Attualità
10 luglio, 2025Il settimanale, da venerdì 11 luglio, è disponibile in edicola e in app
La bandiera che non c’è sventola sulla copertina del nuovo numero de L’Espresso: gialla e azzurra, a stelle e strisce, richiama quella degli Usa ma sfoggia la corona dei 27 Paesi dell’Unione europea. “Stati Uniti d’Europa”, è il titolo che rimanda a un lungo focus su una comunità che può, anzi deve trasformare questo momento di crisi globale in una spinta a crescere, a diventare una vera federazione. Lo caldeggia Giacomo Marramao in un intervento dallo spessore filosofico, lo spiega Federica Bianchi in un’inchiesta sul dilemma tra federarsi o scomparire.
Una vera Unione è l’unico antidoto all’irrilevanza, scrive il direttore Emilio Carelli, mentre Carlo Cottarelli invita alla riforma di un sistema decisionale difettoso. Franco Corleone ricostruisce gli ideali che legano la nascita dell’Unione alla reazione agli orrori della Seconda Guerra Mondiale e Maria Latella, a margine del convegno YoungFactor di Milano, invita a credere nelle potenzialità ancora forti del Vecchio Continente. È il sovranismo ad azzoppare il cammino dell’Europa, spiega Eugenio Occorsio, mentre Gloria Riva e Stefano Vergine denunciano lo strapotere dei lobbisti nel Parlamento di Bruxelles.
Le inchieste de L’Espresso partono dalla politica: Susanna Turco e Sergio Rizzo analizzano da due diversi punti di vista il malfunzionamento del Parlamento, intasato da leggi incompiute mentre l’esecutivo governa a colpi di decreti. Agosto si avvicina, e Gianfrancesco Turano fa il punto sull’odissea che aspetta gli italiani che viaggeranno in treno o in autostrada; Enrico Bellavia invece commenta il malaffare che circonda l’industria del turismo in Sicilia. Dopo la sentenza che ha finalmente condannato uno degli autori della strage di Bologna, Paolo Biondani fa notare che ormai sono i parenti delle vittime a mettere in luce le piste investigative più promettenti.
Gabriele Cruciata e Jessica Perra firmano un lungo e articolato focus sulla massoneria, che malgrado gli obblighi di trasparenza continua a nascondere malavitosi e nostalgici della P2. Per quanto riguarda la Sanità, Carlo Buonamico rivela che il calo d’attenzione (e di finanziamenti) intorno all’Aids ha causato un inatteso aumento dei casi, mentre il cardiologo Massimo Romano spiega a Linda Di Benedetto perché trascurare la prevenzione non causa solo sofferenze evitabili ma anche spese pubbliche superflue.
Gli Usa sono in sospeso per il nuovo partito annunciato da Elon Musk: ne scrivono Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni, mentre Marco Montemagno analizza il potere social di un movimento che ancora non esiste e Sebastiano Messina prevede che il patron di Tesla alla fine farà un accordo con Trump, in cambio di favori alle sue aziende. Simone Baglivo racconta una storia dell’orrore di migranti morti ritrovati alle Baleari, Linda Caglioni invece intervista l’antropologa forense che, a trent’anni dall’ultimo genocidio sancito dalla Corte di Giustizia dell’Aja, cerca di dare un nome a tutte le vittime ritrovate nelle fosse comuni a Srebrenica.
Nelle pagine di Economia Raffaele Oriani, che guida la Business School dell’università Luiss, spiega a Carelli le nuove strategie d’insegnamento, che cercano un’alleata nell’Intelligenza artificiale: e mentre una mostra a Parigi e un premio a Roma mettono a fuoco il rapporto tra arte e nuove tecnologie (ne scrive Giulia Luciani), la psichiatra Federica Mormando spiega quanto è importante aiutare i più piccoli a tenersi in equilibrio tra mondo reale e virtuale. Si parla anche del premio Navarro Valls per le aziende che coniugano affari e impegno sociale (di Stefano Maria Paci) e della Alisea, la piccola azienda vicentina che produce una matita supertecnologica, la Perpetua, e ha portato in tribunale la Apple per plagio (di Maurizio Di fazio).
E l’Espresso chiude con la crisi delle librerie raccontata da Paolo di Paolo ed Elvira Seminara e con un intervento di Mattia Insolia che spiega il fascino senza tempo di Superman, tornato nei cinema in questi giorni. Jenny Erpenbeck anticipa il testo che leggerà al Festival internazionale di Roma, Fabiola Pepe rivela i segreti di un catalogatore di reliquie, Francesco Pannofino confida a Marisa Ranieri Panetta perché è innamorato della pietà di Michelangelo.
Infine, tre argomenti su cui meditare o discutere a giornale chiuso: Diletta Bellotti denuncia l’attacco della destra ai teatri, Loredana Lipperini segnala il paradosso delle nuove piazze senza alberi che infestano le soffocanti città italiane, e un lettore avvia un dibattito con Stefania Rossini intorno al tema del rapporto tra musica e guerra partendo da una proposta provocatoria: candidiamo Damiano dei Maneskin al premio Nobel per la Pace.
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