma da settembre coloro che sul sito dell'Inps non ci vanno cominceranno davvero a ricevere la busta.
Qualcuno, come l'ex ministro del lavoro Elsa Fornero, pensava che mandare la busta arancione a un 35enne avrebbe creato allarmismi. Molti altri, tra cui Boeri, ritengono invece che sia giusto saperlo prima, eventualmente, che la pensione pubblica sarà smilza. Così, magari, si pensa a come corroborarla con qualche forma di previdenza integrativa. Sempre sperando, ovviamente, di continuare a lavorare e a versare contributi.
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