Durante un inseguimento con la polizia, il ladruncolo Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) cade nel Tevere, infestato da liquami radioatti, e acquista forza sovrumana. Un novello eroe contemporaneo, con poteri straordinari. Sullo fondo la periferia romana di Tor Bella Monaca

Gabriele Mainetti, trentanove anni, ha un background anomalo ?per il nostro cinema. ?“Lo chiamavano Jeeg Robot”, suo esordio dopo gli ottimi corti “Basette” e “Tiger Boy” (selezionato per le nomination agli Oscar 2012 e vincitore ?del Nastro d’Argento), ?dopo il successo alla Festa ?del Cinema di Roma è arrivato nelle sale, distribuito da Lucky Red.

Girare un film di supereroi nella periferia romana di Tor Bella Monaca sembrava una scommessa folle, invece Mainetti, decidendo di prodursi da solo con un budget di 1,5 milioni di euro, ha fatto centro. Il film narra le disavventure del ladruncolo Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) che, scappando dalla polizia, ?cade in un bidone di liquami radioattivi e acquisisce forza sovrumana.
[[ge:rep-locali:espresso:285195397]]
I poteri ne cambiano le scelte etiche: difende una ragazza maniaca di cartoon giapponesi (l’esordiente Ilenia Pastorelli) e fronteggia la minaccia dello Zingaro (Luca Marinelli).

Ma qual è il segreto per girare un film di supereroi in Italia? «Non potendo competere coi mezzi del cinefumetto americano, abbiamo creato personaggi che, anche in un contesto assurdo, restano plausibili», sorride Mainetti. «Nei film di genere la divisione tra “buoni” e “cattivi” è netta. Qui abbiamo un “cattivo” ?che diventa eroe, mentre ?il vero cattivo fa trasparire molte fragilità».