“Noi non governiamo con Denis Verdini. Poi le vicende giudiziarie sono tutta un’altra cosa”. Il capogruppo dem Ettore Rosato non potrebbe sciorinare meglio l’imbarazzo in cui si ritrova il Pd renziano. La sua più discussa stampella di governo è stata appena condannata in primo grado a due anni per corruzione. La pena, sospesa, è più un problema per il Pd che per l’interessato. E’, per esempio, sufficiente a far gridare l’eureka alla minoranza dem, che di Verdini ha fatto un quotidiano argomento anti-Renzi: “Ora si vede che non evocavamo fantasmi ma rischi reali”, sottolinea Federico Fornaro. Manco a dirlo, i Cinque stelle ballano il tip tap: “Come si dice in inglese ‘ve ne arrestano uno al giorno?’” domanda allegro Beppe Grillo.
Verdini non sarà certo arrestato e anzi verrà prescritto, almeno in questo processo: “Il reato è destinato a prescriversi entro l’estate”, spiegano i suoi legali. E tanto basta a chiarire il senso ultimo delle parole del responsabile Giustizia Pd Ermini: “Nessun favoritismo, nessuno sconto. Se Verdini sarà condannato in via definitiva pagherà, come tutti”.
Ecco: si sa già che, in questo caso, non lo sarà. Piuttosto, c’è da dire che l’interessato un mese fa, a Porta a porta, ha avuto nei confronti della sua situazione giudiziaria un atteggiamento meno aleatorio: “Se sono preoccupato dei cinque processi in cui sono coinvolto? Sono preoccupatissimo, mi hanno piombato le ali”. Ad esempio? “Anche se volessi non potrei andare al governo”. Altro che favoritismi e sconti.
Non che Verdini ci abbia mai tenuto ad entrare al governo, c’è da dire: per un ventennio, fino alla ribalta del Patto del Nazareno, ha lavorato nelle retrovie. L’eminenza grigia, il ragno che tesse la tela, il potente addetto ai lavori non edificanti, come fu quello di sbianchettare le liste del Pdl in pieno dramma da Noemi Letizia. E del resto, giusto a riassumerla per sommi capi tacendo del passato, oltre alla condanna di oggi per la costruzione della scuola Marescialli dei Carabinieri di Firenze, Verdini è altre quattro volte imputato: rinviato a giudizio nel processo alla P3, per associazione a delinquere, abuso d’ufficio, finanziamento illecito; rinviato a giudizio nella gestione del credito cooperativo fiorentino, per bancarotta fraudolenta; rinviato a giudizio per truffa ai danni dello Stato, nella gestione dei fondi per l’editoria; rinviato a giudizio per finanziamento illecito e truffa, nel processo sulla plusvalenza nell’acquisto di un immobile in via della Stamperia a Roma.
Tante ombre, cui fa da pendant una assoluta maestria e leggiadria nel gestire l’attività politica. Nella quale, più che le poltrone o men che meno le idee, brilla la capacità di trasporto. La miglior metafora di se stesso l’ha infatti coniata lui: “Io sono il taxi. Vuoi rimanere al potere? Solo io ti conduco in dieci minuti da Berlusconi a Matteo”, ebbe a dire al termine di una cena, appena costruito il gruppo di Ala. E’ in effetti, l’Ala, il suo capolavoro politico: l’evoluzione, si può dire, dei Responsabili, con i quali nella scorsa legislatura, oltre a salvare il governo Berlusconi strozzando le ambizioni di Fini, creò un genere letterario.
E del resto lui stesso, Verdini, il taxi, si è portato l’estate scorsa in dieci minuti da Silvio a Matteo, per costruire quel sostegno che del premier è l’assicurazione e la dannazione. "Votare altre fiducie? Da qui a fine legislatura non ci tireremo indietro”, assicurò felice Denis, subito dopo aver detto sì in Senato alle unioni civili. “E’ compravendita di carne umana”, tuonò Salvini: “C’è chi affitta uteri e chi affitta parlamentari”. “E’ trasformismo”, protestò Bersani. “E’ un professionista del tradimento”, coniò Italia Unica. “E’ un abbraccio mortale” ha lamentato Cuperlo. “E’ un furbacchione”, ha detto il candidato del Pd a Milano, Sala. Drammatizzazioni.
“Nei partiti si entra e si esce”, sostiene invece Verdini. Pragmatico. Una qualità che, figurarsi, riconosce anche in Renzi. “Siamo franchi, siamo diretti, due tipi alla Monicelli”. Ma sarà coppia di fatto, non matrimonio: “Non è vero che lui mi ama. Ma è una persona che ha questa forza, questa grande determinazione”. Gli ricorda Berlusconi, questo è chiaro. Ma, mentre si diverte a seminare il panico nel Pd, anche con incursioni tipo quella di lasciar supporre che avrebbe partecipato alle primarie, Verdini già pensa ad altro. Per esempio “dare una riordinata a questo centro spezzettato” tra Ncd, Scelta Civica, Tosiani, eccetera: “Crea confusione agli elettori”. Con calma, però “non bisogna anticipare i tempi, è un errore, non verrebbe compreso”. Ma c’è da giurarci che Verdini costruirà un taxi anche per loro. Tra una udienza e l’altra, e senza sconti.