Alessandro Dalvit, istruttore internazionale: “Ho sperato di salvare il bambino di otto mesi”. La disorganizzazione delle prime ore: “Si è rischiato di passare due volte sulle stesse macerie”
«In Italia non c’è ancora la consapevolezza di quanto sia importante una elevata preparazione dei cani da ricerca e dei loro istruttori». Alessandro Dalvit è un istruttore internazionale (ce ne sono solo due in Italia) e la sua Mattley, un labrador retriever dal pelo nero lucente, è campionessa italiana e medaglia di bronzo ai campionati mondiali cani da ricerca. Ad Accumoli, loro, c’erano. Eppure ad Accumuli, ad Amatrice e a Pescara del Tronto qualcosa non ha funzionato nella macchina nei primi soccorsi. Per salvare una vita è una lotta contro il tempo, ma nella sala operativa non c’erano le segnalazioni dove i cani erano passati, con il rischio concreto di ritornare sulle stesse macerie. Bastava una mappa e barrare le zone dove i cani erano già passati. Dalvit è cauto, non vuole fare polemiche, ma quando si opera per salvare vite «ci vuole preparazione fisica, si cammina su macerie senza sicurezza e occorre fidarsi dell’istinto per capire al volo se quel muro rimane in piedi, se il solaio regge e non finirci sotto».
Dalvit si commuove pensando a un bimbo di otto mesi: «L’ho trovato, l’ho preso in braccio e di corsa sono andato all’autoambulanza. Il dottore ha sentito il polso: il cuore aveva cessato di battere, era morto». L’aveva trovato nella sua culla, accanto ai genitori, morti abbracciati, e al fratellino di otto anni. Mattley li aveva individuati subito, già la mattina del terremoto. Ad Accumoli le strade erano sbarrate, il ponte crollato, gli escavatori non potevano intervenire. Si scavava con le mani, si spostava pietra dopo pietra. Un lavoro immane.
Alessandro Dalvit e Mattley, il labrador di sei anni e mezzo, fanno parte della Scuola provinciale cani da ricerca e catastrofe di Trento, che ha fatto scuola a tutti: è la prima nata in Italia, vengono anche dall’estero per imparare a come recuperare le persone disperse o finite sotto le macerie.
La mattina del 24 agosto la chiamata sul cellulare arriva alle 5.40. Alessandro sale in macchina, il tempo di prendere Mattley e caricare lo zaino di sopravvivenza, che garantisce autonomia a entrambi per 48 ore. Poi la corsa al Nucleo elicotteri dell’aeroporto trentino. Alle 7.05 sono già in volo, ai comandi c’è Piergiorgio Rosati, uno che si è fatto quasi tutti i terremoti, non solo italiani: era in Nepal il giorno del sisma ai comandi di un elicottero militare. Alessandro Dalvit, invece, era stato all’Aquila e in Emilia. Mentre sono in volo arriva la comunicazione della destinazione: Accumoli. Iniziano le ricerche. In tutto il giorno il cane beve solo un po’ d’acqua, mentre Alessandro mangia un panino senza neanche togliersi i guanti. «Si sentiva l’odore dei cadaveri anche senza vederli», ricorda l’istruttore. Non ha funzionato neanche la divisione dei compiti. I cani da soccorso e il suo conduttore dovrebbero solo individuare le persone e segnalare con una V, se ci sono persone vive, e con A, se sono morti. Poi dovrebbero pensarci i cosiddetti estrattori, cioè vigili del fuoco e personale sanitario, a recuperare le persone. Ad Accumoli, il primo giorno, l’organizzazione è saltata, con le unità cinofile che recuperavano anche i corpi. «Poi - prosegue Alessandro - siamo ripartiti in direzione di Amatrice, ma a Scaletta la gente ci ha fermato per chiederci di aiutarli, erano disperati». E via con altre ricerche. In due giorni le due unità cinofile giunte dal Trentino hanno portato alla luce 17 corpi.
Alessandro Dalvit, 41 anni, è direttore tecnico della Scuola cani da soccorso e catastrofe della Provincia autonoma di Trento: istruisce gli istruttori. Come istruttore internazionale potrebbero chiamarlo in ogni parte del mondo in caso di catastrofe. Per il suo cane ha scelto il nome Matlley, quello che grida “medaglia, medaglia” nel cartoons di Hanna-Barbera, perché era il suo personaggio preferito. Una medaglia la passerà a Maverick, l’altro suo cane da soccorso. “Un talentuoso”, lo definisce, di tre anni, che si è aggiudicato il quarto posto nel campionato del mondo cani da ricerca in caso di terremoto. Entrambi i cani hanno il massimo riconoscimento mondiale, il Mrt, mission readiness test. Ebbene nel mondo vi sono solo 60 cani con questa certificazione, cinque in Italia e due vivono in simbiosi con Alessandro Dalvit e la sua famiglia.