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30 giugno, 2016

Soldi in Lussemburgo, ecco i nomi

Lussemburgo
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Centinaia di milioni nascosti nel Granducato. Grazie a un broker con decine di clienti. La procura di Milano indaga sul ruolo di Banca Intesa. E poi archivia. Ma ora la Cassazione può riaprire il caso

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Centinaia di milioni di euro decollati dall'Italia per rimbalzare fino in Lussemburgo, via Svizzera, Montecarlo e i paradisi offshore dei Caraibi. E un lungo elenco di imprenditori e professionisti che hanno scelto un rifugio offshore per il loro denaro. Un'inchiesta dell'Espresso, in edicola da venerdì 1 luglio, racconta una nuova storia di straordinaria evasione fiscale. E svela il ruolo giocato da due grandi banche come Intesa e Ubi.

Tra i protagonisti della vicenda troviamo nomi già noti alle cronache come il gruppo guidato da Giuseppe Pasini, l'immobiliarista milanese coinvolto e poi assolto sei mesi fa in primo grado nel processo per le tangenti del cosiddetto “sistema Sesto”. E poi Marco Marenco, imprenditore arrestato un anno fa per un crac da 3,5 miliardi e titolare, tra l'altro, della Borsalino, il famoso marchio dei cappelli.

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Nella lista compare anche l'azienda meccanica friulana Brovedani con il patron Benito Zollia, le acciaierie Valbruna della famiglia Amenduni, la Laworwash un tempo quotata in Borsa, la Electa Financial Engineering di Simone Strocchi, vice presidente del gruppo vitivinicolo Italian Wine Brands. Nelle carte giudiziarie vengono citati anche gli imprenditori di Potenza Giuseppe e Pasquale Di Leo con la loro Astor Immobiliare, insieme a numerosi altri nominativi che saranno pubblicati nel numero de l'Espresso. Professionisti e imprenditori erano tutti clienti del broker Alessandro Jelmoni, arrestato a maggio del 2012 e fino ad allora attivissimo in Lussemburgo.

Quattro anni fa, una lite tra gli eredi del gruppo piemontese Giacomini ha portato allo scoperto gli ingranaggi del sistema. La procura di Verbania e poi quella di Milano hanno raccolto e analizzato migliaia di documenti che disegnano i contorni di quella che appare come una gigantesca frode fiscale. Si è così scoperto, per esempio,  che all'occorrenza Intesa inviava propri dirigenti ad amministrare le società lussemburghesi da cui transitavano i flussi di denaro sospetti. Nelle carte della procura di Milano compare anche il nome del banchiere Giuseppe Castagna, all'epoca dei fatti in forza a Intesa, da poco promosso amministratore delegato del nuovo grande gruppo che nascerà dalla fusione tra Popolare Milano e Banco Popolare.

Il processo contro Jelmoni e i suoi principali collaboratori (Nerina Cucchiaro, Mario Iacopini e altri) è iniziato ai primi di giugno. Nel 2012 i pm Baggio e Civardi avevano iscritto nel registro degli indagati anche Intesa e la sua controllata in Lussemburgo, la Société Européenne de banque (Seb), insieme all'amministratore delegato di quest'ultima, Marco Bus, e a Castagna.

A ottobre dell'anno scorso, i due pubblici ministeri hanno però chiesto e ottenuto l'archiviazione del filone d'inchiesta che riguarda Intesa, Seb e i due manager, Bus e Castagna. Adesso però la vicenda potrebbe riaprirsi. Il prossimo 12 luglio la Cassazione sarà chiamata a decidere sul ricorso presentato dai legali del gruppo Giacomini contro l'archiviazione del manager Bus.

L'inchiesta integrale sull'Espresso in edicola venerdì 1 luglio e online su Espresso+

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