Media wouldn't show you: "down down TPLF"... He's probably dead or jailed. Last words for his people. #OromoProtests pic.twitter.com/OFEIlHKmFO
— Soretti A. Saleh (@realsorettis) 2 ottobre 2016
Quando ieri il presidente della Repubblica Federale Democratica di Etiopia, Mulatu Teshome Wirtu, è stato accolto al Quirinale da Sergio Mattarella, a Palazzo Giustiniani da Pietro Grasso e a Palazzo Chigi da Matteo Renzi, erano passate meno di 24 ore dai fatti di Bishoftu. «Esprimo al Presidente dell'Etiopia i sentimenti di profondo cordoglio del popolo italiano e miei personali per i tragici avvenimenti di ieri – ha dichiarato Mattarella dopo l'incontro –. Siamo certi che le autorità etiopi sapranno fare piena luce sull'accaduto, individuando eventuali responsabilità». Dopodiché, Mattarella si è concentrato sui rapporti commerciali tra i due Paesi (per Addis Abeba l'Italia è il primo partner europeo) e sulla collaborazione tra Africa e Europa nella gestione dei flussi migratori. Per Mulatu Teshome Wirtu, la conferenza stampa al Quirinale è stata l'occasione per attribuire la responsabilità degli incidenti a «l'azione di alcuni facinorosi».
— Addisgazetta (@addisgazetta) 4 ottobre 2016
#IrreechaMassacre #OromoProtests #Livebullet #Ethiopia pic.twitter.com/lR1lYclxZi
Nessun commento ufficiale dalla Presidenza del Consiglio e dal Senato, che riportano solo foto e video degli incontri istituzionali. Un silenzio che preoccupa la comunità etiope del nostro Paese. «Siamo indignati – ci dice un'attivista –, ci sentiamo ignorati. Abbiamo inviato una lettera al governo italiano, alla Presidenza della Repubblica e ai presidenti del Parlamento. Ma non abbiamo avuto risposte. E ora vediamo Mattarella che riceve con un cerimoniale un uomo che si sta macchiando di genocidio nei confronti del nostro popolo. È una vergogna. Dopo il massacro di Bishoftu, sarebbe stato opportuno rinviare l'incontro. Anche qui in Italia abbiamo paura. Nel 2014 un oppositore del governo, Andargachew Tsege, è stato arrestato in un aeroporto yemenita ed è stato incarcerato in Etiopia. Di lui non si hanno più notizie». Già il 22 settembre, in una manifestazione a piazza Montecitorio, la comunità etiope aveva chiesto l'intervento delle istituzioni italiane, ottenendo un'interpellanza parlamentare presentata, poi, il 28 settembre dal capogruppo di Sel, Arturo Scotto.