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Cultura
maggio, 2016

Non abbiate paura dello scienziato rock

Studiosi e divulgatori diventano star della tv e del web. Qualcuno storce il naso. Ma il fenomeno è positivo

Quando i bambini guarderanno i grandi scienziati come guardano i grandi cantanti e attori, la civiltà passerà al livello successivo», dice il fisico statunitense Brian Greene, sostenendo così che l’umanità avrebbe bisogno di un seguito per gli scienziati simile a quello delle rockstar e dei divi del cinema.

Non sempre però la grande popolarità è commisurata ai reali meriti. E il “genomicista” Neil Hall ha scatenato un putiferio ideando il cosiddetto “Kardashian Index” o K-index, che richiama nel nome l’H-index, parametro che quantifica il lavoro degli scienziati prendendo in considerazione il numero delle pubblicazioni e delle citazioni dei loro lavori scientifici. Il K-index mette invece in relazione il numero di follower su Twitter degli scienziati con quello delle citazioni dei loro lavori scientifici. Questo indice prende il nome dalla celebrità americana Kim Kardashian che, pur non avendo meriti riconoscibili, conta oltre 42 milioni di follower su Twitter. L’indice K è quindi una misura di discrepanza tra la fama social di uno scienziato e i suoi meriti reali. Le polemiche generate da questa provocazione sono arrivate fin sulle prestigiose riviste “Genome Biology” e “Science”. Su quest’ultima è stata anche pubblicata la classifica dei 50 scienziati più seguiti su Twitter: ai primi due posti risultano l’astrofisico Neil deGrasse Tyson e il fisico Brian Cox.
Brian Greene meets his namesake, Dolomites briangreenei (Credit: World Science Festival Brisbane)

Su questa linea di “scienza e popolarità” è di questi giorni la notizia della ressa a Torino per ascoltare Piero Angela, non uno scienziato ma un grande comunicatore della scienza, protagonista di un appuntamento dedicato alla macchina del cervello.

C’è un grande interesse in questo periodo per la scienza e una richiesta sempre più matura e consapevole da parte del pubblico di avere informazioni e dati, come testimoniato dalle tante trasmissioni tv, pagine sui giornali e festival della scienza. E sta agli scienziati cogliere il momento per portare avanti con forza le battaglie in difesa della scienza e della ricerca scientifica, sempre un po’ calpestata.

In Italia ai primi posti per fama (più che meritata) ci sarebbe Edoardo Boncinelli: fisico, biologo, genetista, divulgatore, grecista per passione e non poeta. Boncinelli ha la capacità di comunicare la scienza portandola a un pubblico vasto e variegato, con parole semplici ma accurate. Lo fa attraverso l’attività giornalistica e i libri, ma anche con Facebook e Twitter. Con straordinaria umiltà, Boncinelli si è interrogato inoltre sulla vita e sulla sua origine, da sempre al centro di dibattiti più o meno articolati. Un vero e completo “uomo di scienza”, portatore di un pensiero forte sul tema, in grado anche di accoppiare alla scienza la poesia.

È così che Boncinelli riscontra successo dovunque vada, non solo in tv ma anche negli incontri a cui viene invitato dalle scuole alle università, fino ai festival. In lui vediamo la rockstar italiana della scienza, come testimoniato dal Boncinelli Fan Club nato su Facebook, come si usa fare con le vere rockstar.

Già: la scienza sta diventando uno dei nuovi trend dei social network, specie Facebook e soprattutto con la funzione Live, con un boom di appassionati che seguono argomenti scientifici. Recentemente l’astronauta e medico Scott Parazynski ha raccolto circa 225 mila visualizzazioni trattando gli effetti dei viaggi spaziali sul corpo umano.

E via allora con la scienza sui social. Potrà far storcere il naso a molti scienziati, ma che male c’è a utilizzare questi strumenti per diffondere la cultura scientifica e comunicare direttamente con tutti, specie con i più giovani?

Maurizio Bifulco è presidente facoltà Farmacia ?e Medicina Università di Salerno

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