Dal Nord al Sud del mondo, seppur sotto diverse forme, la storia si prende la rivincita. E i popoli ?si battono in nome di rivalità millenarie. Mai sopite

BENVENUTI NELLA STORIA ANTICA! Ovvero, bentornati a ciò che ha sempre determinato il corso della storia fin da quando i popoli si sono affrontati. Perché, ora che il confronto fra i due blocchi non trascende più qualsiasi altro conflitto e riemergono tutti quelli che la Guerra Fredda aveva temporaneamente congelato, la questione delle frontiere diventa la principale posta in gioco delle relazioni internazionali.

Una frontiera segna il limite dell’influenza di una potenza, di un impero o di una nazione. Sia che si tratti di ripristinarle o di difenderle, le frontiere sono la causa principale di tutte le guerre come il mondo sta oggi riscoprendo, dallo Yemen all’Ucraina passando per l’Africa.

La partita che si gioca nello Yemen non è altro che il riemergere della rivalità millenaria fra l’antica Persia, ovvero l’Iran attuale e l’Arabia, oggi saudita. Dopo essere stati invasi dagli arabi, nel VII secolo, i persiani non hanno mai cessato di covare un desiderio di vendetta. E sono diventati sciiti proprio per conservare la propria identità all’interno di un Islam imposto con la forza: una scelta che ha permesso loro di restare se stessi difendendo le frontiere di un unico grande Stato sciita nel mondo islamico e, quando gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq, l’ora della rivincita è scoccata.

UNA VOLTA ROVESCIATA la dittatura, le libere elezioni hanno assegnato il comando in Iraq alla sua maggioranza sciita fino ad allora emarginata dalla minoranza sunnita al potere sotto Saddam Hussein. George Bush aveva offerto l’Iraq e le sue frontiere all’Iran che aveva già disegnato, allora, una “mezzaluna sciita” in Medio Oriente alleandosi con la dittatura siriana, espressione di una minoranza alawita, ovvero di un ramo dello sciismo, e creando il movimento Hezbollah, l’organizzazione politico-militare degli sciiti libanesi.

PRIMA ANCORA DEL rovesciamento del regime di Saddam, l’Iran sciita era diventato una potenza in ascesa in questa regione che rimaneva tuttavia prevalentemente sunnita. Ai Paesi sunniti e al loro campione saudita spettava il compito di contenerla ad ogni costo ed è per questo che sono intervenuti nello Yemen prima che gli Houthi, gli sciiti yemeniti sostenuti dall’Iran, finissero per impadronirsi del Paese.

E lo hanno fatto con ancor meno esitazione dal momento che l’Iran era ormai prossimo a concludere un compromesso con le grandi potenze sulla questione nucleare. Riconciliato con gli Stati Uniti e ormai quasi libero dalle sanzioni che soffocavano la sua economia, l’Iran poteva affermarsi come prima potenza del Medio Oriente dove la storia ha così ripreso il suo corso col riemergere dell’eterna posta in gioco regionale costituita dalle frontiere tra le due grandi tendenze religiose dell’Islam e dal rispettivo peso della Persia e dell’Arabia. Ma cosa sta accadendo, parallelamente, in Europa centrale e in Africa?

Niente di diverso. Esattamente la stessa cosa, poiché l’obiettivo di Vladimir Putin è quello di ricostruire l’impero russo caduto in frantumi dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, mentre le guerre africane non fanno altro che contrapporre popoli antichi che le frontiere coloniali hanno disperso fra Stati artificiali entro i quali non vogliono coesistere.

Siamo insomma di fronte al grande ritorno delle frontiere a cui gli americani e gli europei non vogliono pensare, i primi perché sono sicuri delle loro, i secondi perché si sforzano di superarle costruendo la loro unità. Di fronte a questo ritorno della storia, gli occidentali sono disorientati poiché non riescono a capire i motivi per i quali l’esplosione della Nigeria o della Libia, la divisione dell’Ucraina o l’ascesa dello sciismo minaccerebbero i loro interessi.

QUESTO È IN EFFETTI tutt’altro che chiaro. E, costretti a riscoprire l’arte del “divide et impera” e a pensare in termini di zone di influenza che non possono essere le stesse per l’America e l’Europa, gli occidentali non sanno come comportarsi nei confronti della Russia e tendono a divergere in Medio Oriente dove gli europei giocano la carta sunnita mentre gli Stati Uniti sono tentati di giocare quella iraniana. Il ritorno delle frontiere non fa che moltiplicare i disordini regionali. E così anche i legami tra le due sponde dell’Atlantico si allentano.

traduzione di Mario Baccianini