Economia
26 febbraio, 2016

Inchiesta sanità, in carcere a Miami l'uomo delle offshore

Verrà presto estradato Stefano Lorusso, figura centrale negli affari dei leghisti indagati per le tangenti sugli appalti negli ospedali lombardi. È lui che in molti dialoghi intercettati si occupa della gestione del denaro, anche nei paradisi fiscali

L'uomo delle offshore. L'architetto delle complicate strutture societarie che servono a mascherare ogni sorta di traffici. Il consulente con gli agganci giusti in mezzo mondo: da Panama fino a Dubai. Questo in breve è il ritratto di Stefano Lorusso così come esce dalle migliaia di pagine dell'ultima inchiesta giudiziaria sulla sanità in Lombardia. Lorusso è stato fermato dalla polizia americana a Miami, dove risiede da anni, e verrà presto estradato in Italia.

L'uomo d'affari era ricercato dal 16 febbraio scorso, quando su richiesta della procura di Monza sono finiti in carcere il leghista Fabio Rizzi, presidente della Commissione Sanità in Regione, e il suo portaborse Mario Longo. Sono loro, secondo le accuse, i capi di un sistema di corruzione che ha favorito per anni l'imprenditrice Paola Canegrati, anche lei arrestata, asso pigliatutto degli appalti pubblici per i laboratori odontoiatrici in molti ospedali lombardi.

Lorusso, in particolare, è accusato di aver emesso, tramite una società gestita dai figli ventenni, le due fatture per 50 mila euro che sono servite a coprire una mazzetta della Canegrati per Rizzi, amico personale del governatore Roberto Maroni, e per Longo. Ma dagli atti d'indagine, l'affarista di Miami sembra svolgere anche un ruolo centrale in molte delle operazioni progettate dai due leghisti arrestati. Operazioni internazionali, come la costruzione di un ospedale pediatrico in Brasile, che venivano coperte grazie a una rete di società offshore, dal Lussemburgo a Panama, passando per Montecarlo.

Adesso Lorusso sarà chiamato a chiarire il suo ruolo e, se deciderà di collaborare con i pm, potrebbe aprire nuovi importanti filoni d'indagine. Proprio lui, è il sospetto degli investiogatori, sarebbe il depositario della combinazione indispensabile per scardinare le casseforti nei paradisi fiscali dove la cricca dei lumbard potrebbe aver accantonato un vero e proprio tesoro.

È Lorusso a pronunciare la frase che forse ha fatto più scalpore a livello politico. «In quella in Lussemburgo non c'è dentro...Maroni?». Queste sono le parole, che secondo gli atti d'indagine, Lorusso avrebbe detto al telefono con Longo, mentre i due stavano parlando di società offshore. Il governatore Maroni si è dichiarato totalmente estraneo a questi ipotetici affari.

Certo è che Rizzi, Longo e soci si davano un gran da fare per muovere denaro in mezzo mondo e a Miami avevano sempre un punto di riferimento, qualcuno da cui ottenere consigli preziosi. Tipo questo: «Il bello di lavorare in America...è inteso di poter fatturare tutto quello che vuoi fare in nero, poii il nero lo decidi tu se lo vuoi fare». Parole di Lorusso, così come sono riportate nella lunga informativa dei carabinieri.
Stefano Lorusso con il pilota di Formula Uno, Felipe Massa


È ancora lui, l'uomo di Miami, a coinvolgere il pilota di formula uno Felipe Massa, suo amico, come testimonial per l'operazione dell'ospedale pediatrico in Brasile, sponsorizzato da Rizzi con alcuni politici brasiliani. Un'operazione che nei piani dei leghisti avrebe dovuto avere importanti ritorni economici per loro, sotto forma di consulenze in nero. Uno degli strumenti per far circolare il denaro era la More Than Lux, una società di Miami controllata da Lorusso che offre immobili di lusso in affitto, ma nche passaggi su jet privati e organizza serate per ricconi in transito a Miami. A quanto si capisce dalle inercettazioni anche i due leghisti Rizzi e Longo stavano trattando per acquisire una quota della More Than Lux. Tutti insieme appassionatamente, da Miami a Milano, capitale lumbard

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