Con Canal Plus in ritirata dai diritti del calcio e la grande fuga dei giornalisti da I-Télé, rischia di sfumare il sogno del patron di Vivendi

vincent bollore
Il grande sogno: fare di Vivendi ?il portabandiera della cultura europea, quello che riesce a coniugare contenuti e canali. Era questo il progetto ufficializzato da Vincent Bolloré, il gran patron, quando nel 2012, è diventato ?il primo azionista del gruppo. ?Quattro anni dopo, non tutto ?sta andando come sperava.

Al momento il più grande cruccio di Bolloré, che attraverso Vivendi controlla anche Telecom Italia, si chiama Canal Plus: tempi lontanissimi quelli in cui la tv col “più” era sinonimo di pallone ?e film in esclusiva: con l’avvento della qatarina BeIn si è vista rapidamente privare dei diritti del calcio internazionale che erano il suo punto ?di forza, insieme alla maggior parte delle partite di Ligue 1, il campionato francese, e la Champions League.

Era rimasta la Premier League inglese a salvare conti e onore, visto che la Francia ha un vero culto per il football d’oltre Manica. Ma ci ha pensato la compagnia telefonica Sfr del rampante Patrick Drahi a scippargliela, e così non è rimasto molto da offrire agli abbonati di Canal Plus, che hanno cominciato a disdire sempre più numerosi. Quando ?il miliardario bretone ha preso le redini della tivù nella primavera del 2015, gli abbonati erano 6 milioni. Lo scorso ?30 settembre si erano ridotti a 5,38 milioni. In un anno ben 542 mila hanno disdetto l’abbonamento, dei quali ?71 mila solo quest’estate.

Sono state proposte allora nuove offerte un po’ meno costose e più allettanti. Ma la presentazione a metà novembre è passata quasi inosservata, visto che c’era in atto la grana di I-Télé, il canale d’informazione del gruppo. ?La scintilla l’ha provocata l’annuncio dell’arrivo di Jean-Marc Morandini, giornalista-presentatore televisivo che fa pochi proseliti, molta audience ed ?è indagato per corruzione aggravata di minori. La redazione è scesa sul piede di guerra, anche perché domandava ?alla proprietà chiarimenti sul progetto editoriale che riguarda il futuro della tv. È iniziato un lunghissimo sciopero, che ha registrato anche la partenza di tanti volti noti di i-Télé. Al punto che molti telespettatori sono andati a sostenere ?i giornalisti in sciopero.

La reazione della proprietà è stata durissima: la porta era aperta per ?chi voleva andarsene e poteva farlo usufruendo di qualche agevolazione economica. Nessuna trattativa, specie sull’arrivo di Morandini, che Bolloré conosce da anni.

Dopo 31 giorni di sciopero, il più lungo nella storia delle tv private, e l’intervento del governo francese per cercare di trovare una soluzione, il lavoro è ripreso. Unica concessione fatta alla fine: la nomina di un direttore di redazione diverso dal direttore del gruppo. Ma la battaglia lascia strascichi pesanti: 70 giornalisti su 120 se ?ne sono andati o stanno per farlo. ?E l’immagine di Bolloré non ne ?ha guadagnato.

Un altro duro colpo è stato inferto a giugno dall’Autorità francese della Concorrenza che ha rifiutato che Canal Plus diventasse il distributore esclusivo di BeIn. Operazione che sembrava vitale per frenare l’emorragia di soldi e di abbonati. Bolloré ha dovuto incassare ?il no perché non c’erano i presupposti necessari.

Nel grande puzzle di Vivendi c’è da registrare, per quello che riguarda l’Italia, anche il promesso matrimonio con Mediaset finito in tribunale. In attesa di vedere come finirà, questo rovescio ha portato anche al black out di un altro progetto annunciato per ?la fine del 2016: il lancio di un servizio ?di video su richiesta in abbonamento chiamato Watch. Anche in Germania, dov’era partito con il nome di Watchever, è stato chiuso.

Di questi tempi nel bilancio generale ?del gruppo Vivendi, c’è tuttavia anche qualcosa di positivo. Pochi giorni fa è stata presentata in Francia e poi in Italia Studio Plus, la nuova applicazione che permette di vedere miniserie su smartphone e tablet. Investimento di 70 milioni in due anni, con ambizioni di conquista di un mercato che nel mondo è ancora da esplorare ma che promette di essere in espansione.