I fratelli terribili di Hollywood si regalano una pausa di puro divertimento con 'Ave, Cesare' . Una commedia scoppiettante tra noir e burlesque con George Clooney più gigione che mai

Instancabili e polivalenti, Joel & Ethan Coen sono sempre più spesso protagonisti del cinema preferito dal pubblico europeo. Giudici inflessibili all’ultimo festival di Cannes, sceneggiatori per conto terzi di un gioiello come “Il Ponte delle Spie” di Steven Spielberg, i fratelli terribili del cinema hollywoodiano si concedono una pausa di puro divertimento con “Ave, Cesare!”, quarto film della cosiddetta “Quadrilogia dell’Idiota”, che comprende “Fratello, dove sei?”, “Prima ti sposo, poi ti rovino” e “Burn After Reading”. Il film, in uscita negli Usa il 5 febbraio, aprirà l’11 il festival di Berlino e arriverà nei cinema italiani il 10 marzo.
[[ge:rep-locali:espresso:285178568]]
Scoppiettante e kafkiana commedia “screwball” abilmente in bilico tra noir e burlesque, “Ave, Cesare!” in realtà mette in scena una intera galleria di imbecilli. Ad interpretarli, come al solito per i fratelli Coen, ci sono star di prima grandezza, meticolosamente abbigliate da Mary Zophres, che per i Coen ha già lavorato in “Fargo” e “Non è un paese per vecchi”, e fotografate da un altro veterano della squadra, Roger Deakins, che ha firmato la fotografia di molti film dei Coen e - solo per loro - continua a lavorare con la pellicola da 35 millimetri.

Questa irresistibile “comédie humaine”, ambientata nella Hollywood anni ’50 dello studio-system in salsa maccartista, ruota intorno al misterioso rapimento di Baird Whitlock (un George Clooney più gigione che mai), star di “Ave, Cesare!”, orribile peplum in technicolor sulla vita di Cristo filtrata attraverso il punto di vista di un tribuno romano redento, tale Autolochus Antoninus. Questo e anche troppo d’altro è ben noto a chi abbia avuto la ventura di vedere il trailer del film, già in circolazione da vari mesi: un trailer che per attirare gli spettatori fa l’errore di bruciare molte delle migliori trovate del film.

Il rapimento della star è solo una delle mille tegole con cui deve confrontarsi il vero protagonista di “Ave Cesare!”, Eddie Mannix (Josh Brolin), mogul della Capitol Pictures che, per attitudine e stile, sembra uscito dalle pagine di un noir di Raymond Chandler. L’impeccabile Mannix, represso e timorato di Dio, è perennemente alle prese con i vizi, capricci e le promiscuità sessuali delle proprie star, preoccupato di preservarne l’immagine pubblica per non scandalizzare gli standard di moralità dell’epoca.

La scomparsa di Whitlock innesca un comprensibile panico nella stanza dei bottoni: il film, fiore all’occhiello della major, era a un passo dalla fine. Restava da girare un solo cruciale ciak, quello del monologo finale di Autolochus ai piedi della croce del “buon ladrone”. Mannix subito si adopera per ottenere il rilascio della star di “Ave, Cesare!”, ma non riesce a concentrarsi: deve anche fare fronte a molteplici crisi produttive ed esistenziali sui set di mezzo mondo. La notizia trapela, e scatena due petulanti giornaliste gemelle specializzate in gossip (interpretate entrambe da Tilda Swinton), che minacciano di rivelare gli scheletri nell’armadio del rapito: Whitlock infatti aveva ottenuto il suo primo importante ruolo grazie a una storia segreta con il regista del film, Laurence Lorenz (Ralph Fiennes).

Lorenz, nel frattempo, sta dando in escandescenze di fronte alle dubbie capacità recitative di Hobie Doyle (Alden Ehrenreich), atletico attore di western di largo consumo in evidente disagio in una commedia dai dialoghi più complessi. E cosa dire di DeeAnna Moran (Scarlett Johansson), starlette del musical acquatico “Neptune’s Daughter”, che aspetta un figlio da un ammiratore poco raccomandabile e a cui va organizzato al più presto un matrimonio riparatore?

Al suo risveglio in un villino di forma ottagonale accarezzato dalle onde dell’Oceano Pacifico a Malibu, Whitlock scopre di essere ostaggio di un gruppo di sedicenti rivoluzionari di ispirazioni marxiste, in realtà una combriccola di sceneggiatori frustrati. Il riscatto richiesto, 100mila dollari in contanti da consegnarsi in un teatro di posa, sarebbe destinato all’Internazionale Comunista. Ma sarà proprio la fede politica a segnare il fallimento dei rapitori. Abbandonano la villa per andare a omaggiare Burt Gurney (Channing Tatum), interprete di musical votato alla causa comunista, a bordo di un sottomarino russo in missione per Mosca. E lasciano così campo libero all’idiota del villaggio Doyle che riesce a riportare Whitlock a casa sano e salvo ma... comunista.

Basteranno un paio di schiaffoni ben assestati da Mannix per ricondurre a più miti consigli l’ex rapito convertito. Ma è solo una delle mille grane che il produttore doveva risolvere. Le storie iniziano, le storie finiscono, ma il lavoro dell’Eddie Mannix di turno non finisce mai.