Mucci e Catalano, eletti col M5S, dopo vari cambi di casacca si sono accasati coi fedelissimi del Professore. Perché, per non finire nel gruppo Misto, i "civici" devono convincere dei deputati a passare con loro. E le manovre vanno avanti

Se per Benito Mussolini era strategico raggiungere "quota 90" con la sterlina, per quel che resta dei deputati montiani rimasti fedeli a Mario Monti è vitale arrivare a quota 20: il numero dei deputati necessario a evitare lo scioglimento del gruppo parlamentare ("Civici e innovatori" il nuovo nome) e finire nel Misto, condannati all'irrilevanza e con molti meno soldi a disposizione.

Rimasti in 15 e per di più orfani del nome Scelta civica (assegnato da Montecitorio al segretario Enrico Zanetti, che intanto si è fuso coi sodali di Denis Verdini), i seguaci del Professore hanno così iniziato a sondare la disponibilità dei parlamentari senza casacca. E, ironia della sorte, nel giro di un paio di settimane appena hanno trovato soccorso in due deputati eletti proprio sull'onda dell'opposizione alle politiche di Monti: i due ex grillini Mara Mucci e Ivan Catalano.

Ne è passata tuttavia di acqua sotto i ponti dai tempi di "Rigor Montis", soprannome con cui il blog di Grillo si scagliava contro l'ex commissario europeo divenuto premier e poi leader di partito: se il Movimento è cambiato, come rimproverano i transfughi, nemmeno i montiani sono più gli stessi del 2013, verrebbe da dire. E del resto pure i due ex Cinque stelle hanno compiuto varie giravolte prima di essere folgorati dal fascino discreto del loden.

Mucci, ad esempio, dopo aver lasciato il M5S per protesta contro la deriva autoritaria, ha preso la tessera radicale e fondato Alternativa libera, la componente dei fuoriusciti grillini che si è poi fusa con i seguaci di Pippo Civati: un'avventura non proprio fortunata, che ha perso pezzi per strada tra Fratelli d'Italia (Walter Rizzetto) e addirittura l'odiato Partito democratico di Matteo Renzi (Sebastiano Barbanti e Gessica Rostellato, la stessa che a iniziò legislatura si vantò di essersi rifiutata di stringere la mano a Rosy Bindi). Lasciata Alternativa libera e in predicato di passare anche lei al Pd (alla Camera fu vista piangere vicino a Matteo Orfini nei difficili giorni dell'addio al Movimento e dell'elezione di Sergio Mattarella), alla fine per Mucci, di professione consulente informatica, ha prevalso l'amicizia col montano Stefano Quintarelli, uno dei padri del web in Italia: è lui che l'ha convinta a passare coi Civici e innovatori.

Per Catalano si tratta invece di una riapparizione. Il deputato milanese, messo sotto accusa ai tempi del M5S per aver restituito in un semestre solo poche centinaia di euro del suo stipendio, ha un curriculum ancora più complicato: dopo aver lasciato il Movimento ha aderito al Partito liberale italiano. Un amore durato appena sei mesi, seguito dal transito nel gruppo Misto e l'ingresso in Scelta civica. Un anno scarso e poi un nuovo addio e il ritorno nel Misto. Adesso il rimpatrio fra i fedelissimi del Professore. Che in passato ha annoverato per qualche mese tra le sue fila anche un'altra fuoriuscita grillina: Paola Pinna, poi finita pure lei nel Pd renziano.

Adesso ai Civici montiani mancano altri tre deputati per raggiungere l'agognata quota 20. Nel mirino c'è la pattuglia di parlamentari del gruppo Misto non iscritti ad alcuna componente: una riserva di caccia in cui trovare i deputati necessari a tenere alto il vessillo che fu di Mario Monti. Ma anche, più semplicemente, a sopravvivere senza essere condannati alla definitiva irrilevanza.