
Le tavole di quel momento storico sorprendono per le interpretazioni barocche dei canoni e la varietà degli stili. Testimoniano che gli iconografi sono sempre stati artisti e non meri esecutori di riproduzioni: la personalità dell'autore e lo spirito dei tempi in cui visse emergono dai tratti immutabili della tradizione. La collezione comprende anche rari dipinti del XIII secolo. E' stata costituita negli anni '90 dal Banco Ambrosiano Veneto ed è adesso di proprietà del gruppo Intesa Sanpaolo
Tra i collezionisti privati italiani, alcuni hanno aperto al pubblico le loro gallerie. Cesare Lisandria, uno dei maggiori esperti e periti di icone, argenti e lacche russi, espone oltre 120 tavole nella sua galleria Antica Rus' a Rivanazzano, in provincia di Pavia. I pezzi più antichi risalgono alla fine del Quattrocento. Lisandria li ha raccolti durante oltre quarant'anni di frequentazione della Russia, della quale si innamorò durante un viaggio fatto da studente e dove da tempo ha casa.
Francesco Bigazzi, giornalista, si è appassionato alle icone quando era a Mosca come corrispondente dell'agenzia Ansa. Ha regalato la sua collezione di circa 200 tavole del periodo che va dal XVIII agli inizi del XX secolo al comune di Peccioli. Sono esposte nel museo a lui intitolato nella cittadina del Pisano. Si tratta soprattutto di icone domestiche, gli spiriti protettori delle famiglie della Russia di un tempo. "Quelle dell'inizio del Novecento sono probabilmente le più rare, perché quasi tutte finirono nei roghi dei bolscevichi", sottolinea Bigazzi. La Rivoluzione d'ottobre, come altri grandi rivolgimenti nella storia, ebbe il suo furore iconoclasta.
Oggi è difficile portar via dalla Russia icone di valore. "Non è più come nei primi anni '90 quando ottenere i permessi era uno scherzo: le procedure sono complesse e i controlli severi. Esportare tavole d'alta epoca ormai è impossibile", spiega Lisandria. Paradossalmente, molti pezzi "emigrati" nei caotici anni dell'immediato dopo-Urss vengono adesso comprati e riportati in patria dai cosiddetti "oligarchi", i nuovi ricchi russi che fino a poco tempo fa preferivano le ville in Sardegna ma "recentemente hanno scoperto la passione per le icone", dice il collezionista italiano. Il mercato più attivo e qualitativamente migliore è quello di Londra. Ma secondo Francesco Bigazzi "anche nei Paesi baltici, soprattutto a Riga, si possono ancora comprare bellissime icone".
L'irrigidimento della normativa e la maggior efficienza di polizia e guardie di frontiera in Russia ha intanto reso la vita difficile ai contrabbandieri. Ma non ne ha stroncato l'attività. "Non si può più infilare un'icona in valigia e sperar di farla franca", racconta una persona informata sul commercio illegale di opere d'arte e che preferisce restare anonima. "Uno finirebbe in galera di corsa".
Ma non ci sono solo gli aeroporti, e le icone normalmente non sono ingombranti. Si possono nascondere. Il traffico continua e arriva anche da noi. "Il fatto è che tuttora si può comprare facilmente nelle chiese e nei monasteri, in Russia: paghi l'icona ai monaci e gli procuri una tavola simile. Ma nuova, appena fatta da qualche specialista. Per i religiosi, basta che la rappresentazione sacra abbia lo stesso soggetto e tutto va bene. E per i fedeli se la tavola è nuova va anche meglio, perché non è annerita e i colori sono belli brillanti. A loro non importa niente del valore materiale".
La storica attitudine del clero ortodosso al business e la docilità dei fedeli russi colpiscono ancora.