I partiti personali di Berlusconi e Renzi in difficoltà. Mentre 5Stelle sceglie il modello opposto

Nulla collega direttamente la malattia che ha colpito Berlusconi e il colpo politico che ha subito Renzi al primo turno delle elezioni. Cosa ha a che vedere il crollo fisico del vecchio capo di Forza Italia con il campanello d’allarme che è suonato per un leader ancora saldamente in sella come il Presidente del Consiglio? Niente che riguardi le loro persone, troppo diverse per qualsiasi paragone. Semmai qualcosa che riguarda quello che da tempo Mauro Calise ha denominato “partito personale”. È sembrata questa la vera novità del ventennio, non solo in Italia. E una novità vincente. Scomparsi, o quasi, dalla scena i partiti tradizionali, guidati da un’oligarchia capace di controllare, e anche condizionare, il segretario, questi ha sempre più vestito i panni del Capo. All’origine di tale passaggio vi è l’affermazione, intravista da Weber, del potere carismatico, concentrato nella persona del leader. La prevalenza del corpo naturale su quello istituzionale, per riprendere il binomio elaborato ?da Ernst Kantorowicz nella teoria dei “due corpi del re”. Dopo che per tutto ?il Novecento il potere si è presentato sempre più come il luogo impersonale della legittimità istituzionale, ?la parabola si è invertita. Da allora ?la personalizzazione della politica ?è apparsa un processo inarrestabile capace di mandare in soffitta anche ?il più orgoglioso dei partiti-ditta.

Improvvisamente, però, questa dinamica rischia di indebolirsi, come il corpo mortale di chi la incarna. Il tracollo fisico di Berlusconi ne costituisce la figura più eloquente. Ma anche il rapido incrinarsi dell’immagine di Renzi illumina una improvvisa fragilità. Non sua, ma del modello personale che ha finora rappresentato. Improvvisamente il Pdr, ?il partito di Renzi, si riconosce esposto a un passaggio non previsto che getta non poche ombre sulla possibilità del successo della sua strategia. Non parlo solo del referendum di ottobre. Ma del ballottaggio finale dell’italicum. Secondo molti osservatori, se il Pd dovesse scontrarsi non con il centro-destra, ammesso che esista ancora, ma con i 5Stelle, la vittoria sarebbe tutt’altro che certa. Il partito personale di Renzi potrebbe trovarsi ?in forte difficoltà con un movimento che, guarda caso, ha percorso una traiettoria inversa a quella del Pd, passando da “partito personale” di Grillo a movimento impersonale - guidato non da un capo indiscusso, ma da un gruppo costituito da cinque-sei, forse dieci, dirigenti di forza paragonabile. Naturalmente anche essi, al momento delle elezioni politiche, dovranno scegliere un leader. Ma dubito che questi vestirà ?i panni del capo assoluto, volto ?a eliminare ogni altro comprimario. Esattamente quel che hanno fatto sia Berlusconi, lasciando un partito allo sbando per mancanza di ogni credibile erede, sia Renzi, circondato da ?un “giglio magico” privo di qualsiasi personalità in grado di subentrargli ?in caso di sconfitta. A volte, a dispetto degli analisti, la storia, velocemente accantonata, si prende le sue rivincite.

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Roberto Esposito