Il governo dopo 17 anni ha aggiornato il nomenclatore e Renzi rivendica la legge Dopo di noi. Ma molto resta ancora da fare, tra fondi che non bastano mai e la legge sulle barriere architettoniche bloccata dal ministero

Il vanto più grande di Matteo Renzi è quello di aver portato a casa la legge 112 del 2016, la cosiddetta legge sul «Dopo di noi». Non che fosse un’iniziativa del governo - è il parlamento ad aver fatto il più, per una volta, e il testo approvato è una sintesi di sei proposte avanzate dai partiti della maggioranza ma anche dalla Lega - ma nella sua doppia veste di premier e segretario Pd, Renzi la cita ogni volta che gli si propone l’argomento della disabilità.

Sulla disabilità c’è da fare di più? Non lo dite a Renzi, «noi siamo quelli che hanno fatto approvare la legge sul Dopo di noi», risponde ad esempio alle Iene, che per mesi l’hanno inseguito per chiedergli di mantenere una promessa fatta sul nomenclatore, l’elenco pubblicato dal Ministero della Salute che stabilisce quali protesi e strumenti, come le carrozzine, debbano essere a carico del servizio sanitario nazionale, forniti gratuitamente alle persone con disabilità gravi.

Il Nomenclatore dovrebbe esser aggiornato ogni tre anni, al massimo, e invece l’ultima versione è del 1999, con Rosy Bindi ministro e ben altre tecnologie a disposizione. Le Iene, per dire, nel loro servizio hanno fatto l’esempio dei puntatori oculari, gli “eye tracking”, che nel 1999 non esistevano e che invece oggi sono uno strumento fondamentale per la comunicazione di chi ha disabilità molto serie, affetto da malattie come la Sla.

Uno strumento costosissimo. Matteo Renzi aveva promesso di risolvere tutto in due mesi, nel 2014, e invece c’ha messo un po’ di più. Però pare che il momento sia arrivato. Il nomenclatore è infatti un allegato (l’allegato 5, dove ci garantisce anche l’“emulatore di mouse con lo sguardo”, appunto) dello “Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea)?, licenziato dal Consiglio dei ministri il 9 novembre 2016. Da due mesi a due anni, insomma, ma adesso il decreto è al vaglio delle commissioni del parlamento.

Il nomenclatore sarà dunque presto un nuovo vanto, anche se «le associazioni, come quelle dei sordi, ci stanno segnalando che alcune tecnologie più recenti restano comunque escluse» ci dice la deputata di Sinistra Italiana Marisa Nicchi, che sta seguendo il dibattito sull’aggiornamento dei Lea.

DDL
Assistenza ai disabili, il 'Dopo di noi' è legge
14/6/2016
Ed è la legge sul Dopo di noi, così, che resta l’argomento più valido, quello che più si presta alla comunicazione. Cosa prevede? Approvata il 16 giugno 2016 dalla Camera, introduce “disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno famigliare”. In sostanza, vengono individuate specifiche tutele per le persone con disabilità quando vengono a mancare i parenti che li hanno seguiti fino a quel momento.

È stato previsto un fondo (90 milioni di euro per il 2016, 38,3 milioni per il 2017 e 56,1 milioni dal 2018) per realizzare «programmi e interventi innovativi di residenzialità» e per assicurare una serie di agevolazioni fiscali: l’esenzione dall’imposta di successione e donazione, e un’accresciuta detrazione (da 530 a 750 euro) per le polizze assicurative - vero pilastro del provvedimento, e motivo per cui il Movimento 5 stelle e la sinistra hanno storto il naso.

È meglio Dopo di noi, poi, che la legge di bilancio. Perché se è vero il Fondo per le non autosufficienze, per il 2017, è stato aumentato di 50 milioni, è vero anche che l’aumento è la metà di quello annunciato, di quello promesso. «Il governo Monti aveva addirittura azzerato quel fondo, quindi noi siamo soddisfatti, mai c'era stata una tale attenzione», ci dice Ileana Argentin, deputata dem disabile. Che deve però poi confermarci anche che pure i fondi stanziati sui Lea, gli 800 milioni, sono insufficienti. «Non basteranno», ci dice Argentin, che conferma così l’allarme lanciato dalle regioni e la versione di Nicchi, che ovviamente accusa il governo di «rischiare di vanificare l'aggiornamento dei nomenclatori, preferendo la politica dei bonus, destinando risorse importanti a provvedimenti come il Bonus nascite, gli 800 euro riconosciuti a ogni neo mamma, nel 2017, a prescindere dal reddito e dalle reali necessità».

Ed è poi sempre Argentin che punta il dito contro il Miur, il ministero della Giannini, colpevole di tener ferma una sua proposta di legge, «depositata già nella scorsa legislatura». «È inspiegabile che il Miur impedisca alla commissione cultura di procedere con l’esame della proposta, non dando il suo parere, visto che la legge non prevede costi», spiega Argentin. Che ha lanciato una petizione su Change.org, per sbloccare la proposta di legge 705, depositata il 9 aprile 2013. Con cui chiede di inserire l’“universal design” nei percorsi di studi, un’educazione nei licei, un vero corso di progettazione senza barriere architettoniche nei corsi di laurea per architetti e ingegneri. E in cui si definiscono le responsabilità penali degli amministratori pubblici che realizzano opere non accessibili o che non adeguano gli edifici e gli spazi pubblici nei tempi previsti, e che oggi nei fatti rispondono solo amministrativamente e perdono (o meglio fanno perdere agli amministrati) alcuni finanziamenti.