25 anni fa andava in onda la prima puntata del programma destinato a fare a scuola. Sul divano leopardato Rokko Smitherson recitava le sue poesie e il compagno Antonio si risvegliava dal coma per scoprire che in Italia era nata la Lega. Era il Paese del governo Andreotti, di Ugo Intini, e di Mani Pulite. «Eravamo fuori dal sistema»

Non c'erano i telefonini, non c'era Internet, c'era ancora la lira. Era l'Italia della Guerra del Golfo in diretta e di Tangentopoli in incubazione, del quarto d'ora di celebrità al Maurizio Costanzo Show e della nascita del Pds, il partito democratico della sinistra. L'Italia post-Pantera&Bolognina e degli Ugo Intini e Sabrina Salerno, Giuliano Ferrara e Francesco De Lorenzo, Alba Parietti e Vittorio Sgarbi. E, di lì a poco, anche del settimo governo Andreotti. Il 25 febbraio del 1991 andava in onda senza far rumore, in seconda serata su Rai 3, la prima puntata delle tre stagioni di Avanzi, il programma che ha trasformato il modo di fare satira in tv. Sono passati venticinque anni da allora, ma sembra ieri. Rivisti con gli occhi di oggi i tormentoni, le intuizioni di Avanzi suonano ancora modernissimi. "Il futuro di una volta", come il titolo dell'ultimo romanzo di Serena Dandini, la rivoluzionaria a capo di quel profondo tumulto televisivo insieme al suo manipolo di ragazze.
"L'Espresso ci dedicò addirittura la copertina. Non ci rendemmo conto del successo che stavamo ottenendo. Non ce l'aspettavamo".
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Come nacque Avanzi?
"Come costola de "La Tv delle ragazze" che scrissi, sempre insieme a Valentina Amurri e Linda Brunetta, nel 1988. Eravamo tre donne in erba, tre autrici: già solo questo risultava dirompente. Ci spedirono a Torino: c'era ancora la Rai con i tecnici in grembiule bianco che sembravano medici. E quando Angelo Guglielmi ci scritturò su Rai 3, con Bruno Voglino, capimmo che era scoccato il momento giusto: fino a quel momento tutti i nostri progetti presentati a Rai 1 erano stati puntualmente cestinati. Si creò un polo di apertura mentale, ormai leggendario. Prendemmo coraggio e continuammo con Avanzi, con cui aprimmo anche agli uomini".
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Avanzi, la tv che recuperava scarti, ritagli e frattaglie della tv ufficiale e paludata. Vinse persino un Telegatto.
"Il gioco era quello di mandare sul piccolo schermo tutto quello che normalmente non si vedeva, e che all'epoca era tanto. Su questo paradosso costruimmo il famoso tubo di scarico: immaginavamo di trasmettere dai sotterranei della Rai, da una discarica del servizio pubblico dove venivano scaricati fiumi di videocassette (era il tempo dei Vhs) che noi riciclavamo e mandavamo in onda. Era questa la filosofia di Avanzi, che ci consentiva di giocare su tutti i fronti: dalla satira politica a quella televisiva, o di costume. Dal giornalista andato a male (Pier Francesco Loche), apoteosi di ambiguità giornalistica (al grido di "Truffa truffa ambiguità, truffa truffa ambigui-falsità") al regista "de paura" Rokko Smitherson (vale a dire Corrado Guzzanti) che prima girava i film e dopo scriveva le sceneggiature (l'altro suo personaggio di culto era lo studente terribile Lorenzo ("Maddecheaò"). E poi Antonio (Antonello Fassari), "avanzato" ai vari salottini del dolore, un compagno del Pci appena risvegliatosi da un coma  lungo vent'anni, che ritrovava un mondo molto diverso da quello che aveva lasciato, a parte gli amatissimi Pooh... E io ero costretta a spiegargli ex novo, per esempio, la Lega Nord. Pensa se si risvegliasse oggi, che bel colpo gli prenderebbe. Sarebbe parecchio interessante immaginare un secondo risveglio del compagno Antonio".
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Cosa troverebbe?
"Dai 5 Stelle a tutte le sfumature del PD".

Intorno a te si coagulò una straordinaria generazione di comici e attori satirici: i già citati Antonello Fassari, Locke e Corrado Guzzanti, sua sorella Sabina.
"Imperversava pure l'Avanzi Sound Machine, la band ufficiale. Ospitavamo gruppi musicali a loro volta "avanzati": l'universo delle posse, l'esordiente Giorgia, i Sonic Youth. E poi c'erano Stefano Masciarelli ("rizzi-rizzi-gol" e l'operaio della Fiat che sembra l'avvocato Agnelli), Francesca Reggiani e un semi-esordiente Maurizio Crozza coi Broncoviz (artefici di finte ed esilaranti parodie di pubblicità televisive, come "l'Antica segreteria del corso" al posto di "Antica gelateria del corso" e il ritornello: "Antica segreteria del corso, le stesse mani in pasta dal 1892)". Notevole anche Cinzia Leone che impersonava un'impiegata antesignana del timbro magico del cartellino: lavorava "dalle otto alle otto", era aperto giusto un attimo il suo sportello, tutto stava cogliere l'attimo".

Berlusconi non ancora era sceso in campo, ma si andava disfacendo il vecchio sistema politico. Come reagì, il potere partitocratico terminale di allora, alla vostra trasmissione?
"Vivemmo in diretta questo passaggio fondamentale nella storia del Paese, Mani Pulite, e cercammo di rappresentarlo. Davamo fastidio, anche se poi come avviene nei momenti di crollo di un sistema i politici erano presi da necessità più urgenti... Sì, si inalberavano sia i socialisti che i democristiani: che termini medievali! Ma quel periodo così devastante e devastato ci ha concesso quella libertà che accompagna sempre i crolli degli imperi".

Dopo un lungo sonno, riportaste la satira politica in televisione. Anzi, in quella maniera lì forse non s'era mai vista prima.
"Era una bella fucina, una fattoria di talenti sia autoriali che attoriali. Ed è veramente un peccato che si sia persa questa scuola della tv pubblica, da cui sono emersi attori e autori importanti. L'estinzione si è verificata per tante ragioni, non ultima il ventennio berlusconiano che ha raso al suolo quel poco che era rimasto di satira in tv. In seguito a stento abbiamo continuato a produrre qualcosa. E questa è storia recente. Ma forse passata, speriamo. Tant'è che adesso ho in mente di riprendere quella filosofia di laboratorio tutto "all girls", con un ritorno alle origini. Sto mettendo in piedi un progetto sul talento al femminile che si intitola "Caccia alle streghe".

Poi è arrivato appunto Berlusconi e tu hai proseguito sul solco di Avanzi inventandoti Tunnel (1994), Pippo Chennedy Show (1997), L'ottavo Nano (2000) e Parla con me (2004). La satira televisiva trovò terreno fertile con l'ex Cavaliere.
"E non soltanto con lui. Sabina Guzzanti si reincarnò nel primo Berlusconi in Tunnel, in tempo reale col lancio e la vittoria di Forza Italia alle elezioni (e già che quell'anno entrammo davvero dentro un tunnel). Nello stesso programma, suo fratello Corrado interpretava un Emilio Fede arruolato ed embedded, in brodo di giuggiole per l'ascesa del capo. Poi con Pippo Chennedy è stato il turno di D'Alema rifatto da Sabina e di Prodi e Bertinotti secondo Corrado".

E oggi con Renzi, secondo te, la satira è troppo tiepida o non riesce ancora a mettere bene a fuoco il fenomeno?
"Sai qual è il problema: quando si perdono le botteghe artigianali di autori, che sono state sterminate, o disattese, o tralasciate, la buona satira viene meno. Crozza ha sempre mantenuto intatto il suo gruppo, e i risultati qualitativi si vedono. Lo stesso è accaduto in passato col cinema e gli sceneggiatori. Tutto questo avviene per vari motivi: la noncuranza, la censura, l'ignoranza; il fatto che la Rai sia stata invasa dai partiti e quindi contava di più il referente politico del prodotto; il dilagare di format cotti e mangiati, con la conseguenza che non si investe più sul concetto a medio-lunga scadenza di laboratorio. Bisognerebbe smetterla di rimirare l'ombelico del momento e tornare a guardare su campo lungo, ripartendo dai laboratori".

Come giudichi lo stato di salute della satira contemporanea?  
"Le cose più interessanti si vedono sul web. Come all'epoca Rai 3 era sgusciata via dal sistema perché aveva un basso budget e non veniva considerata importante (e si poté quindi instaurare un'enclave di sperimentazione), così oggi la Rete, zona franca di libertà creativa, supplisce alle carenze della televisione generalista. Penso ai The Pills, ai The Jackals, a Il Terzo Segreto di Satira. Sono nati tutti in Rete. Non a caso".

La  sigla di Avanzi si intitolava "Sopravvoliamo". Un inno di resistenza umana che diventò anche un disco.
"Sì, era cantata dagli Avanzi Sound Machine, prodotti da Lele Marchitelli, che conobbero poi una vita propria. Andarono persino in tournée. Composero anche la famosa "Dio è laico come me", che è di un'attualità sconvolgente se pensi alle unioni civili... A proposito: non mi sono mai vergognata tanto come dopo aver ascoltato la frase di Alfano sull'aver "impedito una rivoluzione contro natura". Mi sono proprio vergognata, e mi auguro che mettano subito mano alla stepchild adoption, che la facciano finita con questo balletto ridicolo che serve solo ad accaparrarsi voti. Ma gli italiani sono più intelligenti di quel che pensano. Non ci cascano più a questi giochetti parlamentari, a queste partite a scacchi sulla pelle delle persone, dei bambini".

Come lo vedresti un nuovo Avanzi nella tv di oggi?
"Una versione 2.0, si potrebbe considerare. Io sono sempre contraria ai revival. Si potrebbe però ripristinare quello spirito, quel tipo di lavoro".

Avanzi era "petaloso"?
"(Ride) Di sicuro grintoso".

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