La Camera consente al viceministro e segretario di usare la denominazione del partito fondato da Mario Monti. E di fare un gruppo autonomo col leader di Ala. Che adesso può essere considerato a tutti gli effetti un alleato di governo

Dopo mesi di smentite, retromarce e mezze ammissioni, Denis Verdini è a tutti gli effetti nella maggioranza che sostiene il governo Renzi. Da tempo l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi vota i provvedimenti dell’esecutivo, fiducia compresa, e sostiene convintamente la riforma costituzionale. Ma finora è sempre stato considerato un mezzo alleato, un volenteroso sostenitore dell’esecutivo sì, ma di propria iniziativa.

Acqua passata. Perché adesso per Verdini si aprono le porte del riconoscimento formale. L’atto ufficiale dell’ingresso in maggioranza sarà la nascita alla Camera dei deputati di "Scelta civica verso Cittadini per l’Italia". Nel quale, in deroga al Regolamento che fissa a quota 20 la soglia per costituire un gruppo parlamentare, convergeranno i 10 deputati verdiniani di Ala e i cinque ex montiani rimasti fedeli al segretario Enrico Zanetti. Il via libera è arrivato dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio, che ha riconosciuto a Zanetti il diritto a usare nome e simbolo del partito fondato da Mario Monti.

E proprio il Professore, che da tempo ha preso le distanze, ha provato in extremis a stoppare l’operazione, rivendicando la paternità sulla "sua" creatura: "Il detentore del nome e del simbolo sono io in via esclusiva" ha scritto l’ex premier in una lettera all’Ufficio di presidenza della Camera, allegando una scrittura privata risalente al 2013 sottoscritta da lui e dall’allora rappresentante dell’associazione Scelta civica Andrea Riccardi. Una diffida in piena regola, tanto da chiedere "la cessazione dell’uso" da parte di Zanetti.

Solo che dalla scrittura privata non risulta affatto che al senatore a vita sia stato attribuito l’uso esclusivo del nome (che all’epoca era peraltro diverso: Scelta civica con Monti per l’Italia). Inoltre il Professore da tempo ha lasciato il gruppo a Palazzo Madama (siede nel Misto) e non è nemmeno più iscritto al partito.

Insomma, ha convenuto l’Ufficio di presidenza di Montecitorio col voto contrario dei Cinque stelle, non ha alcuna titolarità da rivendicare. Al contrario, Zanetti è stato eletto da un congresso e la sua linea è stata approvata dalla Direzione e dall’Assemblea nazionale. E di conseguenza ha tutto il diritto di usare il nome di Scelta civica e di formare un gruppo parlamentare che conta meno di 20 deputati, essendosi presentato alle elezioni.

I 15 montiani rimasti in Scelta civica dovranno invece cambiare nome: si chiameranno "Civici e innovatori" e per non finire nel gruppo Misto dovranno fare campagna acquisti e trovare i cinque onorevoli mancanti per raggiungere la soglia minima di sopravvivenza.