L'Ateneo triestino nega il titolo emerito a Giuliano Panza, tra i massimi studiosi al mondo di terremoti. Scontro tra docenti di matematica e geologi. Messaggi di scherno al rettore: promuova i più graditi, non i più bravi

Volevamo che l'università italiana fosse fondata sul merito, i titoli e le pubblicazioni dei suoi professori? Allora non vi dovete perdere il verbale del dipartimento di Matematica e geoscienze dell'Università di Trieste. Sì, proprio Trieste, la nostra città più europea e il suo ateneo ricco di eccellenze.

Il verbale lo pubblichiamo per intero qui sotto per il suo alto valore, almeno come documento da affidare agli antropologi per i loro studi sull'Italia e ai comici alla Maurizio Crozza per i loro spettacoli: perché in appena sei pagine sancisce i nuovi criteri di nomina di un professore nell'era del ministro Stefania Giannini.

Merito, titoli, pubblicazioni? Ma va là, roba vecchia e scomoda da accettare. Ora conta l'amicizia tra colleghi, la cordialità, il quieto vivere. Così ha stabilito a maggioranza il consiglio del dipartimento di Matematica e geoscienze di Trieste nel respingere la proposta di conferire il titolo di professore emerito a Giuliano Panza, 71 anni, uno degli scienziati italiani più famosi nel mondo.

Il professor Panza ha dedicato i quarantasette anni della sua vita scientifica allo studio della fisica della Terra e dei terremoti, fino allo scorso anno ha insegnato proprio all'Università di Trieste, ha coordinato gli scienziati in un gruppo di ricerca dell'International Centre for Theoretical Physics che ha sede sempre a Trieste, è membro di prestigiose accademie internazionali e in Italia dell'Accademia dei Lincei. E ancora nel 2010, Panza è tra i primi quattro autori nel suo campo più citati al mondo.

Con queste premesse il 16 marzo scorso viene convocato il consiglio del dipartimento di Matematica e geoscienze e il presidente Alessandro Fonda, che ne è anche il direttore, chiede ai 49 professori universitari presenti che si esprimano sulla proposta di assegnare a Panza, ora che è in pensione, il titolo di professore emerito. Proposta sostenuta da una petizione tra colleghi e già avvallata dalla commissione dei docenti che ne ha verificato i titoli: «Il professor Panza, con la qualità della sua ricerca scientifica, ha dato lustro al Dipartimento e all'Ateneo», esordisce il professor Fonda. Per l'approvazione è necessario il voto favorevole di almeno due terzi degli aventi diritto. Il presidente invita quindi i colleghi alla discussione. E comincia così una conversazione surreale, riportata per intero dal verbale della riunione.

Il professor Andrea Sgarro, è scritto, esprime un certo disagio avendo l'impressione che, qualunque sarà l'esito del voto, ci saranno dei risvolti negativi: il sì potrebbe portare a una frattura con i geologi, il no sarebbe difficile da spiegare all'esterno del dipartimento. E il professor Sgarro ribadisce il suo voto favorevole, ma con un certo malumore.

Il professor Pierpaolo Omari ricorda che la proposta è stata sottoscritta da quattro ordinari di Fisica e da quattro di Matematica e sostenuta dalle lettere di vari studiosi di prestigio internazionale. Sottolinea anche di essere stato motivato a promuovere la candidatura di Panza sia dalla riconosciuta eccellenza scientifica della persona, sia dagli indubbi vantaggi in termini di prestigio e visibilità che da tale nomina deriverebbero all'Università, al dipartimento e all'area di studio.

Il professor Silvano Sinigoi dice invece di essere fortemente imbarazzato, sottolineando che questa vicenda potrebbe portare zizzania nella geologia triestina. Conclude osservando che la proposta è sicuramente partita da chi non conosce bene la persona e dichiara che in caso di votazione si asterrà.

Il presidente Fonda invita a questo punto il consiglio a discutere su argomenti documentabili, senza divagare su considerazioni personali. Il professor Francesco Princivalle evidenzia il fatto che «scientificamente Panza sicuramente merita la nomina, ma non si può affermare che il suo modo di operare nella comunità geologica sia stato positivo». Insomma, il professor Panza sarà anche bravo ma non ha un carattere amichevole.

Il professor Michele Pipan dichiara allora che uscirà all'atto della votazione, prevedendo che il suo gesto verrà seguito da diversi altri colleghi. Il professor Gian Andrea Pini dice che, visto dall'esterno, il professor Panza è una figura di riferimento, considerato degno della nomina a professore emerito. Ma dichiara che si asterrà, seguendo la maggioranza dei professori all'interno della disciplina, per mantenere buoni rapporti con i colleghi. Una scelta davvero impavida, si fa per dire: Pini aggiunge infatti che non voterà a favore in quanto i colleghi con cui è in più stretto rapporto non sono d'accordo.

Il dottor Angelo De Min rivela di non sapere bene cosa fare, perché «si è trovato di fronte a una proposta confezionata dall'area matematica e questo fatto offende la sua dignità di geologo». Evviva la dignità. La professoressa Maura Ughi ammette che è assurdo pensare che questa sia una lotta tra matematici e geologi. Bisogna guardare al curriculum ed è indubbio che il curriculum del professor Panza sia eccellente. La professoressa invita i geologi e in particolar modo il professor Pipan a spiegare chiaramente i motivi per cui non sono voluti entrare nella commissione di valutazione di Panza. Il professor Pipan si rammarica dicendo che sarebbe stato opportuno iniziare l'iter di questa vicenda facendo un'indagine preliminare sul gradimento dei colleghi del dipartimento. Per quanto riguarda le motivazioni per cui non è favorevole alla nomina, Pipan afferma che risponderà a eventuali domande dopo la votazione.

Il presidente Fonda ricorda che ognuno deve votare in coscienza, senza sentirsi legato al voto altrui. Il professor Eugenio Omodeo informa di essere stato nominato nella commissione per caso e di essersi sentito un po' spiazzato: nessuno di geologia ci aveva voluto mettere la faccia. Il professor Franco Obersnel non capisce perché Pipan dice che parlerà soltanto dopo la votazione. Il presidente ribadisce la sua proposta di voler assegnare il titolo. E chiede all'assemblea come si possa giustificare una eventuale decisione di non conferire il riconoscimento a un collega di così alto valore scientifico.

Il dottor Fabio Romanelli ritiene che una persona vada valutata per i suoi contributi scientifici, non per gli eventuali diverbi con i colleghi. E si dichiara favorevole: «Bisogna ritrovare l'orgoglio di far parte di questa comunità, votando a favore». Allora il professor Pipan risponde a Romanelli dicendo che anche lui è dispiaciuto di trovarsi in questa situazione e che sarebbe stato meglio evitarla.

L'intera Università di Trieste rischia di sprofondare nel ridicolo e il professor Francesco Fabris lancia l'ultimo, accorato appello ai colleghi contrari: «All'esterno del nostro dipartimento non sarebbe comprensibile la mancata attribuzione del titolo di professore emerito a un docente con un numero così alto di riconoscimenti nazionali e internazionali. Se viene accusato da alcuni colleghi di aver portato disagio e inimicizie all'interno della comunità dei geologi, noi dobbiamo evitare che questi disagi e queste inimicizie possano portare ulteriore nocumento al dipartimento... Noi dobbiamo mostrare signorilità dimenticando i vecchi attriti e votando compatti».

Al momento di votare, nessuno è contrario. Ma in nove escono dalla sala. Altri dieci si astengono. Diciannove professori su quarantanove provocano così la bocciatura di Panza. Il presidente Fonda dichiara che, non avendo raggiunto i due terzi dei voti favorevoli, la proposta di conferimento del titolo di professore emerito non è stata approvata. Sono le tre e mezzo del pomeriggio. Il presidente, è sempre scritto nel verbale, si augura anche che nessun professore si sia sentito offeso. Nessun pensiero di riguardo viene invece rivolto agli studenti. Tanto meno ai contribuenti italiani le cui tasse hanno permesso il pagamento dell'ora e un quarto di lavoro dei quarantanove membri del consiglio.

Così funziona l'Università. Al rettore di Trieste, Maurizio Fermeglia, stanno già arrivando i primi messaggi di scherno. «Cos'è questa brutta abitudine, che per essere nominato professore uno debba studiare e dimostrarsi bravo?» chiede con ironia la lettera di Paolo Rugarli, ingegnere strutturista: «Si stabiliscano in futuro opportune convenzioni e magari assensi incrociati, così da nominare alle cattedre solo i più adatti secondo la maggioranza: i più graditi, non i più bravi». Certo, l'idea che ci si fa leggendo il verbale è soltanto una: se il professor Giuliano Panza avesse un carattere da leccapiedi, oggi probabilmente sarebbe professore emerito. La conclusione però è un'altra. Ed è agghiacciante: se perfino uno scienziato con un curriculum così quotato viene trattato in questo modo, cosa può accadere a uno studente, un ricercatore, un cittadino qualunque? Non sarà un caso che soltanto il 7,4 per cento degli studenti europei del programma Erasmus sceglie l'Italia. Ministro Giannini, se esiste, batta un colpo.

LEGGI ANCHE

L'edicola

25 aprile ora e sempre - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 18 aprile, è disponibile in edicola e in app