Allerta e paura nella comunità LGBT italiana dopo la tragedia americana. Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia: "E' il nostro 11 settembre". Franco Grillini: “L'impegno che tutta la comunità deve prendersi è quello di dimostrare agli assassini che noi non abbiamo paura di essere orgogliosi”. Secci, portavoce del Roma Pride: "Non abbiamo alcuna tutela"

“Potevo essere io uno di quei ragazzi di Orlando, anzi: sono io”. Valerio, giovane attivista LGBT, parla mentre stringe tra le mani una delle tante candele che illuminano la Gay Street di Roma, di fronte al Colosseo, per esprimere vicinanza alle vittime della strage in Florida, dove un killer ha ucciso 50 persone e ne ha ferite 53. La notizia della tragedia che arriva da oltre oceano porta nei sonni della comunità LGBT italiana qualsiasi incubo. Il peggior massacro della storia americana: “Il nostro undici settembre” lo battezza Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia.

«Siamo abituati a tutto, dalla violenza verbale a quella fisica. Se dovesse accadere qualcosa del genere anche qui in Italia non mi sorprenderebbe», dice Marco. C’è un sentimento di allerta e di paura tra la comunità in lutto. Decine di uomini e donne, giovani e meno giovani, si sono riuniti di notte per commemorare “i nostri morti”.
 
Usa
Orlando, strage nel locale gay. Si riaccende la polemica sulle armi
13/6/2016

“L’Italia è ancora più a rischio. Siamo usciti dal buio solo ieri grazie ad una legge monca sulle unioni civili. Ma chi ci tutela?”, si chiede Alice. “Ho sentito solo violenza su di me negli ultimi mesi in Parlamento, non mi sorprenderebbe se un pazzo si armasse e venisse qui per ammazzarmi”. Il riferimento che molti fanno durante la fiaccolata è a Mario Adinolfi, il più grande oppositore della comunità LGBT che solo pochi giorni fa commentava così la legge Cirinnà sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso: “Davanti al farsi legge dei non-sense, bisognerebbe prendere i fucili”.
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Lo stesso Adinolfi ha espresso solidarietà alla comunità per i fatti di Orlando, rispedita al mittente dal Mancuso: "La solidarietà di Adinolfi non la vogliamo".
 
Tra i giovani riuniti nella Gay Street c'è anche Charles: un ragazzo originario di St. Petersburg in Florida che vive a Roma da sette anni e conosce bene quel locale di Orlando, il Pulse. Non sa ancora se un suo amico che era in quel locale durante la strage sia vivo: "Ho cercato di mettermi in contatto con lui.  So che era lì. Ho cercato di chiamarlo, contattarlo sui social ma niente. Non ci riesco, non ci riesce nessuno. Spero sia solo ferito”. Ha paura camminando per le strade di Roma? “C’è una politica delle armi differente nel vostro Paese. Ma sono stato aggredito anni fa proprio qua vicino mentre stavo con il mio ragazzo. No, non sono tranquillo”.
 
Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle riforme, nell'esprimere solidarietà ha invitato a “riprendere in mano la legge contro l’omofobia e la transfobia” ma la comunità LGBT non è d’accordo: “Una legge non basta - dice Sebastiano Secci portavoce del Roma Pride - serve ma non basta. Non abbiamo tutela alcuna. La legge Scalfarotto peraltro giace in Senato ed è una pessima legge a causa di un emendamento che è un salvacondotto per omofobi e fascisti. Serve cultura e rispetto”.
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Per decenni i gay bar hanno avuto la funzione non solo di svago ma di ritrovo, sono stati il cuore della comunità in tutto il mondo. Sono – o forse lo erano fino a domenica pomeriggio – l’ultimo posto “sicuro” per la comunità LGBT. Il massacro di Orlando non solo ha spezzato 50 vite, ma anche strappato alla comunità un simbolo.
 
Fu proprio da un gay bar che partì quella rivoluzione arcobaleno che la comunità LGBT. celebra ogni anno con i Pride. “Non mi sento sicuro e non so se quest’estate frequenterò la gay street come in passato” confessa Alberto. Durante il minuto di silenzio per le vittime qualcuno scoppia a piangere, una ragazza americana giunta a Roma da poche ore chiede: “che è successo?”, le raccontano del Pulse, di quei cinquanta ragazzi e scoppia anche lei in un pianto. Non c’è più la solita allegria post-Pride per le strade di Roma, solo un profondo cordoglio.
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“Da oggi la stagione dei Pride 2016 dovrà necessariamente fare i conti misure di sicurezza che saranno certamente maggiori” dichiara Franco Grillini, storico fondatore di Arcigay nazionale,“L'impegno che tutta la comunità deve prendersi è quello di dimostrare agli assassini che noi non abbiamo paura di essere orgogliosi”